Santa Cecilia. Santa

dipinto,

Il dipinto è stato rintelato e il telaio sostituito in epoca recente. La cornice in legno intagliato e dorato, con profilo interno a frutti e foglie ed esterno a boccioli e foglie alternate, è stata ridotta per adattarla alle dimensioni del dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Guido Reni
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo del Territorio Biellese
  • LOCALIZZAZIONE Convento di S. Sebastiano (ex)
  • INDIRIZZO Via Quintino Sella 54/b - Biella, Biella (BI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come le altre opere della collezione Masserano il dipinto fu alloggiato nei locali dell'Istituto Professionale "Q. Sella" di Biella prima dell'aprile del 1921 e quindi presso il Museo Civico fra il 1939 e il 1942. In un elenco dei dipinti provenienti dalla collezione Poma-Masserano redatto dall'avvocato Ettore Pistono nel 1942 l'opera viene citata al n. 19, con attribuzione a Guido Reni e considerata di valore medio-basso, con una valutazione di 1.500 lire compresa la "cornice dorata". Nel 1954 D. Amellone registra già un aggiustamento attributivo in direzione piemontese, con una precisazione ("forse del Beaumont"), probabilmente desunta da un parere di Noemi Gabrielli. Nel 1981 un intervento di G. C. Sciolla, che considera il quadro opera di "Maestro emiliano del sec. XVII", segna un deciso e fuorviante passo indietro. Per ricostruire un quadro di riferimento affidabile per il nostro dipinto è innanzitutto necessario ricollegarlo a Corrado Giaquinto (Molfetta/BA 1703 - Napoli 1766). La tela del Museo di Biella è infatti copia di un quadro passato il 19 marzo 1982 a un'asta Christie's di Londra (cat. n, 47) con attribuzione a G. C. Saraceni, ma in seguito correttamente restituito a Giaquinto e datato agli anni Quaranta del Settecento (Corrado Giaquinto (1703-1766), Molfetta 1985, pp. 67-68). Che di copia si tratti non è dubbio, essendo identiche anche le note leggibili sullo spartito che l'angelo regge nella penombra in secondo piano. A un confronto ravvicinato tra le due opere la tela di Biella si distingue per una stesura più disegnata, meno soffusa, e per un chiaroscuro dai tagli più netti: caratteri insiti certamente all'esercizio stesso della copia, ma che contemporaneamente suggeriscono una diversa cultura figurativa. Che tale cultura sia da ricercare in Piemonte, come aveva supposto la Gabrielli, e nell'ambito di Beaumont appare molto probabile. Giaquinto fu infatti a lungo a Torino tra il 1733 e il 1737 e nella capitale sabauda inviò nel 1741 la "Immacolata" per la chiesa del Carmine, dipinto che appare già strettamente affine alla "Santa Cecilia" Chriestie's. Agli inizi degli anni Quaranta, quando in questa stessa città era attivo per i duchi anche il napoletano Francesco De Mura, la cui contrastata definizione chiaroscurale non lasciò certo indifferente Beaumont, questo era impegnato a evolvere in senso drammatico il proprio linguaggio. Che Giaquinto potesse essere consigliato da Beaumont ai suoi allievi come modello cui guardare appare perfettamente plausibile. Quella che dovrà in futuro essere eventualmente accertata per avvalorare questa ipotesi è l'originaria appartenenza torinese della "Santa Cecilia" Chriestie's. La cornice, di fatttura piemontese, è databile al secolo XVII (cfr. La cornice italiana, 1992, pp. 208-209)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100454380
  • NUMERO D'INVENTARIO 43
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Biella
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2023
  • ISCRIZIONI retro della cornice - R.ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE "Q. SELLA" - BIELLA - a impressione -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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