Profeta Geremia. Santo
dipinto,
Petrini Giuseppe Antonio (1677/ 1759 Ca)
1677/ 1759 ca
Il dipinto ha subito un rintelo relativamente recente. La cornice in legno scolpito e dorato, antica, è stata riadattata con una riduzione delle dimensioni
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Petrini Giuseppe Antonio (1677/ 1759 Ca)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo del Territorio Biellese
- LOCALIZZAZIONE Convento di S. Sebastiano (ex)
- INDIRIZZO Via Quintino Sella 54/b - Biella, Biella (BI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella scheda inventariale del Museo redatta nel 1980, il dipinto viene considerato come appartenente alla collezione Poma Masserano, ma non è riconoscibile nell' elenco delle opere della raccolta redatto dall'avvocato Ettore Pistono nel 1942. Eventuali timbri o iscrizioni sono stati occultati con il rintelo; quelli ancora visibili sono presenti sulla cornice, che però probabilmente apparteneva in origine ad altro quadro. Nell'Inventario per generi del 1980 non figura invece tra le opere della collezione Poma Masserano, ma fra quelle di proprietà antica. Incerta anche la paternità del soggetto, che nessun elemento autorizza a identificare nel profeta Geremia, e dell'attribuzione precedente ad artista valsesiano. Quest'ultima ha comunque il merito di aver suggerito le prime coordinate cronologiche e di aver avvicinato l'area geografica di provenienza. La corretta attribuzione del quadro a Giuseppe Antonio Petrini si deve a Mauro Natale, che nel 1976 ne propone anche una collocazione agli anni della maturità dell'artista (1740-60), evocando un confronto con il San Luca del Kunsthaus di Zurigo (Lettera al direttore del Museo di Biella). La datazione verrà precisata più tardi dallo stesso M. Natale in anni posteriori al 1750, quando Petrini inaugura "una nuova fase", caratterizzata da "esasperazioni cromatiche", e che verosimilmente coincide "con la frequentazione diretta della pittura veneziana, veduta in laguna e praticata a Bergamo (...), a Milano (...) e nella diocesi lariana" (M. Natale, 1985, p. 96). In effetti la tipica e severa fisionomia di questo personaggio maschile, delineata con penellate e colori decisi, si inserisce con sicurezza nel catalogo del pittore ticinese. I confronti possono essere estesi al San Giuseppe della collezione Pedotti-Polar di Bergonzona (L. Damiani, scheda 58, in "Giuseppe Antonio Petrini", 1991, pp. 220-221), in cui esplicito è l'abbandono del chiaroscuro di derivazione seicentesca e l'accoglimento di tonalità chiare, di gusto rococò, o agli Evangelisti della Pinacoteca Zust di Rancate (D. Caverzasio, schede 69 e 70, in "Giuseppe Antonio Petrini", 1991, pp. 242-245), databili con sicurezza al 1751. Tipico di questo secondo periodo di attività di Petrini è anche l'impianto largo e compatto delle pieghe del manto e dello sfondo, richiamato in un recente contributo da M. Natale, il quale ha evidenziato il "richiamo alla chiarezza del dettato" e la "progressiva semplificazione formale" che contraddistinguono anche la tela biellese. In assenza di dati certi sulla provenienza del dipinto, non può tuttavia essere essere esclusa una originaria pertinenza piemontese. Petrini fu infatti a lungo e più volte attivo in Piemonte, dove, a Torino, si formò nell'incisivo contatto con le opere di Andrea Pozzo, Solimena e Bartolomeo Guidobono, e dove lasciò nel 1743 l'Ascensione della Vergine della chiesa di san Maurizio di Pinerolo
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100454379
- NUMERO D'INVENTARIO 42
- ENTE SCHEDATORE Comune di Biella
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2023
- ISCRIZIONI retro della cornice - R.ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE "Q. SELLA" - BIELLA - a impressione -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0