Guardiani reali giapponesi. tazzina con piattino
tazza,
La tesa del piattino e i fianchi della tazzina (più simile ad una coppetta perché priva di ansa) sono caratterizzati da leggere scanalature all'interno e sfaccettature all'esterno
- OGGETTO tazza
- AMBITO CULTURALE Ambito Cantonese
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Manifattura Di Makuzu Kozan Di Yokohama
- LOCALIZZAZIONE Chiostro di San Sebastiano
- INDIRIZZO Chiostro di San Sebastiano - Via Quintino Sella, 54/b - Biella, Biella (BI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Dai documenti conservati in archivio si è ricavato che la collezione di vetri e ceramiche è stata messa insieme da Maria Poma nata a Biella il 30/4/1875 da Giuseppe Poma, collezionista, ed Ernestina Pozzo e sposa di Enrico Guagno il 26/5/1990. Alla morte di Maria Poma, avvenuta nel 1953, il marito donò questa collezione al Museo in memoria di lei. I vetri e le ceramiche però trovarono una sistemazione soltanto alla fine del 1958 quando terminarono i lavori di trasformazione del vecchio archivio in sala espositiva per accogliere sia la collezione di Maria Poma sia i quadri di Enrico Guagno. Nella provincia cinese del Kwang-tun, che ha per capitale la città di Canton sul fiume Pearl, centro commerciale e porto di primaria importanza, esistevano fin dal XII secolo molte piccole manifatture che producevano ed esportavano articoli di gres e probabilmente già anche di porcellana. La ceramica è stata forse la manifestazione più popolare dell'arte cinese. Il bronzo, la giada, la pittura erano appannaggio dei privilegiati mentre la ceramica fu dominio di tutto il popolo e poi lo fu di tutto il mondo. Nessuna cosa cinese è tanto famosa quanto la ceramica e nulla fu più imitato. Da quando nel 1470 i Veneziani cercarono di riprodurre la porcellana con polvere di madreperla i tentativi in tutta Europa furono innumerevoli, ma le prime a riuscirci furono le fornaci di Meissen soltanto nel 1710. Fino a quel momento dunque la Cina ebbe l'esclusiva della porcellana. I Cinesi, fin dall'epoca T'ang (618-906 d.C.) hanno esportato un'immensa quantità di ceramiche e questa esportazione non cessò più: ebbe periodi di maggiore o minore floridezza ma durò sempre e dura tutt'ora. I Cinesi esportarono tre tipi di merce: un primo tipo per la quale non facevano distinzione tra mercato interno ed esportazione se non per lo spessore dei pezzi che nel secondo caso era maggiore; un secondo tipo al di fuori del loro stile, che fabbricarono solo per accontentare i loro clienti specie Europei. In genere in queste ceramiche non vi Ë mai un notevole valore artistico, la pasta Ë difficilmente di ottima qualit‡, gli smalti sono raramente chiari e trasparenti ma il pi˘ delle volte "sporchi" e il disegno trascurato. Al terzo tipo infine di ceramiche cinesi d'esportazione appartengono quelle che venivano espressamente eseguite su commissione e dietro precisa consegna di modelli europei. Le ceramiche di Canton sono quasi esclusivamente del secondo tipo. Si tratta infatti di porcellane smaltate che a partire dal 1730 sotto la dinastia Qing venivano ordinate dai mercanti europei e spedite dal porto di Canton o da altri porti vicini sull'estuario del fiume Pearl. Venivano tutte eseguite nelle fornaci del grande centro ceramico di Ching te Chen e appartengono a quello che viene indicato come periodo della decadenza seguente il periodo classico che va dal 1682 (anno di ricostruzione delle fornaci in seguito alle guerre) al 1750 circa quando cessò la soprintendenza alle fornaci del grande direttore T'ang Ying. La decadenza fu però lenta e si manifesta specialmente nel discutibile gusto di sovrabbondare nelle decorazioni. Venne così meno il principio che presiedeva alla realizzazione della porcellana cinese per il quale il decoro non doveva mai sopraffare la sagoma, al contrario metterla naturalmente in risalto. BenchË tutte prodotte nelle fornaci di Ching te Chen, che erano più di tremila, molte di queste porcellane venivano decorate a Canton, specialmente i pezzi della "famiglia rosa" come quelli del Museo. Per "famiglia rosa" si intendono quegli oggetti con smalti dal colore opaco ottenuti dal cloruro d'oro in cui predominano varie gamme di rosa e di carminio, che tra il 1720 e il 1730 sostituirono gli smalti trasparenti della "famiglia verde"
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450880
- ENTE SCHEDATORE Comune di Biella
- DATA DI COMPILAZIONE 1994
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0