Cetra giapponese corta (tangoto)
Cetra giapponese (koto) di piccole dimensioni (tangoto) in legno di paulonia, con inserti decorativi e funzionali in avorio e seta a sfondo azzurro, rosso e oro decorata con motivi floreali di peonie. Le 13 corde sono in seta. Il koto è uno degli strumenti musicali tradizionali giapponesi, appartenente agli strumenti cordofoni "sō" della famiglia della cetra. E' costituito da una cassa armonica di legno lunga 170-190 cm e larga 24- 25cm ed è dotato di 13 corde. Il corpo dello strumento è formato da due parti separate, tradizionalmente realizzate in legno di paulonia. La parte superiore è costituita da un guscio piuttosto spesso e leggermente bombato, i cui bordi sono notevolmente rilevati in modo da formare le fiancate (iso) della cassa armonica. La tavola inferiore è piatta ed è dotata alle estremità di due grossi fori (inketsu) che rinforzano l'emissione del suono. Sul fondo dello strumento quattro corti piedini lo tengono sollevato di pochi centimetri da terra. Le corde del koto hanno tutte lo stesso diametro e sono in seta, materiale preferito dai musicisti anche oggi rispetto alle moderne in fibra sintetica (terital), poiché producono un suono migliore. Le corde sono tenute in posizione da due ponticelli fissi posti alle estremità della tavola superiore. Ogni corda è anche appoggiata su un ponticello mobile (ji) fatto di legno (sandalo, ciliegio, cotogno) oppure di avorio, corno, osso di balena o (recentemente) di resina sintetica. I ponticelli mobili sono a forma di una V rovesciata
- OGGETTO soprammobile
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MATERIA E TECNICA
Avorio
METALLO
- AMBITO CULTURALE Manifattura Giapponese
- LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Le parti del koto sono indicate con una terminologia in cui il corpo dello strumento viene paragonato al corpo di un drago: il guscio superiore della cassa armonica viene chiamato ryûkō (corazza del drago) e le sue estremità ryūtō (testa del drago) e ryūbi (coda del drago) e i piedini anteriori vengono detti ryūshu (mani del drago). I dettagli estetici delle rifiniture (laccature, intarsi, ecc.) sono fissati da tradizioni che variano a seconda del genere musicale e della scuola. L'elemento estetico considerato più importante è la bellezza delle venature naturali del legno, la cui geometria viene accuratamente determinata tagliando in modo opportuno la tavola dal pieno del tronco di partenza. Tradizionalmente il koto viene suonato appoggiandolo a terra (sul tatami) ed inginocchiandosi davanti ad esso; recentemente si usa anche disporlo su un tavolo e suonarlo stando seduti su una sedia. Le corde del koto non vengono pizzicate direttamente con le dita ma con tre tsume ("unghie"), corti plettri che vengono fissati al pollice, indice e medio della mano destra per mezzo di fascette di cuoio. La peonia (botan), soggetto decorativo della porzione di seta più evidente, è considerata la regina del mondo vegetale e chiamata in Cina "fiore della prosperità e degli onori". Associata alla tarda primavera e all'estate, è simbolo di bellezza ed. eros femminile. Presente in tutte le arti decorative del Giappone, è particolarmente apprezzata nei tessuti aulici nel motivo. classico "erbe cinesi e peonie" oppure in associazione con sfondi geometrici o nella serie degli "oggetti preziosi". Nel corso del XX secolo alcune correnti della musica tradizionale giapponese hanno subito l'influenza della musica occidentale e in molti casi ciò ha portato anche alla sperimentazione nel campo degli strumenti musicali. Sono state inventate anche diverse varianti del koto nel tentativo di estenderne le possibilità espressive, tra cui il koto corto (tangoto), lungo tra gli 82 e i 160 cm. I primi tangoto, in realtà, nacquero nel periodo Edo (1603-1868): erano indirizzati ai bambini oppure erano pensati per essere suonati durante gite e viaggi. La differenza principale tra koto e tangoto è il suono: le ridotte dimensioni dello strumento determinano infatti un range di suoni più alti e acuti. L'innovatore del koto del XX secolo è Miyagi Michio che, negli anni '20, recuperò l'uso del tangoto e inventò il koto a 17 corde. Escludendo che la datazione dello strumento in oggetto risalga ai periodi Edo e Meiji, con maggiore probabilità è stato realizzato dopo le sperimentazioni del maestro Miyagi. Rispetto al koto tradizionale, la presenza del koto corto nelle collezioni occidentali è favorita dalla maggiore facilità di trasporto (caratteristica principale del tangoto) e dall'impiego spesso didattico a cui ben si prestava questo tipo di strumento
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450873
- NUMERO D'INVENTARIO s.n
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0