paesaggio con fiume, ponte e animale
Pannello di formato quadrangolare, mistilineo. Fondo nero unito, a imitazione della lacca. Scena centrale, di maggiori dimensioni, profilata da listello dipinto ottangolare. All’interno è rappresentato un paesaggio con fiume e speroni rocciosi, disposti a “isole”, nei pressi dei quali sono dipinti lembi di terra dai quali si sviluppano cespugli variopinti e alberelli. Due di essi sono raccordati da un ponte. Su quello in primo piano, a sinistra, è rappresentato un bovino stilizzato. Su quello in secondo piano, a destra, sono dipinte due abitazioni affiancate, un rilievo montuoso e un salice piangente. In un terzo sperone, a sinistra in alto, sono rappresentate due abitazioni a struttura parallelepipeda e tetto a spioventi. Dietro di esse un albero dalle folte chiome. Lungo i quattro lati sono dipinte composizioni con fiori, uccelli e farfalle a sviluppo orizzontale entro cornici mistilinee. In corrispondenza degli angoli, entro cornici circolari, sono rappresentati bouquets di fiori
- OGGETTO pannello dipinto
-
MISURE
Altezza: 57.5 cm
Larghezza: 87 cm
-
ATTRIBUZIONI
Juvarra Filippo (1678/ 1736): architetto
Massa Pietro (notizie 1721-1760): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’assetto odierno della sala rispecchia essenzialmente quello descritto dagli inventari della residenza di fine Ottocento-inizio Novecento, pur con varianti per quanto attiene ai tendaggi e ai punti luce affissi alle pareti. Realizzata interamente su progetto di Filippo Juvarra (1732-33), anche se in buona parte i lavori furono compiuti dopo la sua partenza da Torino negli anni 1735-1737, la sala rientra negli ambienti dei nuovi appartamenti che il re di Sardegna Carlo Emanuele III volle far allestire per sé e per la seconda consorte, Polissena d’Assia, subito dopo la sua salita al trono nel 1730 e che, di fatto, furono ultimati in occasione delle nozze con la terza consorte, Elisabetta Teresa di Lorena. Sino all’età di Carlo Alberto, questo spazio fu denominato Gabinetto di Toeletta della Regina. A seguito delle trasformazioni operate in tutto il piano nobile del Palazzo sotto la regia di Pelagio Palagi, pur preservato, a differenza di alcuni ambienti contigui che furono radicalmente trasformati nelle funzioni d’uso, nella decorazione e nell’arredo, esso venne inglobato nell’appartamento destinato al sovrano e assunse l’attuale denominazione. Capolavoro nella ideazione degli allestimenti di interni del Messinese, benché manchino specifici disegni progettuali, il Gabinetto Cinese testimonia in maniera compiuta nella principale residenza della corte sabauda, grazie alla presenza di pannelli originali in lacca affissi alle pareti, quel gusto per l’esotismo settecentesco europeo che venne declinato, specialmente nella prima metà del Settecento, a favore della “moda cinese” anche nell’arredo mobile coevo, lavoro di maestranze specializzate torinesi e ticinesi. La decorazione pittorica della volta con Il Giudizio di Paride fu affidata al primo pittore di corte, Claudio Francesco Beaumont (1735-37). Al fine di completare la decorazione delle pareti del Gabinetto di Toeletta, caratterizzata da una serie di pannelli originali di provenienza cinese, si commissionarono tra il 1736 e il 1737 a Pietro Massa una serie di tavole ad imitazione delle originali “in vernice alla China”. Esse furono posizionate in aree di minore rilevanza nella sala e dove non era possibile una visione ravvicinata delle opere: lungo il lambriggio, negli sguinci delle finestre e sulle ante delle stesse, oltre che nella porzione più alta delle pareti. Massa si specializzò in questo tipo di produzione al punto da essere citato nelle note di pagamento dell’Amministrazione della Real Casa come “pittore alla Chinese”. Nulla si conosce della sua formazione; è documentato al servizio della corte sabauda dal 1721 sino a tutto il sesto decennio del XVIII secolo, operando nelle diverse residenze sabaude per l’ammodernamento degli appartamenti secondo il gusto internazionale per l’esotismo. La scena di paesaggio rappresentata potrebbe essere desunta direttamente dai pannelli originali, o da altre fonti, ad esempio i motivi presenti sulle porcellane, contestualmente importate da Cina e Giappone, o da repertori a stampa, combinando insieme anche elementi di fantasia elaborati dall’artista. I soggetti dei pannelli laterali del lambriggio sono orientati specularmente rispetto a un pannello centrale di maggiori dimensioni centrale. Le cornici di garbato gusto rocaille che profilano ciascun pannello furono intagliate tra il 1736 e il 1737 da Giovanni Luigi Bosso e da Pietro Giuseppe Valle, due professionisti ripetutamente attivi nella residenza torinese tra il quarto e il quinto decennio del XVIII secolo. I pannelli, analogamente alle cornici entro cui sono montati, essendo considerati arredo “fisso” della sala sono privi di numeri di inventario nelle ricognizioni patrimoniali del 1880, 1908 e 1966. Anche nei “Testimoniali di Stato” che, di norma, restituiscono l’aspetto e lo stato conservativo di infissi, volte, pavimenti e altri elementi non asportabili senza un intervento specifico professionale, non menzionano i pannelli in modo significativo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401205
- NUMERO D'INVENTARIO s.n
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0