specchiera, serie di Juvarra Filippo, Sariga Domenico, Baroggio Carlo, Valle Pietro Giuseppe, Bosso Giovani Luigi (secondo quarto sec. XVIII)
Specchiera composta da undici lastre di vetro: tre di formato rettangolare di maggiore dimensione collocate centralmente, altre sei più piccole disposte lateralmente, e altre due, sagomate, poste in corrispondenza dell’estremità superiore. Sono inserite entro una montatura con perni in metallo dorato e contenute entro una cornice in legno intagliato, scolpito e dorato di formato centinato. Battuta liscia, fascia maggiore filettata. La cimasa presenta un andamento curvilineo determinato da coppie di elementi a voluta, due di minori dimensioni in corrispondenza dei lati lunghi, ai quali sono raccordati da due cornucopie rovesciate stilizzate, e due di maggiore ampiezza. Sono disposti simmetricamente rispetto a un ornato centrale in legno scolpito e dorato. Esso è composto da una infiorescenza centrale affiancata da elementi a valva di conchiglia e decori a volute. Nella parte inferiore della cornice, in corrispondenza degli angoli, ornato a foglie di acanto accartocciate, mentre dal punto mediano si sviluppa un motivo a pelacette affrontate e volute. In corrispondenza della lastra maggiore mediana è montato, centralmente, un orologio da parete al di sopra delle lastre
- OGGETTO specchiera
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MATERIA E TECNICA
vetro a specchio
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MISURE
Profondità: 8 cm
Altezza: 275 cm
Larghezza: 139 cm
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ATTRIBUZIONI
Juvarra Filippo (1678/ 1736): architetto
Sariga Domenico (1692/ Post 1743): intagliatore
Baroggio Carlo (notizie 1731-1743)
Valle Pietro Giuseppe (notizie 1731-1749)
Bosso Giovani Luigi (1680/ 1746)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’assetto odierno della sala rispecchia essenzialmente quello descritto dagli inventari della residenza di fine Ottocento-inizio Novecento, pur con varianti per quanto attiene ai tendaggi e ai punti luce affissi alle pareti. Realizzata interamente su progetto di Filippo Juvarra (1732-33), anche se in buona parte i lavori furono compiuti dopo la sua partenza da Torino negli anni 1735-1737, la sala rientra negli ambienti dei nuovi appartamenti che il re di Sardegna Carlo Emanuele III volle far allestire per sé e per la seconda consorte, Polissena d’Assia, subito dopo la sua salita al trono nel 1730 e che, di fatto, furono ultimati in occasione delle nozze con la terza consorte, Elisabetta Teresa di Lorena. Sino all’età di Carlo Alberto, questo spazio fu denominato Gabinetto di Toeletta della Regina. A seguito delle trasformazioni operate in tutto il piano nobile del Palazzo sotto la regia di Pelagio Palagi, pur preservato, a differenza di alcuni ambienti contigui che furono radicalmente trasformati nelle funzioni d’uso, nella decorazione e nell’arredo, esso venne inglobato nell’appartamento destinato al sovrano e assunse l’attuale denominazione. Capolavoro nella ideazione degli allestimenti di interni del Messinese, benché manchino specifici disegni progettuali, il Gabinetto Cinese testimonia in maniera compiuta nella principale residenza della corte sabauda, grazie alla presenza di pannelli originali in lacca affissi alle pareti, quel gusto per l’esotismo settecentesco europeo che venne declinato, specialmente nella prima metà del Settecento, a favore della “moda cinese” anche nell’arredo mobile coevo, lavoro di maestranze specializzate torinesi e ticinesi. La decorazione pittorica della volta con Il Giudizio di Paride fu affidata al primo pittore di corte, Claudio Francesco Beaumont (1735-37). La serie di specchiere, disposte lungo le quattro pareti della sala, rientra nella progettazione juvarriana della sala, risalente alla prima metà del quarto decennio del XVIII secolo. Il repertorio ornamentale di volute, pelacette, foglie di acanto in vario movimento e valve di conchiglia risponde pienamente a una vivace sensibilità rocaille. La documentazione restituisce con puntualità i nomi delle maestranze che furono impegnate a realizzare le boiseries e gli altri arredi fissi, tra cui i trumeaux per la sala che dovevano accompagnare e alternarsi al rivestimento in lacche cinesi delle pareti. La parte strutturale delle specchiere venne affidata a Carlo Baroggio e a Domenico Sariga, mentre quella ornamentale a Giovanni Luigi Bosso e a Pietro Giuseppe Valle, tutti professionisti attivi nelle residenze sabaude tra quarto e quinto decennio del XVIII secolo. La presenza di specchiere, forse già originariamente abbinate a consoles, benché quelle attuali possano non essere originali, rientra in una tradizionale e diffusa modalità di allestimento di ambienti aulici, spesso di non particolarmente vaste dimensioni, al fine di dilatarne, illuministicamente, l’ampiezza. L’assenza di numerazione inventariale nelle ricognizioni patrimoniali di fine Ottocento e inizio Novecento è indicativa del fatto che questi arredi vennero considerati parte della struttura permanente della sala. La numerazione relativa alla sequenza inventariale, per quanto attiene al solo elenco redatto nel 1966, è stata attribuita arbitrariamente all’esemplare in oggetto, dal momento che i numeri indicati, forse apposti sul retro di esso, non sono visibili a una osservazione frontale
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401163
- NUMERO D'INVENTARIO 345
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0