Ritratto di Carlo Emanuele III di Savoia

dipinto post 1713 - ante 1716

Il personaggio è rappresentato a tre quarti di figura, con taglio poco al di sotto del punto vita. Il corpo e il viso sono ruotati di lieve tre quarti. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore. Porta una parrucca con boccoli che ricadono dietro alle spalle. Jabot in pizzo annodato al collo. Indossa una camicia, di cui si vedono gli ampi polsini profilati in pizzo, una marsina finemente ricamata con filo d’oro lungo il bordo del braccio e, al di sopra, un petto di corazza. Su una spalle è appoggiato un manto rosso bordato di ermellino, variamente panneggiato, in modo da ricoprire il braccio. Quello rimasto libero, teso in avanti, mostra la mano che impugna il bastone del comando. In primo pino, sulla destra, seminascosta dal mantello, si intravede l’elsa di una spada. Sulla destra un ampio tendaggio, drappeggiato, fa da quinta alla scena e lascia intravedere uno spazio pianeggiante e un ampio brano di cielo. La tela è posta entro una cornice di profilo e luce rettangolare in legno intagliato, verniciato e dorato. Tipologia a cassetta. Battuta liscia, fasce modanate

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ritratto rappresentato con aspetto giovanile il principe e futuro re di Sardegna Carlo Emanuele III. Secondogenito di Vittorio Amedeo II e Anna d’Orleans, il principe nasce a Torino nel 1701. Nel 1715, con la morte del fratello maggiore Vittorio Amedeo Filippo, ottiene il titolo di principe di Piemonte e diviene erede al trono. Vi salirà nel 1730, dopo duri scontri con il padre e la sua forzata abdicazione. Il primo e il secondo decennio di regno vedono Carlo Emanuele III prendere parte, in schieramenti opposti, ma con esisti nell’insieme positivi, alla guerra di successione polacca (1733-1737), ove, grazie al sostegno delle truppe borboniche, conquisterà seppure per un biennio il Milanese, ma guadagnerà comunque parte dell’area del novarese e poi alla guerra di successione austriaca (1740-1748) questa volta a fianco dell’Impero e di Maria Teresa. I tre matrimoni, il primo nel 1722 con Anna Cristina Luigia di Baviera, il secondo nel 1724 con Polissena d’Assia-Rheinfelds e il terzo con Elisabetta Teresa di Lorena, sorella dell’imperatore Francesco Stefano, segnano una volontà di apparentamento con le casate degli elettori imperiali e con la stessa dinastia asburgica. Dalla pace di Aquisgrana sino alla morte, avvenuta nel 1773, il suo governo, come celebrato sulla volta della Galleria delle Battaglie in palazzo reale a Torino, si configura per una intensa attività di riforma dello stato, sia dal punto di vista militare che istituzionale, proseguendo il consolidamento della struttura amministrativa già riformata dal padre. Il fronte delle grandi imprese architettoniche e artistiche, sino alla partenza di Filippo Juvarra per la corte di Madrid nel 1735 e successivamente con Benedetto Alfieri, è caratterizzato da una continuità con le imprese avviate di Vittorio Amedeo II che, per la maggior parte, trovano compimento durante il quarantennio di regno di Carlo Emanuele III, dalla palazzina di Caccia di Stupinigi alla basilica di Superga. Nel 1741viene acquisita una parte della quadreria già appartenuta al principe Eugenio di Savoia Soissons. Gli anni Cinquanta e Sessanta del Settecento si caratterizzano per i cantieri connessi all’appannaggio del prediletto figlio Benedetto Maurizio, duca del Chiablese: il palazzo in Torino e l’acquisizione del castello di Agliè nel 1764. In considerazione dei caratteri dell’effigiato, già rappresentato con gli attributi del comando e che il principe ricevette il collare dell’ordine dell’Annunziata dal padre nel 1713, l’esecuzione della tela può essere collocata intorno al 1713-1717. Nell’ambito dei ritrattisti di corte più dotati attivi in questa fase si devono ricordare gli esponenti della famiglia Curlando a cui quest’opera rimanda per le modalità di resa del volto e dell’abbigliamento del principe. La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399648
  • NUMERO D'INVENTARIO R 4860
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in alto, a destra - R 4860 (giallo) - corsivo alto-basso - a matita - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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