Ritratto di Carlo Emanuele I di Savoia

dipinto, post 1605 - ante 1630

Il personaggio è rappresentato a mezzo busto, con taglio poco al di sotto della spalla. Il corpo e il viso sono ruotati di lieve tre quarti. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore. Porta baffi e folta barba; fronte scoperta e corrugata. Il volto è profilato da una alta lattuga. Indossa spallacci e petto di corazza ornato da una croce di San Maurizio dipinta. Sulle spalle poggia il collare dell’ordine dinastico della SS.ma Annunziata. Fondo unito di colore scuro. La tela è posta entro una cornice di formato e luce rettangolare, in legno intagliato e dorato. Tipologia a gola. Battuta liscia. Fascia unica intagliata con motivo continuo a larghe foglie carnose, disposte frontalmente

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 62 cm
    Larghezza: 47 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito fiammingo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, come suggerito dall’iscrizione posta in alto sulla tela, raffigura il duca Carlo Emanuele I di Savoia (Rivoli, 1562-Savigliano, 1630). L’immagine del duca, benché siano presenti diversità nella tipologia del pizzo della golilla, nella forma del collare dell’Annunziata e del suo pendente, arricchiti da smalti, sembra una rielaborazione, probabilmente un poco più tarda, dei ritratti a figura intera riferiti al pittore di Haarlem Giovanni Caracca, attestato dalle note di contabilità come ritrattista tra il 1680 e il 1607, anno della sua morte, avvenuta a Torino. Il riferimento più stringente è con l’esemplare conservato a Saluzzo, in Casa Cavassa, e con altri esemplari esistenti nel castello di Racconigi, oltre a ulteriori repliche di collezione privata. Condivide la scelta di rappresentare il sovrano in armatura da battaglia, ornata sul petto dalla grande croce di San Maurizio, e dalla sua rappresentazione con folta chioma bruna, lunghi baffi e barba, oltre all’orientamento dello sguardo verso sinistra. Unico figlio nato dal matrimonio tra Emanuele Filiberto e Margherita di Valois, fu duca di Savoia dal 1580 alla morte, avvenuta a Savigliano nel 1630. Inizialmente nell’ambito delle dinamiche di alleanze internazionali, proseguì l’indirizzo filo asburgico paterno, sposando nel 1585 Caterina Micaela, nipote dell’imperatore Carlo V. Come dono per la consorte acquistò in quello stesso anno dal cugino Carlo Emanuele di Savoia Nemours la delizia di Mirafiori. Nel corso dell’ultimo decennio del Cinquecento avviò, dando concretezza a quella x della Ragion di Stato teorizzata da Giovanni Botero, una ambiziosa politica estera che ambiva a svincolarsi dal controllo asburgico, ma che di fatto oscillò costantemente, con repentini cambi di alleanza, tra Francia e Spagna. Sul fronte della penisola italiana, l’intraprendenza militare di Carlo Emanuele I, seppure non sempre coronata dal successo, indusse gli stati confinanti, in particolare i principati padani, a riconsiderare il ducato nelle relazioni politico-diplomatiche, come dimostra il doppio matrimonio celebrato nel 1608 delle due figlie Margherita e Isabella, rispettivamente con i duchi di Mantova e di Modena. Già nel 1601, dopo un’occupazione decennale, l’annessione del marchesato di Saluzzo, in cambio della cessione alla Francia del Bugey, della Bresse, della Valromeu e del Gex aveva consolidato i confini occidentali dello stato. Sul fronte meridionale lo scontro con la Repubblica di Genova (1625-1634) si rivelò rovinoso, mentre su quello orientale, complessa e gravosa fu la situazione determinatasi con le due guerre di Monferrato (1613-1618; 1627-1631), pur conclusasi positivamente un anno dopo la morte del duca con il trattato di Cherasco che determinò l’annessione di 74 terre già sotto il controllo del marchesato monferrino, comprese le città di Trino e di Alba. Ampio fu il fronte del mecenatismo culturale, dalla creazione di una quadreria ducale alle iniziative letterarie, basti pensare al sostegno di poeti come Giambattista Marino, e dell’impegno finanziario per la creazione e l’ampliamento dei progetti per le residenze principesche. La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale. L’allestimento della Galleria cosiddetta dei ritratti, collocata nel padiglione di levante con prosecuzione nell’attigua galleria dei cardinali, è attestato nell’inventario stilato da Noemi Gabrielli all’inizio del sesto decennio del Novecento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399644
  • NUMERO D'INVENTARIO R 5563
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a destra - R 5563 (giallo) - corsivo alto-basso, numeri arabi - a matita - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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