apparizione di Gesu' Bambino a Sant'Antonio da Padova
dipinto,
post 1650 - ante 1699
Sirani Elisabetta (maniera)
1638/ 1665
Cornice in legno intagliato e dorato con battuta decorata da un tralcio vegetale che si ripete anche lungo il profilo e fascia esterna ornata da motivi vegetali terminanti a voluta e foglie d'acanto
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Sirani Elisabetta (maniera)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Caravoglia Bartolomeo
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto pervenne al Museo nel 1864 dal lascito dei marchesi Carlo Tancredi e Giulia Falletti di Barolo che avevano raccolto nel corso della loro vita una cospicua quadreria per arredare il loro palazzo di famiglia. Nell'inventario relativo ai quarantacinque quadri scelti da Massimo d'Azeglio, Luigi Gandolfi e Carlo Arpesani per le collezioni della Regia Pinacoteca di Torino allegato al verbale di consegna del 28 aprile 1864 la tela in questione è menzionata come opera di Bartolomé Esteban Murillo (Corrado 1995, p. 155). Nell’Indicazione sommaria dei quadri e capi d’arte della R. Pinacoteca di Torino redatta da Giovanni Vico e pubblicata a Firenze nel 1866 (p. 12, n. 67) il quadro è invece attribuito a Bartolomeo Caravoglia e risulta esposto nella Sala Quarta dedicata ai Pittori Piemontesi (Scuola Vercellese, e del Monferrato) al secondo piano del Palazzo dell’Accademia delle Scienze. Anche nell’inventario manoscritto redatto a partire dal 1871 compare il medesimo riferimento di paternità al Caravoglia: “(…) nella Galleria Barolo dalla quale proviene era erroneamente attribuito a Murillo. – Excusez du peu!!” (Regia Pinacoteca/ di/ Torino/ Inventario degli oggetti d’arte. Parte 1ª/ Quadri, Statue, Disegni/ e/ Stampe, vol. I, pp. 11-12, n. 67). L’attribuzione al pittore piemontese viene confermata nella Guida od indicazione sommaria dei quadri e capi d’arte della R. Pinacoteca di Torino pubblicata nel 1884 a cura dell’allora direttore Francesco Gamba (p. 26, n. 67), nel catalogo di Baudi di Vesme (1899, p. 44, n. 73) e nell’inventario corrente iniziato nel 1952 e aggiornato con i nuovi ingressi fino ad oggi (Galleria/ Sabauda/ Torino/ Inventario/ dei Dipinti e degli Arazzi/ al 31 Maggio 1952, pp. 7-8, n. 96). Nella voce dedicata al pittore Baudi di Vesme (1963 – 1982, vol. I, p. 270) ricorda la tela tra le opere di Caravoglia nella Regia Pinacoteca riferendo che se ne ignora la provenienza e che “l’autenticità non è provata in modo assoluto”. Noemi Gabrielli nel catalogo dedicato alle opere dei maestri italiani (1971, p. 196, fig. 296) lo assegna a pittore emiliano del XVII secolo. Fabrizio Corrado (1995, p. 158) sottolinea come l’interessante riferimento al Murillo nella collezione Barolo fosse probabilmente dovuto all’apprezzamento dei marchesi per il linguaggio sentimentale dell’artista spagnolo molto ammirato nell’Ottocento e avvicina la composizione alla pittura devozionale di Elisabetta Sirani per “l’aria assorta, ma delicatamente trepida del santo, la composizione contrapposta ad un semplice fondo unificato da una calda, mistica luce, come una materializzazione del sentimento religioso, ma in una tonalità ambrata, avvolgente le figure senza sbalzi di chiaroscuro”. L’interpretazione affettiva dell’evento mistico che esprime una religiosità vicina al fedele, la serenità e compostezza della scena sottolineate dalla luce dorata del fondo, la tipologia del santo rapito dalla visione sembrano in effetti orientare verso la pittura emiliana della seconda metà del Seicento, in particolare verso gli artisti che si formano nell’ambito del classicismo reniano, conducendo non lontano dalle atmosfere della Sirani: si veda, ad esempio, il dipinto di analogo soggetto firmato da Elisabetta Sirani e datato 1662 conservato nella Pinacoteca Nazionale di Bologna (inv. 425; cfr. Graziani, in Bentini, Fortunati, a cura di, 2004, pp. 254-255, n. 114). Le carni floride, le chiome ondulate, la dolcezza dello sguardo e la delicatezza degli incarnati del Bambino e dei cherubini richiamano il dipinto raffigurante Gesù Bambino con San Giovannino firmato da Elisabetta Sirani e datato 1661 nella collezione Daniele Lucchese-Salati di Bologna (cfr. Graziani in Bentini, Fortunati, a cura di, 2004, pp. 182-183, n. 23) e l’Amorino trionfante in mare (Amor Medici) in collezione privata eseguito dalla Sirani per le nozze di Cosimo de’ Medici con Margherita Luisa di Borbone avvenute nel 1661 (cfr. Fortunati in Bentini, Fortunati, a cura di, 2004, pp. 230-231, n. 84)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100373236
- NUMERO D'INVENTARIO 96
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0