paesaggio con Ida e Linceo

dipinto, ca 1655 - ca 1660

Tela rettangolare dipinta in cornice dorata a modanature lisce. Vi è raffigurato un paesaggio boscoso e, in primo piano al centro, due personaggi maschili, uno di spalle che si arrampica su un albero, il secondo di profilo che lo trattiene per una gamba

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 92 cm
    Larghezza: 130 cm
  • ATTRIBUZIONI Mola Pier Francesco (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Ludovico Carracci
    Agostino Carracci
    Annibale Carracci
    Carracci Antonio
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Acquistato nel 1840 per la Regia Galleria sotto la direzione di Roberto d’Azeglio, il dipinto è elencato negli Inventari del 1851 e del 1853 come opera di Annibale Caracci, mentre in quello del 1871 è dubitativamente avvicinato alla produzione di Salvator Rosa o di Francesco Brizio. Sono questi i primi segnali della dibattuta vicenda attributiva di cui il quadro è stato protagonista. Pur essendo la critica concorde nel riconoscervi il segno di una cultura classicista di matrice bolognese, il nome dell'autore ha infatti oscillato fra quelli di Annibale Carracci (C. Benna, J.M. Callery) Salvator Rosa (E. Jacobsen), Agostino (A. Venturi), Ludovico (R. Longhi) e Antonio Carracci (R. Buscaroli), Andrea Sacchi e Pietro Testa (G. Fiocco). Il nome di Pier Francesco Mola è stato proposto per la prima volta da Stella Rudolph (1972, p. 350), seguita da Luigi Salerno (1976, v. II p. 572). L’attribuzione si rivela pienamente convincente, anche alla luce della più approfondita conoscenza di questo artista da parte della critica recente. Il dipinto realizza una composizione di grande equilibrio nell’articolazione figure-paesaggio: l’albero al centro funge da sfondo allo stagliarsi delle figure dei protagonisti, e, al contempo, riduce la possibilità dell’occhio di inoltrarsi nel secondo piano. Lo sfondo è costituito da una massa boscosa scura, che fa risaltare il cielo nuvoloso solcato da luci baluginanti che enfatizzano il senso di animazione dei personaggi. La stesura cromatica è effettuata in maniera veloce, con pennellata rapida, a tratti liquida, ma vigorosa. L’anatomia delle figure, con qualche ingenuità, conferma la cultura caraccesca. Logica compositiva e stesura cromatica analoghe sono riscontrabili in dipinti quali il 'Mercurio e Argo' dell’Allen Memorial Art Museum di Oberlin, il 'Figliol prodigo' di Rotterdam, Museo Boymans van Beuningen, l’'Erminia scrive su un albero il nome di Tancredi' del Louvre e l’'Incontro di Giacobbe e Rachele' dell’Ermitage (cfr. Pier Francesco Mola 1989, figg. I.15, I. 16, I.24, I.26), tutti datati al sesto decennio del secolo. Rispetto a questi una maggior velocità di stesura pittorica e l’attenuarsi dell’elemento guercinesco in favore di una rimeditazione dell’esempio di Andrea Sacchi fanno propendere per una datazione al 1655-1660 ca
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100351284
  • NUMERO D'INVENTARIO 112
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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