Abbigliamento di Venere
dipinto
ca 1645 - ca 1650
Cittadini Pier Francesco (attribuito)
1616/ 1681
La scena si svolge in un giardino alberato sul cui sfondo vi sono archi e fontane. Al centro Venere, vestita di bianco e con manto dorato, è attorniata da ninfe e putti alati i quali aiutano la dea ad ultimare la vestizione reggendo uno specchio e porgendo fiori ed una corona. Sulla sinistra una ninfa accarezza una colomba posata su di una stoffa rossa posta su di una balaustra dove sono adagiate un desco ed un vaso d'argento. Più in alto tre putti in volo reggono una tenda. In primo piano un gruppo di tre amorini intrecciano fiori; mentre altri ne bruciano sulla sinistra, ai piedi del cippo che regge il busto inghirlandato di Priapo. La cornice in legno intagliato e dorato presenta modanature lineari
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Cittadini Pier Francesco (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE In origine ovale il dipinto proviene dalle collezioni sabaude. Riquadrata da Giuseppe Monticone tra il 1823 ed il 1824 e tradizionalmente ritenuta opera di Giacomo Stella (Baudi di Vesme 1899) "scolaro di Nicolò Possino" l'attribuzione del dipinto è stata riconsiderata nel 1988 da Giovanni Romano il quale ha identificato la tela con quella indicata nella camera da letto di Cristina di Francia in Palazzo ducale Vecchio nell'inventario del 1682, ed identificata come 'la dea Flora con le Ninfe' , riconoscendovi la mano del pittore milanese presto approdato a Bologna alla scuola di Guido Reni: Pier Francesco Cittadini (Di Macco 1988). L'attribuzione al Cittadini è stata mantenuta da Michela Di Macco la quale inserisce l'opera nel più ampio quadro del gusto diffuso a corte nella reggenza di Cristina di Francia, riconoscendone i tratti peculiari nella tela, riassumibili questi nella dicotomia di pittura realista e temi mitologici, unita a suggestive rappresentazioni di paesaggio ed inserzioni di nature morte, utilizzata sovente nella pittura fiamminga di metà Seicento della quale il Cittadini poté trovare celebrati esempi a Roma, dove il pittore soggiornò per alcuni anni. La studiosa inoltre ha fatto riferimento ai ripetuti rapporti tra Bologna ed i territori sabaudi, nonché all'incursione del milanese presso la bottega del Guercino -già sottolineata da Colombi Ferretti- ed alle commissioni piemontesi del Barbieri tramite Ludovico e Giovanni Mastri, per tentare di giustificare la presenza a Torino della "Vestizione di Venere", unica testimonianza alle collezioni sabaude dell'arte del milanese collocabile sul 1650-1655, in anni prossimi alle "Quattro Stagioni" già di collezione dei Conti Legnani (ora divise tra la Galleria Estense di Modena e le Collezioni Civiche bolognesi, inv. P 149), anch'essa presumibilmente elemento di una serie delle "Stagioni" eseguita probabilmente per una commissione bolognese in virtù della possibile identificazione di Venere con la dea Flora -allusione alla Primavera-(Di Macco 1988) e accostabile, per analogie stilistiche, ai festoni eseguiti dal Cittadini ad iniziare dal 1650 nella 'Galleria del Bacco' del Palazzo Ducale di Sassuolo (Benati 2000)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350863
- NUMERO D'INVENTARIO 534
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0