Sant'Antonio da Padova in adorazione del Bambino

dipinto ca 1651 - ca 1655
Gennari Benedetto (attribuito)
Cento 1633 - Bologna 1715

Il santo è raffigurato a figura intera. Si inginocchia e porta le mani al petto in segno di adorazione. Il Bambino appare a lui contornato di luce, seduto su un libro, adagiato sul tavolo sulla sinistra. La tela è dotata di una cornice a tre modanature decorate a motivi vegetali

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Gennari Benedetto (attribuito): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Garavoglia Bartolomeo (livorno Vercellese 1620 Ca. - Not. Fino 1691)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dalle collezioni sabaude. Nel catalogo della pinacoteca redatto nel 1854 dal Callery che vide l'opera nella seconda sala la Galleria Reale, il quadro viene attribuito senza alcuna ragione valida al pittore piemontese Bartolomeo Garavoglia (Callery 1954). Tale attribuzione viene ripetuta dall'erudito francese anche nell'edizione del catalogo del 1859, poi ripresa dal Baudi di Vesme (Baudi di Vesme 1909). Nel catalogo sulle opere dei maestri italiani della Galleria Sabauda edito nel 1971, Noemi Gabrielli illustra l'opera come copia della tela di medesimo soggetto citata nella Felsina Pittrice e nel Libro dei Conti, eseguita in gran parte dal Guercino forse con l'apporto del fratello Paolo Antonio -rintracciabile nei gigli in primo piano adagiati sul pavimento- tra il 1649 ed il 1651 per la famiglia Imbiani e poi confluita nella Collegiata di San Giovanni in Persiceto (Gabrielli 1971, p. 130, n. 362, fig. 434. Per la tela bolognese si veda Mahon 1968, Id. 1991, pp. 338-340 n. 130). La studiosa conferma tuttavia l'attribuzione del Callery tanto da accostare l'opera per affinità stilistiche alla pala con la Madonna e Sant'Eligio eseguita dal Garavoglia intorno il 1655, purtroppo andata distrutta durante la seconda guerra mondiale ma di cui rimangono notizie documentali e numerose fotografie. Il dipinto torinese è citato nei due fondamentali testi sul Barbieri, quello di Luigi Salerno del 1988 e nel catalogo della mostra sul Guercino del 1991 curato da Denis Mahon, come copia assegnata al Garavoglia senza fondamento della tela di San Giovanni in Persiceto (Salerno 1988, p. 344; Mahon 1991, p. 340). Quest'ultima tela rappresenta gli anni in cui la ricerca pittorica del Guercino tende ad una certa semplicità formale, non rinunciando a particolari altamente significanti ed a brani di virtuosismo pittorico e coloristico (il Mahon prende ad esempio la magnifica tovaglia cangiante azzurro chiaro con il delicato contrasto del tono giallo chiaro del libro). Più di recente Maria Censi ha individuato una analoga copia nella chiesa dei Santi Carlo e Benedetto, in San Carlo di Sant'Agostino nel ferrarese. Come fa notare la studiosa tale dipinto non è registrato nel Libro dei Conti e pertanto è assai probabile che fosse stato commissionato alla bottega del Guercino. Basandosi sulla disomogenea qualità pittorica del dipinto la Censi ipotizza per la tela l'esecuzione di Benedetto Gennari, nipote neanche diciottenne del Guercino, aiutato in precipue parti dal maestro. Date alcune cadute qualitative del dipinto di Torino, limitato alla scena principale e quindi privo delle figure e delle testine di angeli e dei lati come accade nella tela di San Giovanni in Persiceto, andrà collocato nel torno degli anni immediatamente successivi all'esecuzione della tela autografa
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350848
  • NUMERO D'INVENTARIO 362
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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