CRISTO FLAGELLATO

dipinto,

Il Cristo è rappresentato a mezzo busto con le mani legate che poggiano s'un cippo e l'inguine coperto da da un panno bianco. La figura è posta di tre quarti e la fonte luminosa sulla sinistra illumina parte del viso, la schiena e l'omero, lasciando in ombra il petto che degrada coloristicamente verso il fondo scuro

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI De Ribera Jusepe Detto Spagnoletto (attribuito): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Valentin de Boulogne
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Cristo flagellato conservato in Sabauda fu accostato all'ambito del Ribera per la prima volta da Craig Felton, nella sua tesi di Laurea discussa nel 1971. L'allora giovane studioso tuttavia non considerò l'opera un autografo del Ribera, facendolo rimanere nell'alvero delle esecuzioni di bottega. Nella monografia dedicata al pittore ispanico, scritta a quattro mani da Peter Sanchez e del Nicola Spinosa nel 1978, fu stabilita una relazione tra il dipinto di Torino ed il Cristo flagellato dipinto dal Ribera su commissione dei Girolamini di Napoli, riproposto dall'autore in varie versioni. Nel successivo catalogo della mostra del 1992 Nicola Spinosa si pronunciò in maniera decisa per considerare il dipinto di Torino non una pedissequa realizzazione di bottega su un originale del maestro, ma bensì un esempio dello stile che il Ribera andava sviluppando prima del suo trasferimento a Napoli quando le suggestioni derivate dalle opere del Caravaggio saranno maturate con la visione più diretta ed assidua delle opere del Merisi, rispetto ai più fugaci incontri precedenti; una proposta questa ribadita nel catalogo del 2002 con argomentazioni molto convincenti. Nell'opera difatti non compaiono le apparenze fisiche e le reazioni espressive che caratterizzeranno le composizioni del Ribera, di grande e piccolo formato, del '16 ma vi si iniziano a scorgere i "primi sintomi di quel processo di rigorosa geometrizzazione della forma, per la definizione e resa di una spazialità non diversa da quella di un antico rilievo ellenistico"; nel dipinto di Torino Spinosa coglie inoltre un'anticipazione dello stile proprio del Ribera degli anni successivi, ben esemplato dalla Madonna col Bambino che appare a San Bruno, ora al Museo di Weimar ma probabilmente realizzata per la certosa di San Martino a Napoli nel 1624; dalla Pietà di Londra, per il quale il pittore ricevette pagamenti nel 1622-23; e dal San Sebastiano del 1621 conservato a Bilbao, accomunato al dipinto torinese dal nitido profilo di Cristo (2003, p. 170). A sostenere tale proposta fu anche Ferdinando Bologna il quale propose di collocare alcune opere del Ribera, tra cui i tre Apostoli ed il Sant'Andrea ornante della Quadreria dei Girolamini, oltre a tutte le redazioni autografe del Cristo flagellato tra cui anche l'esemplare della Sabauda, agli anni immediatamente precedenti il trasferimento del pittore da Roma a Napoli, avvenuto sulla metà del 1616, anno entro il quale Ribera sposò la figlia del noto pittore partenopeo Giovan Bernardo Azzolino, con il quale evidentemente ebbe solidi contatti già nei periodi precedenti. L'opera è stata esposta anche nella mostra monografica del 2002 a Città del Messico e in quella sul movimento caravaggesco del 2003-2004 in Australia.Del dipinto non si hanno notizie certe negli inventari sabaudi. Tuttavia ci sono ipotesi d'identificazione plausibili. "L'Ecce Huo. 1/2 figura sola" è citato al numero 589 dell'Inventaro de'Quadri redatto dal Della Cornia nel 1635, indicato nella stanza della "Guardarobba" del Palazzo ducale, nel quale si ritiene una copia ordinaria da Tiziano (Musei d'Arte, fasc. I, p. 29), così come il "Christo ligato alla Colonna" che misura due piedi per un piede e otto oncie, collocato nella "Camera di Parada" attigua al Gabinetto dei disegn, registrato nell'Inventaro mobili del 1682 si trova un (Musei d'Arte, fasc. II, p. 22, n. 499). Nei successivi inventari della Galleria (1851, 1866,1871, 1899 ma anche Callery 1859) questo dipinto era considerato opera del Valentin de Boulogne e in quello più recente (1952) di un seguace napoletano del Caravaggio
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350813
  • NUMERO D'INVENTARIO 95
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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