Cristo coronato di spine

dipinto, post 1575 - ante 1592

Cornice del XVIII secolo, adattata ante 1851

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Da Ponte Jacopo Detto Jacopo Bassano (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Da Ponte Jacopo detto Jacopo Bassano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è riconoscibile nel “Christo incoronato del Bazzano” citato nelle Liste di oggetti giunti da Milano nel luglio del 1633 tramite il maestro di Guardaroba Bartolomeo Barroero, cioè tra le opere acquistate per 10 000 scudi d’oro da P.A. Maggi per conto di Vittorio Amedeo I (Gabrielli, 1971; Bava, 1995). Attribuito per tradizione a Jacopo ma a parere di Arslan (1931; 1960) volgare fattura di bottega prossima allo stile di Francesco e analoga per schema compositivo al dipinto già di collezione Tinozzi a Bologna, oggi in collezione privata romana (Aliberti Gaudioso, 1982, pp. 202-203 scheda 77), che costituirebbe anche a parere di Ballarin (1966-67) il dipinto prototipiale della serie e preludio alla versione estrema del soggetto di Oxford. Sono tuttavia note numerose repliche di diversa qualità, tra le quali Arslan segnalava una copia presso il Museo di Lille. Le fonti storiografiche coeve testimoniano che il soggetto, come anche altri celebri notturni, ebbe notevole fortuna e fu praticato da Jacopo e a seguire dal figlio Francesco spesso ricorrendo ai supporti lapidei di colore scuro, alla pietra nera di Verona (Marucini, 1577; Van Mander [1604]) o nel presente caso dipingendo su lavagna, così da sfruttare a pieno le potenzialità cromatiche dello stesso materiale per conferire al soggetto ulteriori accenti di drammaticità e patetismo. La critica all’unanimità non ha del resto tralasciato di sottolineare come l’intonazione timbrica di tale produzione e il tocco di gran lunga più sfaldato rispetto a quella anteriore, si accostino allo stile dell’ultimo Tiziano e particolarmente alla Coronazione di spine dell’Alte Pinakothec di Monaco. A sua volta anche la Gabrielli (1971) la riteneva un’opera di fattura grossolana, declassabile ad anonimo prodotto fuoriuscito dalla bottega di Jacopo. Tra gli esemplari noti compatibili per tecnica e supporto con il dipinto sabaudo la Coronazione di spine del Prado è stata da ultimo attribuita a Leandro da Falomir (2001), che per l’appunto ricorda le comuni caratteristiche tecniche esistenti tra le due e segnala una terza versione dell’episodio affine anche per il formato, di fattura bassanesca ma minore qualità formale, presso l’Escorial. Anche in questo caso, infatti, si tratta di un perfetto esempio di serializzazione della produzione pittorica della bottega, rivolta per lo più a soddisfare le esigenze intimistiche della devozione privata. Il dipinto in oggetto presenta una maggior complessità di dettaglio rispetto a quello spagnolo. Si colgono minute differenze nella figura alle spalle di Cristo e nell’abbigliamento dei personaggi ma soprattutto se ne discosta per la presenza di una donna che si affaccia dalla quinta architettonica a sinistra, per quella di un vegliardo di profilo con un cappello in primissimo piano all’estremità della composizione e dello sfondo che s’intravede a destra, dove oltre il colonnato sono rappresentati altri due personaggi rischiarati dalla presenza di un terzo punto luce e s’intuisce un ulteriore sviluppo dell’episodio evangelico o una sovrapposizione narrativa al soggetto principale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350799
  • NUMERO D'INVENTARIO 439
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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