Ordine dei Cappuccini trionfante sull'eresia. i santi Giuseppe da Leonessa e Fedele da Sigmaringen trionfano sull'eresia

dipinto, post 1752 - ante 1758

Cornice con decori in stucco dorato

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Tiepolo Giovanni Battista (1696/ 1770)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela di piccolo formato è bozzetto della pala eseguita da Giambattista Tiepolo per il quarto altare a destra della chiesa dei Cappuccini di Parma, trasferita nel 1810 nella Galleria Nazionale del capoluogo emiliano (Ricci, 1896). Fu acquistata nel 1843 da Roberto D’Azeglio dalla collezione di Angelo Boucheron (Inv. 1871; Villano, 2005) e poco dopo resa nota dal Callery nel 1859. Il dipinto non reca differenze di rilievo in rapporto alla versione finale dell’opera e mostra anzi, a parere unanime della critica, una maggior freschezza (in part. Morassi, 1962; Pallucchini, 1968; Ceschi Lavagetto, 1979; Gemin-Pedrocco, 1993). Rappresenta in chiave allegorica il trionfo della dottrina cristiana. Ritrae infatti i santi francescani Fedele da Sigmaringa nell’atto di calpestare l’Eresia e San Giuseppe da Leonessa, non Lorenzo da Brindisi come in un primo tempo asseriva Ricci (cfr. Rapporti di G.B. Tiepolo con Parma, 1896; La Real Galleria di Parma, 1896). Entrambi i frati furono martirizzati nel corso del Seicento e canonizzati da Benedetto XIV nel 1746. Tale data ha più di recente contribuito a orientare la cronologia almeno in relazione al conferimento dell’incarico al pittore (Ceschi Lavagetto, 1979). Invece per quanto concerne l’esecuzione della pala esistono due estremi cronologici di riferimento, forniti dal suo mancato ricordo nell’edizione della Guida di Clemente Ruta del 1752 e dal conferimento a Giambattista Tiepolo del titolo di “Amatore” da parte dell’Accademia di Parma nel 1758. Così il Ricci e il Sack (1910) ritenevano di poterla collocare tra il 1747 e il 1757, Molmenti (1909) la postdatava tra il 1752 e il 1757, Morassi (1962) come la Gabrielli (1971) e la Ceschi Lavagetto (1979) tra il 1752 e il 1758, la Pallucchini (1968) al 1758 circa, ritenendo plausibile che l’esecuzione meno schietta della pala in rapporto al bozzetto lasciasse intuire il coinvolgimento di qualche collaboratore del maestro. Rizzi motivava l’incertezza cronologica con una ripresa di alcuni schemi degli anni trenta riqualificati soprattutto nel caso del bozzetto da un tocco “ondoso e spumeggiante” (1971), mentre la Ceschi Lavagetto (1979) a sua volta sottolineava la verve del dipinto torinese soprattutto relativamente alla figura dell’Eresia, declassata invece a figura di repertorio nella redazione finale (Fornari Schianchi, 1983) . Infine Knox (1985), al quale va il merito di una pionieristica visione d’insieme che considera congiuntamente gli incarichi conferiti a Pittoni, Piazzetta e Tiepolo dai padri Cappuccini di Parma, sulla base di alcuni disegni conservati a Vienna e a San Pietroburgo ipotizzava che il dipinto fosse stato commissionato in quel torno di tempo e portato a termine – o quanto meno allocato - soltanto dopo il 1752. Tale ipotesi riceve conferma nel parere concorde di Gemin e Pedrocco (1993), proprio sulla base del confronto con l’incarico soddisfatto dal Piazzetta entro il 1739 con l’esecuzione della pala dell’Immacolata Concezione destinata al secondo altare di sinistra (oggi conservata presso la Galleria Nazionale di Parma) ed epoca durante la quale evidentemente i monaci avevano deciso di rinnovare l’aspetto del luogo. Non è da escludere che i nomi degli artisti da coinvolgere nell’impresa fosse suggerito dal giovanissimo duca Carlo, più tardi divenuto re di Spagna e nuovamente pronto ad assicurarsi i servigi di Giambattista Tiepolo per decorare il palazzo Reale di Madrid (Nepi Scirè, 2000). Più specificamente Gemin e Pedrocco (1993) circoscrivono la redazione del bozzetto e della relativa pala tiepolesca al 1757/58, rilevando da un lato affinità stilistiche con un bozzetto conservato in collezione privata parigina e propedeutico all’affresco perduto di Villa Soderini con l’Incoronazione del poeta Gnesio Soderini, dall’altro riconoscendo nello sfondo della pala parmense la stessa chiesa dei Cappuccini e la collaborazione certa della bottega del pittore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350787
  • NUMERO D'INVENTARIO 471
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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