Madonna con Bambino e Santi
dipinto,
ca 1500 - ante 1526
Vittore Di Matteo Detto Vittore Belliniano (1456 Ca./ 1529)
1456 ca./ 1529
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- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Vittore Di Matteo Detto Vittore Belliniano (1456 Ca./ 1529)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Negretti Jacopo detto Palma il Vecchio
Da Santacroce Girolamo
Rusconi Benedetto Detto Il Diana
Maestro Di Düsseldorf
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dalla collezione d’arte dell’avvocato torinese Riccardo Gualino, donata nel 1930 alla Galleria Sabauda. Lionello Venturi (1926; 1928) lo attribuì all’attività giovanile di Palma il Vecchio, sottolineando da un lato l’eredità della Sacra Conversazione belliniana “nella simmetria della composizione e nella pacatezza dei gesti”, dall’altro l’influsso del giovane Tiziano. Tale parere fu rigettato da Spahn (1932), Gombosi (1932) e da Mariacher (1968), propenso tutt’al più a limitare l’intervento alla bottega del pittore. Trovò invece concorde Noemi Gabrielli (1971), che tuttavia segnalò lo stato impoverito del dipinto, dietro al quale un restauro curato nel 1982 dal Laboratorio Nicola di Aramengo ha riscontrato la presenza di una tavola incollata con un ritratto maschile di fattura tardo manierista (inv. 433 bis), che è stato in quelle circostanze disgiunto (Di Macco, 1982). Berenson (1932) proponeva invece in un primo tempo il nome di Girolamo da Santacroce e poi quello di Benedetto Diana (1957), mentre nelle note di Fritz Heinemann pubblicate postume (1991) era citato tra le opere anonime della scuola belliniana e dubitativamente legato al Maestro di Düsseldorf. Più di recente Anchise Tempestini (1999) si è pronunciato in direzione di Vittore Belliniano, ultimo collaboratore documentato della bottega di Giovanni Bellini, operante per lo più nella seconda e terza decade del secolo e seguace capace di personalizzare la fisionomia dei personaggi e di conferire loro un notevole spessore psicologico. In effetti l’introspezione che caratterizza il viso del santo di destra - riconosciuto per lo più in Sant’Antonio da Padova ma probabilmente Francesco d’Assisi (Mariacher, 1968), più rispondente sotto l’aspetto simbolico ad accompagnarsi con Giovanni il Battista nel ruolo complementare di precursore di Cristo - denota una modernità pittorica più spiccata in rapporto agli altri personaggi rappresentati e quasi accostabile ai risultati raggiunti dalla pittura lottesca e di Girolamo Savoldo. D’altro canto, appena tre anni prima della morte, il maestro lavorava a stretto contatto con Lorenzo Lotto nell’esecuzione del Martirio di San Marco destinato all’omonima scuola veneziana, commissionato sin dalla fine del Quattrocento alla famiglia Bellini ma firmato e datato da Vittore soltanto nel 1526 (Marin, 1994-1995). Mentre è cosa nota che il collega bresciano nel 1520/21 portasse a compimento la Sacra Conversazione di ascendenza belliniana di fra’ Marco Pensaben nella chiesa di San Nicolò a Treviso (Fossaluzza, 1985). Del resto, la stima di cui Vittore Belliniano godeva da tempo e le sue capacità di aggiornamento sui più recenti sviluppi della pittura lagunare erano implicitamente provati già nel 1508, quando lo stesso Giovanni Bellini l’aveva incaricato insieme a Lazzaro Bastiani e Vittore Carpaccio di stimare gli affreschi giorgioneschi del Fondaco dei Tedeschi (Tempestini, 1999). La figura del Battista, nell’insieme più arretrata dal punto di vista formale, mostra qualche affinità con quella inserita nella Sacra Conversazione del Museo Civico di Feltre (cfr. Heinemann, 1991), con la quale sembra condividere la stessa croce formata da esili legnetti legati insieme da un giunco. Denota inoltre alcune tangenze con la Madonna con il Bambino e i santi Giovanni, Battista, Zaccaria, Orsola (?) e Sebastiano, un tempo in deposito alla Birmingham Art Gallery e poi riversata sul mercato antiquario, inclusa nel catalogo di Vittore Belliniano da Ervas e Tempestini (Ervas, 2009; Tempestini, nota a tergo di una fotografia dell’Istituto Tedesco di Storia dell’Arte di Firenze) e attribuita a Lattanzio da Rimini da Heinemann (p. 1962, p. 279), che dovrebbe collocarsi entro il secondo decennio del secolo (Ervans, 2009). Sul filo dei rapporti suggeriti dagli studi, pare pertanto ragionevole ritenere che il dipinto sabaudo debba collocarsi approssimativamente entro il primo quarto del secolo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350768
- NUMERO D'INVENTARIO 433
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0