ritratto di donna con cagnolino

dipinto, ca 1520 - ca 1525

Telaio con incastro angolare a 90° con taglio orizzontale e verticale

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Licinio Bernardino (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Negretti Jacopo detto Palma il Vecchio
    Bordone Paris Detto Paris Bordon
    Licinio Bernardino
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto pervenne alla Galleria Sabauda a seguito della donazione dell’avvocato Riccardo Gualino nel 1930. Dimenticato dalla critica successiva alla Gabrielli (1971), che proponeva insieme al Brandi l’ascrizione del dipinto al catalogo di Bernardino Licinio, il Ritratto di gentildonna con il cane si fregiava di un’attribuzione conferita da Lionello Venturi (1926) in direzione di Palma il Vecchio, supportata dal parere concorde del padre Adolfo (1926), di Bernard Berenson (1932; 1936; 1957) e, almeno inizialmente, della stessa Noemi Gabrielli (1959). Tale proposta era invece rigettata da Spahn (1932) e da Gombosi (1937), semmai inclini a ritenerla opera più tarda, databile cioè attorno al primo lustro degli anni trenta del Cinquecento, come da Suida (1927) che la indirizzava invece verso Paris Bordon. Giovanni Mariacher (1968), che pur la inseriva nel suo catalogo tra le opere erroneamente attribuite, tornava invece a legarla all’ambito culturale palmesco ma ne sottolineava la datazione più avanzata. Dovendo certamente tener conto che l’ottimale lettura del dipinto è inficiata da uno stato conservativo compromesso da un generale appiattimento della pellicola pittorica e da spuliture che hanno cancellato la modulazione delle ombre - in vero già constatato a suo tempo dalla Gabrielli (1971) - ma anche dalle presenza d’interventi che hanno invece appesantito ed eccessivamente sottolineato i racemi della damascatura sulle maniche dell’abito e la fisionomia del cane, tuttavia il ritratto sembrerebbe compatibile con l’abbigliamento dei Ritratti usciti dalla bottega del pittore negli anni venti. Il condizionale è reso d’obbligo anche dal particolare poco chiaro dell’acconciatura che, generalmente, lascia scoperte le orecchie e che invece in quella zona del viso sembrerebbe perdersi nel colore indistinto dei capelli e del balzo. Un paragone imprescindibile è offerto dal Ritratto di donna con leoncino della Pinacoteca di Bassano del Grappa (già di collezione Giuseppe Riva), attribuito ad Arrigo Licinio più che non al fratello Bernardino da Luisa Vertova e collocato attorno al 1522 per raffronto con la Fanciulla con il libro di Budapest (Vertova, p. 411 cat. 5), ove si ravvisa una composizione e un taglio della figura analoghi, oltre ai quali si apre però la veduta paesaggistica invece assente nel dipinto torinese. In quest’ultimo caso la resa dei lineamenti del viso sembra per converso più sciolta, anche se i tratti sono sicuramente più generici e non lasciano intravedere un’approfondita tensione psicologica. L’espressione sfuggente e leggermente strabica dell’occhio destro della figura sembrerebbe riproporre il tipico sguardo obliquo caro al pittore e la lieve sproporzione esistente tra un occhio e l’altro restituire un dettaglio fisiognomico superstite. Eppure, non diversamente dalle serie delle Teste all’antica, potrebbe anche essere imputabile a volute manomissioni del restauro antiquariale che, accentuando discontinuità stilistiche e qualitative tra le opere, non aiutano a districarsi nell’insidiosa produzione della bottega liciniana che ancora attende una specifica messa a fuoco (Vertova, 2003, pp. 121-140 ma anche i casi presentati in Ead., 2005, pp. 125-126). La posa della figura che tiene il cane con entrambe le mani inguantate ricade entro quella tipologia ritrattistica specificamente orientata a veicolare messaggi amorosi, forse nel caso specifico indirizzati verso la profferta di un impegno duraturo e garantito dalla fedeltà (cfr. Dal Pozzolo, 2008, in part. pp. 144-156). Si inserisce dunque in una produzione del maestro di notevole successo, destinata a una clientela veneziana che dal ritratto non pretendeva soltanto una verosimile restituzione fisiognomica ma l’illustrazione di una certa etica socio-familiare
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350749
  • NUMERO D'INVENTARIO 466
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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