Pan e Cupido
stampa stampa di riproduzione,
1753 - 1753
Cesi Carlo (1626/ 1686)
1626/ 1686
Carracci Annibale (1560/ 1609)
1560/ 1609
Personaggi: Pan; Cupido. Strumenti musicali: flauto. Paesaggi: alberi. Piante. Decorazioni: ignudi; mascheroni; amorini; erma- telamone
- OGGETTO stampa stampa di riproduzione
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MATERIA E TECNICA
carta/ acquaforte
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MISURE
Altezza: 260 mm
Larghezza: 292 mm
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ATTRIBUZIONI
Cesi Carlo (1626/ 1686): disegnatore/ incisore
Carracci Annibale (1560/ 1609): inventore
- LOCALIZZAZIONE Istituto di Belle Arti
- INDIRIZZO Via Duomo, 17, Vercelli (VC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La stampa appartiene alla serie di quaranta incise da Carlo Cesi (1626-1686) ed intitolata Galeria nel Palazzo Farnese in Roma del Sereniss. Duca di Parma etc. dipinta da Annibale Carracci intagliata da Carlo Cesio, pubblicata nel 1753 da Venanzio Monaldini, mercante di libri a Roma. E' questa la seconda edizione della serie che era già stata pubblicata nel 1657 dall'editore lorenese François Collignon (1610 c. - 1687). L'edizione del Monaldini si caratterizza per la presenza su ogni foglio di una iscrizione che indica il nome dell'editore Arnoldo van Westerhout (1651-1725), quello dell'inventore, cioè Annibale Carracci, e quello dell'incisore e disegnatore Carlo Cesi. E' inoltre riportato il numero di ogni tavola in caratteri romani.Le stampe contenute nella cartella "Incisioni da Carracci e Correggio" e conservate presso l'Istituto di Belle Arti di Vercelli (oggi di proprietà del Museo Leone), sono dodici su un totale di quaranta e riportano le medesime iscrizioni dell'edizione Monaldini del 1753.Rispetto all'impianto decorativo complessivo della Galleria Farnese le incisioni del Cesi privilegiano le figure tralasciando la trama degli elementi ornamentali interposta tra i riquadri che compongono il ciclo e, secondo il biografo Leone Pascoli, erano caratterizzate "da scioltezza e facilità di segno e mostravano una stretta aderenza al dato reale" (Tamanti, Giulia, ad vocem Cesi Carlo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. XXIV, Roma 1981).La stampa in questione è la quattordicesima di quaranta, come indica l'iscrizione in numero romano della tavola, in alto a destra: Tab. XIV.2 e riproduce il medaglione con Pan e Cupido, il quale sta a significare l'Amore che vince ogni cosa ('pan' in greco significa 'tutto'). Un confronto con altri fogli della serie e grazie al catalogo della mostra Annibale Carracci e i suoi incisori rivela che quella in questione è una stampa di notevoli dimensioni (260 x 535 mm) che raffigura due scene mitologiche distinte, a sinistra è riprodotto il medaglione con Salmace ed Ermafrodito e sulla stampa in alto a sinistra l'iscrizione riporta il numero romano XIV.1; a destra è riprodotto il medaglione con Pan e Cupido. Anche le tavole XV, XVI e XVII sono suddivise nel medesimo modo, ogni tavola contiene perciò due distinti episodi, cioè medaglioni istoriati della Galleria. Il foglio in esame è la metà destra della tavola XIV. Questa è stata perciò, in una epoca non precisabile, tagliata in due parti così che oggi si hanno due stampe distinte: l'una che riporta il numero romano XIV.1 e l'altra con il numero XIV.2. A conferma di quanto avvenuto, si riscontra lungo il margine sinistro del foglio che era la mezzeria della grande stampa, la traccia evidente del taglio. Annibale e Agostino Carracci affrescarono, tra il 1598 e il 1600, nella Galleria Farnese la volta, i lati corti e la fascia superiore dei lati lunghi delle pareti. Al centro della volta è raffigurata la scena celeberrima del Trionfo dell'Amore Sacro e dell'Amore Profano, che racchiude in sé il significato dominante dell'intero ciclo, vale a dire l'unione dei due tipi di amore; nei quadri riportati e nei medaglioni monocromi sono raffigurate le storie tratte dalle Metamorfosi di Ovidio e dalle descrizioni di dipinti antichi di Filostrato; si alternano oggetti inanimati, le erme in finto marmo, i puttini, i mascheroni grotteschi, ignudi e amorini. Giovan Pietro Bellori (1613 - 1696) , importante storiografo e antiquario del Seicento, diede alle stampe nel 1657 l'Argomento della Galleria Farnese dipinta da Annibale Carracci, disegnata et intagliata da Carlo Cesio. Nel quale spiegansi, e riduconsi allegoricamente alla moralità, le Favole poetiche in essa rappresentate e in questa sua lettura degli affreschi della Galleria di Annibale, egli rilevò che il tratto caratterizzante del ciclo era la varietà che il Carracci aveva dimostrato nel ricercare nuovi effetti, grazie all'impiego degli elementi esornativi, quali le cornici dorate, gli oggetti preziosi ai quali sono interposti gli ignudi, i mascheroni, gli amorini e le erme.Per quanto riguarda la fortuna del ciclo farnesiano attraverso l'incisione, essa si deve, a partire dal 1650, ad artisti italiani, tra i quali Carlo Cesi. Egli nacque ad Antrodoco (Rieti) nel 1626 e morto Rieti nel 1686, questi si formò presso la bottega di Pietro da Cortona (1596-1669). Contemporaneamente, esordiva come incisore di riproduzione, attività svolta sempre nella tecnica dell'acquaforte e volta divulgare soprattutto opere di artisti classicisti bolognesi come Annibale Carracci e Guido Reni
- TIPOLOGIA SCHEDA Stampe
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà mista pubblica/privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100214979-4
- NUMERO D'INVENTARIO 846
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- ENTE SCHEDATORE Università del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro"
- DATA DI COMPILAZIONE 2009
- ISCRIZIONI Recto, sotto alla stampa a sinistra - C. Cesius del. et sculp - stampatello minuscolo - latino
- STEMMI Verso, in basso a destra - civile - Marchio - Istituto di Belle Arti - Marchio viola di forma circolare, al cui interno è inserito il numero di inventario a matita
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0