Madonna del Latte

dipinto, ca 1508 - ca 1510

Su un fondale scuro, si staglia la Madonna a mezzo busto. Essa è seduta, chinata verso il Bambino che cinge con la mano destra. E' raffigurata nell'atto di allattare il Figlio a cui porge il seno destro tenendolo tra il medio e l'indice della mano sinistra. Veste una tunica rossa cinta poco sopra la vita; un manto blu le copre spalle e braccia. Ha il capo coperto da un fazzoletto annodato dietro la nuca. Il Bambino, raffigurato nudo, tiene in mano un frutto, e guarda verso lo spettatore

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI De Alladio Giovanni Giacomo Detto Macrino D'alba (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera, di alta qualità e sicuramente autografa, è comparsa per la prima volta in occasione della Mostra macriniana realizzata nel 1935 presso il Municipio di Alba: essa appare nella fotografia del salone consiliare durante l'esposizione conservata presso la Fondazione Re Rebaudengo di Guarene d'Alba, ed è anche segnalata in un articolo sulla "Gazzetta d'Alba" del 31 ottobre 1935 a firma G.Tedeschini. Anche Della Piana nella monografia comparsa in occasione di questa mostra (1935) le dedica, letteralmente, due righe (non accompagnate da riproduzione) dalle quali si apprende che essa apparteneva alla collezione Borletti di Milano. La stessa collocazione è ancora registrata nella seconda edizione del libro (1962), in cui viene anche pubblicata una foto della tavola, e quindi nell'ultima edizione degli elenchi di Berenson (Italian Painters of the Renaissance, I, North Italian Painters, Londra 1968, p. 237). La tavola è transitata sul mercato antiquario milanese nel 1995. E' stata studiata da Edoardo Villata nella sua monografia su Macrino del 2000. Nel 2001 è stata esposta ad Alba e nel 2002 nella galleria Antichi maestri pittori di Torino.La tavola in esame sembra essere una versione "ridotta" destinata alla devozione privata della Madonna con angeli già Feigla. Ma rispetto a quel dipinto, l'invenzione leonardesca non è più tradotta in una formula di impeccabile correttezza accademica, anzi forse siamo di fronte a una delle più raffinate tra le opere tarde di Macrino. Nell'opera emerge anche il ricordo di soluzioni antoniazzesche dello stesso soggetto. La tavolozza non si discosta, in apparenza, da quella della pala di Crea: rosso squillante, blu scuro, verde. Ma in realtà non sembra più esserci la luminosità diffusa che caratterizza le opere di Macrino fino almeno al 1505, ma anche il polittico albese del 1506. Il riferimento più convincente è all'Adorazione in San Giovanni ad Alba del 1508, che in comune con la Madonna già Borletti ha i delicati trapassi tonali sugli incarnati e la gamma dei colori su cui si modella la figura della Vergine: blu petrolio del manto con risvolti verdi, abito rosso tendente al rosa. Quanto detto sin qui, unito alla considerazionre del panneggiare insolitamente ampio, che ricorda abbastanza da vicino quello del Maestro di San Martino Alfieri, indurrebbe a credere a una datazione abbastanza tarda, forse verso la fine del primo decennio del Cinquecento. Mai come in questa fase della propria carriera Macrino cerca di umanizzare i personaggi sacri, forse con un occhio alla maniera, "umana anziché umanistica" per lui però sostanzialmente incomprensibile, di Spanzotti
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100211709
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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