manipolo, serie - manifattura italiana (prima metà sec. XVII)
I manipoli sono confezionati con alcuni frammenti di lampasso (otto per il primo, cinque per il secondo) e sono foderati con taffetas di seta viola (due pannelli per il primo, tre per il secondo). Le insegne sono impreziosite con galloni in seta ecru e oro filato e lamellare, impiegati per rifinire l'orlo delle alette e per eseguire le tre croci, poste sulle alette e al centro del troncone: il gallone posto sul bordo delle alette è decorato con la contrapposizione dei due filati; la croce di un'aletta della prima insegna è eseguita con un gallone decorato con un motivo a lisca di pesce; la croce sul troncone di questo manufatto è realizzata con il gallone più alto decorato con un motivo a rombi concentrici; un decoro simile impreziosisce il quarto gallone, impiegato per le altre croci presenti sui pezzi. Sul rovescio, al centro, è stato applicato un nastro, in tela di cotone, per il primo manipolo color vinaccia, mentre, per il secondo, color viola
- OGGETTO manipolo
-
MATERIA E TECNICA
cotone/ tela
filo dorato/ lavorazione a telaio
seta/ broccata
seta/ lampasso
seta/ lanciata
seta/ taffetas
seta/ tessitura a telaio
-
MISURE
Profondità: 7.5
Altezza: 84
Larghezza: 21
- AMBITO CULTURALE Manifattura Italiana
- LOCALIZZAZIONE Mondovì (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Fin dal XVII secolo la composizione "a rete" è stata particolarmente apprezzata e ricercata per la confezione di paramenti liturgici (sulla diffusione di tale tipologia si veda P. Marabelli, La fortuna della tipologia disegnativa "a rete", in T. Boccherini, P. Marabelli, "Sopra ogni sorte di drapperia...". Tipologie decorative e tecniche tessili nella produzione fiorentina del Cinquecento e Seicento, catalogo della mostra, Firenze 1993, pp. 29-36). Rispetto, però, ai tessuti realizzati per l'abbigliamento civile, le stoffe per la Chiesa avevano un'evoluzione molto più lenta e lo stesso decoro poteca essere ripetuto invariato non solo per decenni ma anche per secoli: la composizione appare avvicinabile quelle datate alla prima metà del Seicento (si rimanda all'ampio repertorio pubblicato da A. M. Colombo, I damaschi tra Cinquecento e Seicento: un'indagine territoriale, in P. Venturoli (a cura di), I tessili nell'età di Carlo Bascapé vescovo di Novara (1593-1615), catalogo della mostra, Novara 1994, pp. 54-75), mentre sembra essere più antica rispetto a testimonianze datate alla seconda metà del secolo (R. Orsi Landini, I paramenti sacri della Cappella Palatina di Palazzo Pitti, Firenze 1988, pp. 93-94, scheda n. 44; G. Cantelli (a cura di), Magnificenza nell'arte tessile della Sicilia centro-meridionale. Ricami, sete e broccati delle Diocesi di Caltanissetta e Piazza Armerina, catalogo della mostra di Vicenza, Catania 2000, pp. 390-391, scheda n. 21 di R. Civiletto) che vennero prodotte per tutto il secolo, per poi evolversi in forme più leggere ed eleganti (si rimanda a L. Fornasari (a cura di), Il Seicento in Casentino. Dalla Controriforma al Tardo Barocco, catalogo della mostra di Poppi, Firenze 2001, pp. 244-245, scheda n. 17 di M. C. Castelli; B. Markowsky, Europäische Seidengewebe des 13.-18. Jahrhunderts, Colonia 1976, pp. 283, scheda n. 457; M. King e D. King, European Textiles in the Keir Collection 400 BC to 1800 AD, Londra-Boston 1990, pp. 212-214, 217, scheda n. 161-163, 166; T. Boccherini, Evoluzione tecnico-grafica di una tipologia tessile del Settecento, in "Kermes", 1990, n. 7, pp. 41-43). Si segnala che nel Convento di Morgex, in Valle d'Aosta e nella chiesa di S. Giulio, sull'isola omonima del lago d'Orta sono conservati parati confezionati con un tessuto molto vicino a quello del parato di Mondovì, E. BRUNOD, Arte sacra in Valle d'Aosta. Vol. III. Diocesi e comune di Aosta , Aosta 1981, p. 218, fig. 161; Laboratorio restauro tessili abbazia "Mater Ecclesiae", Alcuni manufatti di particolare importanza, in San Giulio e la sua isola nel XVI centenario di San Giulio, Novara 2000, pp. 235-236), quest'ultimo tessuto è datato fra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento ed è ascritto ad ambito milanse; si segnala che una composizione molto simile, ma eseguita in velluto, è pubblicata da B. Taricco (a cura di), Arte sacra a Cherasco. Devozione, committenze e artigianato artistico tra Seicento e Otrtocento, catalogo della mnostra di Cherasco, Peveragno 2000, pp. 44-45, scheda n. 39. Si data il tessuto, con ll quale, con la variante in verde, è stato eseguito un altro parato, alla prima metà del Seicento e lo si attribuisce ad manifattura italiana. L'insieme liturgico potrebbe essere identificato nella "Tunicella e dalmatica di broccato violaceo antico in oro guarnito di galloni a lama in oro, fodera di moella violacea. In cattivo stato, menzionato nell'inventario "degli utensili, vasi, vesti, ed altri arredisacri della Chiesa Cattedrale, e delle Compagnie in essa erette fatto in giugno 1845" (Mondovì, Archivio del Capitolo della Cattedrale, f. 17)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100208832-2
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0