Paesaggio con rovine. paesaggio con rovine

dipinto, 1850 - 1850

Il dipinto raffigura sulla sinistra le rovine del castello di Amedeo VI, invase dalla vegetazione, sulla destra terreno paludoso. Al centro si snoda un sentiero percorso da un cacciatore con il suo cane. Sullo sfondo il lago di Bourget e una costra rocciosa. Incombe un cielo carico di nuvoloni scuri e l'atmosfera sembra quella che precede il temporale.Cornice XIX secolo con decorazioni di conchiglie in pastiglia agli angoli

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Marin Leonide (notizie 1850-1852): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Avvocatura Distrettuale dello Stato
  • INDIRIZZO Corso Stati Uniti 45, Torino, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Non si sono reperite notizie riguardo all'autore del dipinto, che si firma "L. Marin", nei repertori della pittura ottocentesca normalmente in uso (Comanducci, Thieme-Becker, Bénezit ecc.). Si sa però che un certo Leonide Marin partecipò alle esposizioni annuali della Società Promotrice alle Belle Arti torinese del 1850 e del 1852 con due paesaggi: "Rovine del castello di Amedeo VI sulle rive del lago di Bourget", n. 678 del 1850 (IX esp.) e "La vallata di Sant'Elena del lago presso Mont Mellian (Savoia), n. 419 del 1852 (XI esp.). Il dipinto in esame si può perciò identificare con la veduta del lago di Bourget con le rovine del castello di Amedeo VI esposta nel 1850 (anno di esecuzione che viene registrato negli inventari e nell'elenco dei dipinti concessi in deposito presso l'Avvocatura dello Stato per il quale cfr. qui di seguito).Stilisticamente l'opera ben si colloca nell'ambito di quella generazione di artisti nati tra il 1810 e il 1820 (Carlo Piacenza, Angelo Beccaria, Giuseppe Camino, Bartolomeo Ardy, Ernesto Allason per esempio), ormai tesi verso un lirico vagheggiamento del mondo naturale e agreste o alla sua interpretazione in chiave drammatico-scenografica. Dagli anni Quaranta parecchi giovani artisti cominciano a viaggiare sia in Italia sia all'estero e vengono a contatto con il nuovo naturalismo svizzero e francese, Ginevra, la Savoia, Parigi, Fontainebleau, e le accademie tedesche. Da un paesismo filtrato attraverso la tradizione olandese o influenzato dai modi dazegliani, si passa a una visione più diretta della natura (cfr. il capitolo "Appunti sulla pittura di paesaggio. L'avvio alla visione diretta della natura" di R. Maggio Serra nel catalogo della mostra "Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna. 1773-1861" a cura di E. Castelnuovo e M. Rosci, Torino 1980, v. II pp. 727-732).L'opera è registrata nel Palazzo Reale Vecchio di Torino (terzo piano, camera n. 28) durante le fasi di inventariazione del 1879-1880 e compare ancora nel corridoio del secondo piano del Palazzo Nuovo nell'inventario del palazzo steso nel 1966. Comunicazioni verbali raccolte durante il sopralluogo all'Avvocatura dello Stato rimandano la consegna in deposito del dipinto ad "almeno prima del 1973" (esiste un "Elenco quadri consegnati all'Avvocatura Distrettuale dello Stato - Torino" datato 1974/1975)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100207846
  • NUMERO D'INVENTARIO 7664
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • ISCRIZIONI in basso a sinistra - Marin L - a penna/ nero -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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