fiori e uccelli

dipinto, ca 1733 - ca 1736

Il dipinto, entro semplice cornice lignea dorata, raffigura una pernice, un'anatra, un pavone e fagiani attorno ad un mazzo di fiori, ambientati in un paesaggio con alberi

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 115
    Larghezza: 144
  • ATTRIBUZIONI Crivelli Giovanni Detto Crivellino (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Castello Ducale
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La presenza di iscrizioni e numeri sul dipinto ne ha permesso l'esatta individuazione negli inventari del 1908 e del 1855, quando era collocato nella sala d'aspetto dell'Appartamento reale, e la ricostruzione ipotetica della catena anche per gli altri registri. Da essa emerge che condivise i medesimi spostamenti con un altro dipinto presente nella sala, quello con n. 121 del 1964, molto simile anche nel soggetto. Fu restaurato da Giorgio Gioia nel 2000.La tela fa parte di un ciclo di nature morte conservato in castello tradizionalmente attribuito in maniera generica a Crivelli, data la difficoltà di riconoscere e distinguere la mano di Angelo Maria Crivelli (detto il Crivellone) da quella del figlio Giovanni (detto il Crivellino), i cui dati anagrafici precisi sono ignoti. Il catalogo della produzione dei due artisti infatti ha subito più volte scambi d'attribuzione, confusioni ed errori, che coinvolsero talvolta anche l'artista piacentino Felice Boselli. In passato si tentarono distinzioni sulla base di considerazioni di natura stilistica (Caprara ritiene caratteristiche di Angelo "le sottili velature trasparenti" e di Giovanni "masse corpose di colore") e/o tematiche (Giovanni mostrerebbe un interesse maggiore per la raffigurazione di "animali in movimento" mentre Angelo Maria sarebbe specializzato nel rappresentare la selvaggina e i pesci) da ritenersi superate (cfr. G. Briganti, a cura di, "La pittura in Italia. Il Settecento", Milano 1990, vol. II pp. 686-687). La critica recente propende in generale per un'attribuzione dei dipinti conservati ad Aglié, mai studiati però singolarmente, a Giovanni Crivelli, mettendoli in confronto con tele e paracamini realizzati per la Palazzina di caccia di Stupinigi, soprattutto per ragioni storiche. Del resto il soggiorno a Torino e il legame con la corte sabauda sono documentati solo per Giovanni (il pagamento per gli otto paracamino del Salone centrale di Stupinigi è del 1733) e non per il padre. Anche il rapporto di Crivellino con Boselli (Piacenza 20 aprile 1650- Parma 23 agosto 1732) ipotizzato da Arisi è stato ridimensionato (il periodo di apprendistato di Giovanni nella bottega del maestro sarebbe durato dal 1721 e il 1732) nel catalogo "Settecento lombardo" del 1991, a cura di R. Bossaglia e V. Terraroli. Sembra in effetti "strano che in un momento in cui la bottega di padre e figlio Crivelli doveva essere in piena attività e successo a Milano, uno dei due se ne stia distaccato e per un così lungo periodo" (cfr. ibidem, p. 250). Un nesso con Boselli resta innegabile ma potrebbe spiegarsi anche con la presenza di modelli di riferimento comuni attinti dalla grande pittura olandese in voga da anni nelle corti nord-europee ed in particolare dalle scene di caccia di Frans Snyders e dalle nature morte con animali di David de Coninck. Forse alcune delle tele di Aglié fanno parte delle collezioni originarie del castello appartenenti alla famiglia San Martino che, in linea con il gusto delle altre grandi famiglie del nord-Italia, nel 1764 conservava nella residenza una cinquantina di tele censite da Giovanni Adamo Wehrlin come opera dei Crivelli (cfr. "Descrizione della Libreria, Mobili, e Quadreria esistenti nel Castello d'Aglié" in Biblioteca Reale, Casa Savoia III/2). Le dispersioni però furono notevoli: nel 1808 si ricordavano in castello solo più una decina di dipinti con questa attribuzione (cfr. ASTO, Archivio Alfieri, m. 29 fasc. 6), un certo numero di tele furono trasportate nel castello di Rivara (nel 1822 ne furono inventariate 20), e da qui trasferite a Torino per essere alienate in asta pubblica. Come riferisce Michela Di Macco "la genericità della descrizione inventariale non consente di identificare le opere provenienti da Rivara con i quadri in circolazione sul mercato antiquario del tempo . . . per tutto il secolo si replicano spostamenti vari ed è ancora una volta il castello di Aglié lo specchio di tali vicende, come luogo d'approdo di altri Crivelli provenienti dalla villa ducale di Stresa nel 1890" (cfr. M. Di Macco, "Dopo Cavour: recuperi e allestimenti. Crivelli e Crivellino nella Sala da pranzo di Santena", in "Il castello di Santena. Storia e cultura nella dimora dei Cavour", Torino 1992, p. 156). Resta dunque incompleta la catena inventariale di queste tele, ricordate negli inventari storici del castello in modo generico, per gruppi omogenei, nella "Camera grande per uso di tavola", nello "Scalone in marmo" e nella "Camera di parata". Prosegue in Osservazioni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100207056
  • NUMERO D'INVENTARIO 122
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Complesso Monumentale del Castello Ducale, Giardino e Parco d'Agliè
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI retro, cornice, in basso, a sinistra - etichetta ottagonale prestampata con bordo blu senza numero - numeri arabi - a impressione -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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