paesaggio con alberi, architetture e figure

porta,

Nella stanza vi sono due porte, ognuna delle quali presenta su un lato pitture di paesaggio omogenee con le altre che decorano la stanza. Nella parte inferiore della porta vi è un pannello dipinto di forma rettangolare sormontato da un altro di maggiori dimensioni, dai contorni mistilinei, con cornice decorata al centro da intagli a motivi vegetali. Tutti dipinti delle porte sono stati schedati singolarmente

  • OGGETTO porta
  • ATTRIBUZIONI Cignaroli Scipione (1690 Ca./ 1753): pittore
    Bosso Giovanni (notizie 1731-1745): scultore in legno
    Marocco Francesco (notizie 1731-1732)
    Stroppiana Giuseppe (notizie 1731-1762)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La camera ultima degli archivi è decorata da 62 scene (dipinte su zoccolo, porte, scuri delle finestre, sovrapporte e rivestimento da parete della strombatura della porta sul lato ovest) dipinte da Scipione Cignaroli, ad eccezione delle 24 pitture realizzate sugli scuri di finestra che sono opera di Carlo Filippo Brambilla. L'attribuzione a Brambilla dei dipinti degli scuri, presente nella scheda biografica del pittore contenuta nelle Schede Vesme e confermata dal riscontro documentario, fu spesso ignorata dalla critica, che riconobbe tutto l'insieme come opera di Scipione Cignaroli. I pagamenti al Cignaroli per l'esecuzione del ciclo citati nelle Schede Vesme e nella bibliografia recente risalgono ai mesi di gennaio (per i quattro pannelli delle due porte volanti), maggio e novembre del 1740 per "cinque quadri di paesaggi" (da identificarsi probabilmente con le sovrapporte ancora conservate). Il pagamento a Brambilla, datato 9 maggio 1739, indica come causale specifica per "haver dipinto 24 voletti per quatro finestre" della camera. Gli inventari storici della residenza riferiscono che nell'allestimento originario era previsto anche un paracamino non più in situ, descritto ancora nel 1815 come "contro fornello rappresentante un paesaggio con cornice intagliata e dorata" (in "Inventaro de'mobili esistenti ne'Reali Appartamenti del Palazzo di Torino", c. 22v), non più riscontrato nell'elenco dei dipinti stilato durante la successiva ricognizione inventariale del 1822. Nella bibliografia storica relativa ai pittori della famiglia Cignaroli spesso si trovano imprecisioni e notizie contraddittorie sia sui dati anagrafici sia sull'opera dei singoli artisti, dando vita ad una "Questione Cignaroli" pubblicata da Vesme e poi ripresa nel tempo. Recentemente si è accertato che Scipione nacque a Milano nel 1680, ebbe un primo periodo di formazione a Roma e poi seguì il padre Martino attivo per la corte torinese. Il ciclo di dipinti analizzato rappresenta vedute di paesi e paesaggi che presentano molteplici richiami al paesaggismo genovese, alla veduta romana e a quella veneta. Gli esempi tratti dalla cultura pittorica del Seicento e Settecento messi in luce dalla critica sono quelli di Tempesta, Dughet, Jan Frans Van Bloemen, Andrea Locatelli, Claude Lorrain, Poussin, Carlo Antonio Tavella, Salvator Rosa, Ernesto Daret, Hans de Jode oltre ad "una miriade di spunti diversi: da Marco Ricci, da Gaspar Diziani, da Paolo Anesi, ma anche da Watteau, Pater e Lancret" (Cifani A. /Monetti F. , v. II p. 423). Nei testi citati in bibliografia sono ipotizzate talvolta la collaborazione di Pietro Domenico Olivero, che agli elementi paesaggistici avrebbe aggiunto figure umane ed animali, sull'esempio documentato dei dipinti eseguiti per il Castello di Rivoli, e talvolta di Francesco Antoniani (cfr. Tardito Amerio). L'ipotesi d'intervento di Olivero è presa in considerazione anche da Cifani e Monetti, i quali a proposito delle cinque sovrapporte osservano che "presentano vivaci figurine, rifinite ed elaborate in modo insolito; i documenti non precisano maggiormente, tuttavia sembra di potervi ipotizzare un intervento di Ollivero per la stretta parentela stilistica che denunciano, a meno di supporne una copia precisa da parte di Scipione" mentre "il lambris rappresenta la summa della cultura di Scipione, con un ritorno insistito a Dughet e a Lorrain rivisitati in chiave settecentesca" (v. II p. 422). Andreina Griseri vedeva un forte richiamo al "genovese Tavella [nelle] sovrapporte di Palazzo Reale, anche se le vedute nello zoccolo appaiono intese con un verismo schiarito sul genere del Manglard, con tratti che saranno utilizati dallo stesso Vernet". Franca Dalmasso riprese un giudizio precedente del Mallè per sostenere che sembrerebbe "difficile trovare nelle opere di Scipione, come è stato visto (Mallè, 1961) accenti preottocenteschi e collocarle agli inizi del paesaggio piemontese: il loro carattere è invece ancora essenzialmente settecentesco e di puro valore decorativo, anche se di buon livello per gusto e abilità di mestiere". Il gusto per il paesaggio piemontese, esaltato nei tocchi delicati di Scipione Cignaroli, fu molto apprezzato dalla corte sabauda che già nel 1739 lo aveva incaricato, insieme a Carlo Filippo Brambilla, di eseguire soggetti analoghi per l' "Anticamera della Regina" nella Palazzina di Caccia di Stupinigi. Le tematiche sono le stesse, anche se la scelta del modello paesaggistico è diversa per la residenza di Torino dove i dipinti dovevano inserirsi nel contesto caratterizzato dal barocco secentesco e dove il pittore giunse a celebrare, "in vena fortemente arcadica, il paesaggio del Piemonte con le corone di monti innevati e le pianure verdeggianti" (Cifani A. /Monetti F. , v. II p. 422). ; Autori della parte di minuseria della porta e delle cinque chiambrane presenti nella stanza furono Giovanni Bosso, Francesco Marocco e Giuseppe Stroppiana (cfr. P. Cornaglia, p. 124)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100200809-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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