Dio Padre e colomba dello Spirito Santo

dipinto,
Delfina Stefano (attribuito)
notizie prima metà sec. XVII

Il Dio Padre, avvolto in un mantello, presenta le braccia spalancate. Dei 4 angeli sui lati 2 reggono un cartiglio

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Delfina Stefano (attribuito): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE ORTA SAN GIULIO (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fa parte del ciclo completato dal Battesimo di Cristo collocato sulla parete di fondo del sacello. In base alla lettura delle visite pastorali, la decorazione dovrebbe essere stata eseguita intorno al 1617, quando il vescovo Taverna registrava lo spostamento del fonte battesimale nella navata di destra, forse proprio per dare corso all'esecuzione degli affreschi, ordinata dal vescovo Bascapè nel 1604. Poichè il successivo spostamento dello stesso fonte avvenne solo nella prima metà del 700, non abbiamo modo di verificare entro quale termine la decorazione fosse stata compiuta. I dipinti furono già riferiti dal Verdina al Morazzone, ma tale attribuzione non pare accettabile. Si può invece proporre il nome di Stefano Delfina, un pittore originario dell'Isola di San Giulio, di cui sono rimaste pochissime opere certe, tra le quali una pala d'altare a Pisogno e un'altra a Premosello. Il suo catalogo è stato di recente ulteriormente ristretto da Paolo Venturoli che, a giusta ragione, gli ha tolto l'attribuzione dei dipinti della cappella dell'Assunta della Basilica di san Giulio, spostandoli a Bernardo Monti. Restano da identificare le sue opere genericamente citate, nella stessa basilica, dal Cotta, ma è possibile che in tutto il territorio del Cusio il pittore fosse presente. Di lui non possediamo neppure gli estremi cronologici, se pure la sua morte ha ora un termine post quem al 1655, anno in cui egli è nominato ancora vivente come padre di Michelangelo, residente a Barcellona. Quanto all'attribuzione degli affreschi in esame sono da considerare i raffronti soprattutto con la tela di Pisogno, nella messa in atto di tipologie ancora manieristiche che ben emergono nel nostro Padre Eterno, non immune da riferimenti alla pittura cinquecentesca e nello specifico a quella di Bernardino Lanino; valgono poi per tutta la decorazione i confronti con la pittura del Morazzone, inevitabile termine di riferimento, per la pittura cusiana della prima metà del 600. Per l'iconografia del Dio Padre si veda ora l'analogo soggetto rappresentato a Baceno nella chiesa parrocchiale, riferito recentemente allo stesso Delfina
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100198472
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2001
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sul cartiglio retto dall'angelo, a sinistra - ECCE QUI TOLLIT PECCATA MUNDI - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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