busto ritratto di Domiziano
busto,
1825 - 1849
Bogliani Giuseppe (1805/ 1881)
1805/ 1881
Il busto ritrae l' imperatore Domiziano di fronte. Poggia su un piedistallo di marmo, la cui base è di forma circolaree presenta un' iscrizione
- OGGETTO busto
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ATTRIBUZIONI
Bogliani Giuseppe (1805/ 1881): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Palazzo dell'Accademia delle Scienze
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il busto fa parte di una serie realizzata da Giuseppe Bogliani e donata all'Accademia da Filippo Lavy nel 1840. Le "Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino" registrano la donazione di "diciotto busti in marmo, da esso fatti lavorare a Roma dal nostro scultore Giuseppe Bogliani sugli originali colà conservati, i quali busti figurano i dodici Cesari, Bruto, Cassio, Pompeo, Lepido ed Antonio" (pp. XLI-XLII). Le vicende della serie completa sono in parte confuse, anche a causa di un furto avvenuto in passato e da cui sono stati recuperati otto pezzi. Allo stato attuale sono tredici i busti superstiti, per cui ne mancano ancora cinque. Anche gli inventari del 1871, del 1875 e del 1894 contavano infatti 18 busti. L'esatta identificazione delle opere mancanti è difficile, anche perchè nell'elenco del 1894 quattro busti hanno un soggetto non identificato e quattro, indicati come "M. Anton. Triumvir; Julius Caesar; Sen. Magn. Pomp.; Titus Vesp. Aug. Imp.", non sono stati reperiti. Le notizie bibliografiche non forniscono indicazioni sempre coerenti: A. Baudi di Vesme ricorda 18 busti (cfr. "Schede", vol. I, Torino 1963, pp. 148-149), Assandria 12 pezzi (cfr. G. Assandria, "Una famiglia torinese d'artisti. I Lavy", in "Atti della SPABA", Torino 1916, vol. VIII fasc. 4 pp. 242-244) mentre nel catalogo delle opere esposte dall'autore nella pubblica mostra del 1832 figurano 15 busti. Dal confronto incrociato tra questa fonte e l'inventario del 1894 si sono riconosciute alcune corrispondenze: Pompeo Magno (inv. 62), Cassio (inv. 57) ora in SBAS, Bruto ora in Accademia, Giulio Cesare (inv. 59), Augusto (inv. 61) ora in SBAS, Tiberio (inv. 68) ora in SBAS, Caligola (inv. 60) ora in SBAS, Claudio (inv. 66) ora in SBAS, Nerone (inv. 67) ora in SBAS, Galba ora in esame, Ottone (inv. 65) ora in SBAS, Vitellio ora in Accademia, Vespasiano (inv. 70) ora in Accademia, Tito (inv. 64), Domiziano (inv. 69) ora in Accademia. Rispetto a questo elenco si segnala in più il busto raffigurante Lepido (inv. 63) ora in SBAS, per cui si ipotizza che Bogliani non all'epoca non abbia esposto tutte le opere realizzate ma solo una parte.Giuseppe Bogliani (Torino 1805-1881), figlio dello scultore Giovanni Battista e allievo di Amedeo Lavy, studente dell'Accademia di Belle Arti torinese vinse nel 1825 il pensionato a Roma. Qui conobbe Thorvaldsen, ne frequentò la bottega rimanendone profondamente influenzato anche negli anni a venire. Tornato in patria, l'attività di Bogliani per la corte sabauda si fece intensa: per Carlo Alberto eseguì il monumento a Pietro Micca collocato in origine nel cortile dell'Arsenale (1834-1837) e su progetto del Palagi eseguì la statua di Vertumno per la sala da pranzo del Castello di Racconigi e altre statue per la cappella della Margaria. Negli anni Quaranta e fino a metà anni Cinquanta espose con regolarità alla Promotrice e si dedicò ad un'intensa attività ritrattistica (cfr. E. Castelnuovo-M. Rosci, a cura di, "Cultura figurativa e architettonica negli stati del Re di Sardegna 1773-1861", catalogo della mostra, Torino 1980, v. III ad vocem di D. Pescarmona pp. 1406-1407). Nella vasta produzione dello scultore si ricordano in particolare le statue di San Carlo Borromeo e di San Giovanni Battista per la Gran Madre di Dio e la Madonna della Consolata posta davanti all'omonimo santuario torinese. Nell'Accademia Albertina si conservano i busti dell'arcivescovo mons. Vincenzo Mossi e di Carlo Alberto di Savoia, nel Museo Pietro Micca una statua al soldato piemontese, nel Museo Capitolino a Roma i busti di Beccaria e di Saluzzo. Per la "Mostra del centenario della Società Promotrice delle Belle Arti 1842-1942" fu scelto un suo bozzetto in terracotta per un monumento a Vittorio Alfieri, forse conservato nella Galleria d'Arte Moderna a Torino. Realizzò inoltre il "mausoleo nel cimitero urbano di Torino" al suo maestro Amedeo Lavy morto nel 1864 (cfr. "Cenni biografici intorno ad Amedeo Lavy" estratto dall'enciclopedia popolare, vol. 2 del Supplemento perenne, Torino 1867). Un ulteriore elenco delle opere di Bogliani è presente anche nel repertorio di Alfonso Panzetta, "Dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento", Torino 1989, p. 32. Nell'esecuzione del ciclo di busti tratti dall'antico, datati tra il 1829 e il 1832, Bogliani si ispirò alla collezione di sculture allestita nella "Sala degli imperatori" nei Musei Capitolini a Roma. Nelle fotografie delle opere ivi esposte, reperite in bibliografia, si sono riconosciute infatti alcune sculture identiche a quelle della serie torinese mentre altre presentano il viso molto simile ma busto diverso. Lo scultore dunque potrebbe aver copiato nel dettaglio alcune opere e uniformato le altre ad un unico modello. Il riferimento orizzontale istituito fa riferimento alla scheda OA inventariale del primo busto della serie catalogato nel 1997, quello raffigurante Tito Claudio
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico non territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100168521
- NUMERO D'INVENTARIO 69
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1997
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- ISCRIZIONI sul retro del busto - EQ. PH. LAVY - a solchi - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0