angelo adorante
statua,
Juvarra Filippo (1678/ 1736)
1678/ 1736
Plura Carlo Giuseppe (cerchia)
1665 ca./ 1737
L'angelo a tuttotondo si volge all'altare con le mani protese verso destra, che si sfiorano. La veste, annodata sull'addome, lascia scoperte le spalle, il petto e la gamba sinistra, sulla quale la figura inginocchiata flette. I capelli, spartiti in spesse ciocche, sembrano mossi dal vento
- OGGETTO statua
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ATTRIBUZIONI
Juvarra Filippo (1678/ 1736): progettista
Agliaudi Ignazio Detto Giovanni Pietro Baroni (1705/ 1769): disegnatore
Plura Carlo Giuseppe (cerchia): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE E' previsto insieme alla scultura che lo affianca nel disegno Ris. 59-2 c. 2 di G.P. Baroni di Tavigliano relativo alla cappella dei Santi Stefano e Agnese. Entrambe le statue, pertanto, erano comprese nel progetto juvarriano e non è da escludere che il disegno sia stato fornito dallo stesso Baroni di Tavigliano, benché il disegno succitato si riferisca all'altare contrapposto. L'esecutore o gli esecutori (sebbene rimandi stilistici fra le quattro statue soprastanti gli altari laterali inducano a ipotizzare un unico responsabile) sembrano essere fortemente condizionati dall'operato di Carlo Giuseppe Plura, come dimostra il vigoroso panneggio disposto sapientemente attorno alle membra: le pieghe fortemente incavate e frastagliate si avvolgono attorno alle gambe senza assumere contorni spezzati, simulano un moto contraddetto dalla compostezza dei gesti; le incassature si fanno strette e appiattite sul fusto dove la veste è più aderente al corpo. Diversamente da Plura, tuttavia, il modellato del corpo e del volto, pur reso in alcuni tratti con efficacia, non ha lo stesso vigore e tocco nervoso, così nel panneggio, che sembra seguire un andamento più morbido. La presenza di Carlo Giuseppe Plura e, quindi, di eventuali suoi assistenti nella chiesa della SS. Trinità non è certa: secondo Luigi Mallé, ripreso dal Tamburini, Plura eseguì intorno al 1732 su un disegno di Juvarra del 1730 (già segnalato da Rovere L., Viale V., Brinckmann, 1937, come disegno posseduto dall'ingegnere Fontana di Torino) un gruppo della Trinità, distrutto dall'incendio del 1943. Non è chiaro su quali elementi Mallé e Tamburini basino la loro attribuzione, che può essere stata dedotta dalla collaborazione che si stabilì tra lo scultore e Juvarra dal 1717 al 1735: è una conclusione che contraddice le fonti sulla storia della chiesa, per le quali la paternità della macchina processionale è da assegnare a Stefano Maria Clemente (Bartoli F., 1776; Cibrario L., 1846; Baricco P., 1869; Alasia B., 1877). Bertini, che in una precedente schedatura ebbe modo di visionare il gruppo scultoreo, giustificò l'attribuzione a Clemente sulla scorta di inventari della chiesa del secolo XIX, risalenti "ad una tradizione antica", negando però una filiazione diretta fra il disegno di Juvarra e l'oggetto per le eccessive diversità intercorrenti. Resta il fatto che l'autore delle statue soprastanti gli altari laterali sembra conoscere l'operato dello scultore luganese (morto nel 1737), lezione appresa forse in una precedente occasione. Gli anni che verosimilmente si possono fissare per tutti e quattro gli angeli coincidono o sono strettamente contigui a quelli già segnalati per il rivestimento marmoreo delle cappelle.La Confraternita della SS. Trinità fu fondata nel 1577 nella chiesa di S. Pietro del Gallo, trasferita nel 1598 presso la chiesa di S. Agnese. In questi anni la moglie del pittore Carracha aveva donato alla chiesa di S. Pietro la tavola della Madonna del Popolo, poi rivendicata dalla parrocchia di S. Pietro e dalla Confraternita della SS. Trinità, e ora conservata presso l'altare sinistro della chiesa. In questa stessa epoca la Confraternita bandì un concorso per la costruzione della chiesa, ma non essendo rimasta soddisfatta dell'esito attribuì l'incarico ad Ascanio Vitozzi, già iscritto alla Confraternita e successivamente sepolto nella chiesa. Nel 1606 la chiesa fu aperta al culto, anche se mancante ancora della cupola. Nel 1627 furono immessi i Teatini, secondo il desiderio del Card. Maurizio, priore della compagnia, e tre anni dopo furono costretti ad andarsene. Nel 1635 si iniziò la sistemazione dell'altare della Madonna del Popolo, finanziata dal confratello Silvestro Monteoliveto, sepolto nella chiesa, che incaricò dei lavori Carlo Castellamonte. L'anno precedente la cappella antistante, dedicata ai SS. Stefano e Agnese, era stata concessa all'astigiano Marcantonio Gambetta. La cupola fu compiuta soltanto nel 1664. Nel 1699 fu iniziato l'altare maggiore, eseguito dal luganese Francesco Aprile sul modello di Giovanni Valle. Nel 1707 fu eseguito il pavimento, su disegno dell'ingegner Bertola, sostituito poi tra il 1848 e il 1850. Entro i primi due decenni del XVIII secolo venne eseguita la decorazione a stucco del coro, destinata a fungere da cornice ad una galleria di dipinti, con l'ovato della Trinità di Daniel Seiter e due sculture di Carlo Antonio Tantardini. (segue in OSS)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100142136
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0