Trama di lesene binate scanalate concluse all'apice da capitelli corinzi in stucco dorato e inframezzate da due ordini principali di specchiature a cui corrispondono le trabeazioni delle porte, delle tribune e degli ampi sfondati a pieno centro occupati dagli altari. Caratteristici capitelli a gualdrappa sono visibili sui pilastri d'angolo di ogni cappella, affiancata sui pennacchi da una coppia di angeli. I riquadri che separano la coppia di lesene e rifiniscono le mazzette laterali delle tre porte d'ingresso, coronate da teste femminili ghirlandate sono composti da intarsi marmorei con moduli decorativi differenti. Il rivestimento marmoreo prosegue lungo il tamburo, intercalato da riquadri pittorici e all'interno delle cappelle con rifiniture in marmo bianco sulle parti concave a fianco degli altari (teste di angioletti con aureole ghirlandate e morfemi vegetali). La scansione tra superficie parietale, tamburo e cupola è data da due alte cornici in stucco dorato con motivi decorativi
- OGGETTO decorazione plastica
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MATERIA E TECNICA
marmo verde delle Alpi
alabastro/ scultura
MARMO BIANCO
marmo bigio
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ATTRIBUZIONI
Juvarra Filippo (1678/ 1736): progettista
Agliaudi Ignazio Detto Giovanni Pietro Baroni (1705/ 1769): disegnatore
Casella Antonio (e Aiuti): esecutore
Giudici Francesco Maria (e Aiuti)
Sacchetti Giovanni Battista (e Aiuti)
Tantardini Carlo Antonio (e Aiuti)
Parodi Giovanni Battista (e Aiuti)
- LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'intelaiatura architettonica imposta dal Vitozzi viene rispettata dal rivestimento parietale progettato da Juvarra. La sequenza dei lavori è illustrata dalle minuziose istruzioni dettate dall'architetto (Dardanello G., 1989) e da alcuni disegni tecnici coevi attribuiti a Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano (o Agliaudi Ignazio), stretto collaboratore di Juvarra. La prima fase riguarda il rivestimento marmoreo dei plinti dei pilastroni (1717-'21). La seconda stabilisce gli ornamenti marmorei delle tre porte interne con le soprastanti tribune e le cornici dei coretti (1721-'28); la terza definisce il rivestimento marmoreo dei pilastroni, delle lesene corinzie con i riquadri intermedi, delle cappelle laterali e, infine, dei fianchi del presbiterio: iniziata nel 1733 non è ancora conclusa nel 1757, come annota lo stesso Baroni di Tavigliano (A. Baudi di Vesme, 1963-'82). Meno definito resta l'intervento del progetto juvarriano sulle cornici che separano la superficie cilindrica del vano interno della chiesa con il tamburo e con la cupola. Più precisamente il marmo utilizzato: nero di Bergamo o di Como, serravezza di Firenze, rosso di Francia, giallo di Verona, verde di Susa, bigio di Frabosa, libeccio di Sicilia.La Confraternita della SS. Trinità fu fondata nel 1577 nella chiesa di S. Pietro del Gallo, trasferita nel 1598 presso la chiesa di S. Agnese. In questi anni la moglie del pittore Carracha aveva donato alla chiesa di S. Pietro la tavola della Madonna del Popolo, poi rivendicata dalla parrocchia di S. Pietro e dalla Confraternita della SS. Trinità, e ora conservata presso l'altare sinistro della chiesa. In questa stessa epoca la Confraternita bandì un concorso per la costruzione della chiesa, ma non essendo rimasta soddisfatta dell'esito attribuì l'incarico ad Ascanio Vitozzi, già iscritto alla Confraternita e successivamente sepolto nella chiesa. Nel 1606 la chiesa fu aperta al culto, anche se mancante ancora della cupola. Nel 1627 furono immessi i Teatini, secondo il desiderio del Card. Maurizio, priore della compagnia, e tre anni dopo furono costretti ad andarsene. Nel 1635 si iniziò la sistemazione dell'altare della Madonna del Popolo, finanziata dal confratello Silvestro Monteoliveto, sepolto nella chiesa, che incaricò dei lavori Carlo Castellamonte. L'anno precedente la cappella antistante, dedicata ai SS. Stefano e Agnese, era stata concessa all'astigiano Marcantonio Gambetta. La cupola fu compiuta soltanto nel 1664. Nel 1699 fu iniziato l'altare maggiore, eseguito dal luganese Francesco Aprile sul modello di Giovanni Valle. Nel 1707 fu eseguito il pavimento, su disegno dell'ingegner Bertola, sostituito poi tra il 1848 e il 1850. Entro i primi due decenni del XVIII secolo venne eseguita la decorazione a stucco del coro, destinata a fungere da cornice ad una galleria di dipinti, con l'ovato della Trinità di Daniel Seiter e due sculture di Carlo Antonio Tantardini. (segue in OSS)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100142112
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0