CASSETTONE, 1800 - 1824

Cassettone con anta centrale a scomparsa, rientrante nella parte superiore, ornata da pregevole intarsio raffigurante due delfini intrecciati con conchiglia al centro, elementi vegetali a girali e festoni floreali. L'anta racchiude all'interno due cassetti di uguali dimensioni mentre in alto si apre un piccolo cassetto con intarsi di piccole foglie. Il cassettone, sormontato da lastra in marmo nero venato bianco forse non originale, poggia su quattro piedi lievemente bombati e rastremati verso la base con intarsi a foglie. Le pareti laterali sono ornate da tondo con delfino, tridente, conchiglie ed elementi fogliacei marini

  • OGGETTO CASSETTONE
  • ATTRIBUZIONI Maggiolini, Giuseppe (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Iscrizioni rilevate sul retro dell'esemplare in serie:||M R a incisione sul pannello di fondo||2278 a pennello/azzurro||A / 101...?/ 74 a incisione||B/ 726 cerchio con lettere inscritte illeggibili a incisione.||Non sono del tutto chiare le vicende storiche dei cassettoni, attestati in Palazzo Chiablese nel 1961 ma un tempo conservati nel Palazzo Reale di Milano, come indicano le iscrizioni inventariali. I due mobili intarsiati sono riconducibili all'attività di Giuseppe Maggiolini, nato a Parabiago presso Milano il 13 novembre 1738 e defunto ivi il 16 novembre 1814. L'ebanista, dopo un periodo di apprendimento presso il falegname Galati, fu in un primo tempo al servizio di committenti genovesi e milanesi ed in seguito della corte arciducale di Milano. Partecipò al riallestimento della residenza milanese insieme ad Andrea Appiani, Giuliano Traballesi, Giocondo Albertolli e Giuseppe Levati, autori di molti disegni preparatori di ornati eseguiti dalla bottega, passata poi al figlio Carlo Francesco che continuò a lavorarvi fino al 1834 e poi ereditata da Cherubino Mezzanzanica.||I due mobili sono noti agli studiosi del famoso ebanista: G. Morazzoni pubblicò nel 1953 forse proprio uno di questi cassettoni, intarsiati in "bosso, legno rosa, acero, pero, su fondo palissandro" con piano in marmo chiaro (quello attuale nero potrebbe essere di sostituzione), dando come collocazione "Milano, Palazzo Reale (?)" e attribuzione a Giuseppe Maggiolini (G. Morazzoni, "Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini", Milano 1953, tt. L; LXXX). Lo studioso potrebbe avere utilizzato una fotografia del mobile, già appartenente al patrimonio di arredi del Palazzo Reale di Milano andato in gran parte disperso o distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, senza sapere dove fosse conservato. In effetti gli arredi superstiti del Palazzo subirono nel dopoguerra vari spostamenti tra le sedi dell'allora Ministero della Pubblica Istruzione ed uffici di istituzioni museali. Giuseppe Beretti nel 1994 pubblicò due fotografie di uno dei cassettoni con il piano in marmo attuale, nella scheda di un mobile simile in collezione privata modenese, databile tra la metà degli anni Ottanta e il 1796, con didascalia "Torino, Palazzo Reale". Entrambi gli studiosi illustrarono anche una coppia di disegni (ma non la stessa) attribuiti a Giuseppe Levati, conservati nella "Raccolta di carte diverse di Giuseppe Maggiolini Parabiago 1784" confluita nella Civica Raccolta Bertarelli di Milano. Qui sono raccolti i disegni consegnati alla bottega dai principali ornatisti, decoratori, pittori collaboratori e le infinite varianti ed i disegni che gli artigiani della bottega produssero durante l'intero arco di attività. Più disegni dunque, almeno quattro, raffigurano con lievi differenze la parte centrale dell'anta del cassettone, con due delfini incrociati e conchiglia al centro, ed il fianco con un solo delfino tra conchiglie, alghe, tridente e altri elementi vegetali. Nel testo di Beretti è analizzato anche un "secrétaire-forziere" in collezione privata milanese, databile al 1804, decorato anch'esso da due ante con il motivo dei due delfini e da fianchi con un delfino, allegoria del mare. A proposito dei disegni preparatori si legge che "il bel disegno, su cui fu appuntato il nome Levati e dal quale furono tratte le tarsie per le portine" potrebbe essere "anteriore, forse addirittura settecentesco". Il secrétaire era già noto anche a Clelia Alberici, che ne aveva divulgato la fotografia con didascalia "Castello Sforzesco" (cfr. C. Alberici "Il mobile lombardo", Milano 1969 pp. 172-189; in particolare183). Uno dei due cassettoni fu pubblicato anche da Alvar Gonzales Palacios, con collocazione "nel Palazzo Reale di Torino", datazione agli "ultimi tempi del governo austriaco", in confronto con lo "stipo" con i delfini ritenuto anteriore al 1796 (cfr. A. Gonzales Palacios, "Il tempio del gusto. Il Granducato di Toscana e gli Stati settentrionali", Milano 1986 tomo I pp. 273-4 ; tomo II p. 298 n.i 615-617). Purtoppo non si sono riscontrate sui mobili firme, iscrizioni o etichette che possano attestare con certezza l'intervento del Maggiolini in prima persona e il motivo del delfino con tridente non è sufficientemente probante, dal momento che fu utilizzato dalla bottega anche molti anni dopo quando, defunto Carlo Francesco, le redini della bottega erano passate ormai a Cherubino Mezzanzanica (cfr. Beretti, ibidem, p. 215 n. 290)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100117113
  • NUMERO D'INVENTARIO 99-100
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • ISCRIZIONI sul pannello di fondo - M R - a incisione -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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