ritratto del capitano Leonardo Baiardi
La figura maschile protagonista del ritratto è impaginata a mezzo busto, in scorcio di tre quarti dietro un parapetto, all'interno di una cornice dorata. L'uomo indossa una sopravveste foderata in pelliccia, al di sotto della quale emerge un raffinato giubbone in tessuto dorato, decorato con motivo a griccia e chiuso da tre fini bottoncini rotondi. L'abbigliamento sontuoso è impreziosito da un berretto dai riflessi granata, sulla fluente capigliatura mossa che incornicia il volto dell'effigiato. Sul volto e sul collo, possente ma slanciato, si concentra la luminosità del dipinto. L'espressione è quella di un uomo di potere, oltre che di nobili origini. La staticità del naso affilato e delle labbra sottili ma proporzionate è contrastato dall'intensità dello sguardo che fissa lo spettatore: le sfumature delle iridi, sui toni del verde, riprendono e si accordano con la tonalità cromatica dello sfondo. Il minuzioso studio dei volumi del volto, che trasmettono il carattere fiero e austero del personaggio, contrasta con la bidimensionalità degli altri elementi. Sul cartellino dipinto sul parapetto è svelato, a caratteri corsivi, il nome dell'effigiato: “C[a]pi[ta]neus Leonardus [B]aiardus / 1498 (?)”
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Mazzola Filippo (1460 Ca./ 1505)
- LOCALIZZAZIONE Villa Borromeo
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Per un'esauriente trattazione delle passate attribuzioni, delle interpretazioni dell'iscrizione, delle questioni relative alla datazione del dipinto e all'iconografia, si veda C. Cavalca, in Capolavori da scoprire. La collezione Borromeo, catalogo della mostra a cura di M. Natale, con la collaborazione di Andrea Di Lorenzo, Milano 2006, pp. 138-145. Nel 1708 e ancora nel 1802 gli inventari della famiglia Baiardi attribuiscono il dipinto a Leonardo da Vinci (C. Cavalca, 2006): fino al 1812 la conservazione dell'opera è attestata presso palazzo Baiardi, accompagnata dal nome di Leonardo da Vinci. Successivamente, ci si riferisce a Bernardo Zenale (Milano e il suo territorio, 1844) e, in alternativa al nome dello Zenale, si fa ben presto strada, con maggior credito, quello di Bernardino Butinone (P. Mantz, 1872). Nel 1865 tanti lo “vorrebbero attribuire a Leonardo da Vinci, e altri al Butinone” (Calvi G. L., 1865). L'iscrizione consunta presente sul cartellino offre fin dal principio un ventaglio di interpretazioni che accompagneranno la storia dell'opera. Il Calvi (1865) collega le tre parole di difficile lettura al nome dell'autore: Bernardus e, forse, Butinonus, con al di sotto la data che può cadere tra il 1468 e il 1498. Questa interpretazione sembrerebbe accordarsi con il giudizio di Mündler, Eastlake, Morelli, Archer Crowe e Cavalcaselle. Se attribuito al Butinone, il quadro conferirebbe prestigio al pittore (O. Mündler, 1857); sulla stessa linea di giudizio l'Eastlake ([1852-1864] S. Poretti, 2006). Morelli annota il nome del Foppa (J. Anderson [1861] 2000); Crowe e Cavalcaselle (1871), pur confermando l'attribuzione a Butinone, per primi accostano lo stile ad esempi ritrattistici di Filippo Mazzola, ma è Morelli a rivendicare la paternità del riferimento al padre del Parmigianino (I. Lermolieff [Morelli] [1880] 1886), sancendone, al contempo, la definitiva attribuzione. Si palesa, tuttavia, una certa reticenza ad attribuire all'ancora poco illustre artista emiliano una delle opere più apprezzate della collezione (G. Frizzoni, 1890). Prova della notorietà del pezzo è il falso segnalato da Heinemann nell'omonima collezione a Londra (F. Heinemann 1962). L'interpretazione dell'iscrizione sul cartellino dipinto, che Calvi lesse Butinone e che Morelli sosteneva essere rifatta per sostituirvi quello di Leonardo, viene finalmente interpretata come “Capitaneus Leonardus baiardus, 1468” secondo il Mündler e “Capitaneus Leonardus Boiardus 1464” secondo Eastlake, ovvero non come nome dell'autore ma come quello dell'effigiato, un esponente della prestigiosa famiglia Baiardi. L'identità del Leonardo Baiardi qui ritratto non è certa, ma, rispetto all'attività pittorica dell'autore e all'età dell'effigiato, Cavalca propende per il condottiero Leonardo che morì nel 1515. Tale ipotesi sembra contrastare con la data presente sul cartellino, tradizionalmente letta 1468 o 1464; tuttavia, le recenti analisi macrovisive corrono in aiuto rivelando un errato intervento, antecedente il 1708, sulla terza cifra, che la modificò da 9 a 6. L'accettabilità del riferimento al 1498 pare trovare conferma nella cifra stilistica (C. Cavalca, 2006)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100106965
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2023
2015
- ISCRIZIONI in basso, al centro - C[a]pi[ta]neus Leonardus [B]aiardus / 1498 (?) - Mazzola Filippo (?) - a penna - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0