ANGELI CON I SIMBOLI DELLA PASSIONE
Struttura architettonica in legno, rivestita in lamine di argento, sbalzato e cesellato, parzialmente dorato, assemblate a mezzo di viti in metallo. Nella parte inferiore, alto basamento mistilineo con specchiature profilate da cornici entro le quali sono applicati, in quella centrale, un elemento perduto ed, ai lati di esso, rami di alloro, a sinistra, e di vite, a destra; nei comparti aggettanti motivo floreale; negli altri festone di foglie di alloro trattenuto da piccoli medaglioni circolari. Sul basamento poggiano quattro semicolonne scanellate con capitello dorico, ornato da croce centrale e nodi sabaudi, che delimitano la portella, trattenuta da due cerniere, e le pareti del tabernacolo, rivestite in carta. La prima, centinata, con serratura, è profilata da perlinatura e fascia cesellata con motivo a girali; nella parte superiore dal nodo centrale si dipartono due fasci di spighe simmetrici
- OGGETTO TABERNACOLO
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MATERIA E TECNICA
argento/ cesellatura
argento/ fusione
argento/ sbalzo
CARTA
METALLO
VETRO
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MISURE
Profondità: 35 cm
Altezza: 74 cm
Larghezza: 73 cm
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ATTRIBUZIONI
Lacchetta, Carlo Detto Genova (notizie Dal 1782 Al 1790): cesellatore
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE [continuazione DESO] La fronte della portella, nella specchiatura centrale, al di sotto del vetro, presenta foglio a stampa con il testo per la messa. Le seconde presentano panoplie con simboli della Passione, trattenuti da nastro e medaglione sommitale, entro cornici. Alla sommità, fregio con grappoli d'uva e spighe di grano e ricca cornice centinata sulla quale, in corrispondenza delle colonne, sono posti quattro angeli a tutto tondo con simboli della Passione; al centro raggera con cherubini. Tutti gli elementi ornamentali sono dorati, ad eccezione dei simboli della Passione di Cristo. L'opera è ricordata, nell'ambito degli inventari reperiti, sin da quello del 1821 ed appare sull'altare in marmi policromi di Antonio Bertola (Muzzano/BI, 1647-1719), sia nelle incisioni ottocentesche che nelle fotografie otto/novecentesche. Dalle note rintracciate nei registri della contabilità sabauda risulta che nel 1790/1791 il "cizellatore" Carlo Lacchetta detto Genova riceveva, ripetutamente, pagamenti, il primo di L. 1000 ed il secondo di L. 1718.2.1 per "lavori e provviste" da lui corrisposte per un tabernacolo d'argento per la Capella della Sindone. Le note specificano il peso del metallo prezioso corrisposto per la realizzazione dell'opera, parte del quale venne acquistato ex-novo e parte, secondo una consuetudine largamente attestata dal medioevo al XVIII secolo, venne ottenuto dalla fusione di suppellettile sacra ritenuta non più utilizzabile, quali una cartagloria e quattro candelieri di diversa dimensione che gli furono consegnati dal canonico Carlo Brillada, custode della cappella. I documenti rinvenuti permettono, inoltre, di precisare che gli elementi in metallo dorato applicati erano originariamente 31, compresi i quattro angioletti modellati a tutto tondo, e furono tutti forniti dal medesimo argentiere. Pochi sono i dati resi noti dalla biografia riguardo al Lacchetta: nel 1782 subentrò nella carica di "cizelatore" di Sua Maestà al posto del padre, Giovanni Battista, deceduto nel 1779 ed entrato a servizio della corte, con la stessa qualifica e con quella di "Bisoutiere", nel 1756, cfr. A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino, 1976, pp. 152-153. La presenza delle iniziali V ed A intrecciate presenti sulla fronte sottolineano la committenza da parte del sovrano, Vittorio Amedeo III (Torino, 1726-1796), pur in assenza di punzoni, forse presenti sul retro della lamina, non visibile in quanto montata sulla struttura lignea. Dalla stessa documentazione si evince che, originariamente, il tabernacolo era rivestito in "moella oro" di seta acquistata dal "mercante di dorura" Francesco Triulzi, residente in Torino. Fu probabilmente commissionato in sostituzione di quello realizzato dall'argentiere di corte, Andrea Boucheron, poco prima della morte, avvenuta nel 1763 (sono documentati al 1762 pagamenti alla vedova dell'argentiere, Casa di sua Maestà, Ministero della Real Casa; Azienda della Casa di Sua Maestà, mazzo 245, Tomo I, 1762, foll. 111, 113). Al Boucheron era succeduto il figlio Giovanni Battista (Torino, 1746-1815), perfezionatosi a Roma con lo studio dell'antico, che dal 1776 ricopriva l'incarico di direttore dell'Orfèvreries Royales e che ottenne importanti riconoscimenti a livello internazionale nei decenni successivi. Per il ruolo svolto a corte, pertanto, dovette quanto meno sovrintendere anche alla realizzazione del tabernacolo in esame; per l'affinità di gusto si vedano il disegno per un centro tavola, firmato e datato al 1776, conservato presso il Museo Civico di Torino e alcuni esemplari del servizio oggi conservato al museo dell'Ermitage di Pietroburgo, cfr. A. Bargoni, Argenti, in V. Viale (a cura di), Mostra del Barocco piemontese, catalogo della mostra (Torino), 1963, vol. III, p. 32, n. 223, fig. 223; A. Griseri, Nuovi documenti Giovan Battista Boucheron e la sua bottega, in "Antologia di Belle Arti. Il Neoclassicismo III", Torino, 1992, pp. 73-79; G. Fina, L'argenteria torinese del Settecento, Chieri, 2002, pp. 43-51. Si tratta dell'unico arredo liturigico in argento facente parte della ricca dotazione settecentesca della cappella attualmente conservatosi nella sede originaria e documentato con certezza. Sorprende, data la produzione nell'ambito degli argentieri attivi per la corte, la totale assenza di punzoni, largamente presenti in committenze analoghe dei primi decenni dell'Ottocento. Sia la stessa struttura a tempio, con rigorose colonne doriche del tabernacolo che il repertorio di motivi decorativi, dai simboli eucaristici delle spighe di grano e dei grappoli d'uva disposti in rigida simmetria sulla fronte, al fregio superiore a girali di stretta matrice accademica, che, soprattutto, le eleganti panoplie con simboli della Passione di Cristo, [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087982
- NUMERO D'INVENTARIO 2381/ 111 S.M
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2016
- ISCRIZIONI fronte/ in basso/ al centro - iniziali V e A intrecciate - lettere capitali - a incisione -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0