TURIBOLO, serie - bottega piemontese (primo quarto sec. XIX)
Piede a sezione circolare con fascia filettata dal profilo interno perlinato. Coppa ornata, nella parte inferiore, da motivo continuo a foglie lanceolate cesellate; fascia centrale, in corrispondenza dell'innesto dei manici, con motivo ad ovuli su fondo puntinato; profilo superiore con doppia fila di baccellature. Manici con profilo a greca. Coperchio a campanula con fascia analoga a quella del corpo e ornato sommitale con foglie lanceolate. Tre catene con maglie ovali, due trattenute da anello in corrispondenza dei manici, ed una nella parte sommitale del coperchio. Impugnatura con piattello di raccordo a sezione circolare ornato da fascia esterna con motivo continuo a palmette e fascia interna, in prossimità dell'anello, con decoro a foglie cesellate sovrapposte
- OGGETTO TURIBOLO
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MATERIA E TECNICA
argento/ cesellatura
argento/ fusione
argento/ punzonatura
argento/ sbalzo
argento trafilato
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MISURE
Diametro: 12 cm
Altezza: 28 cm
Lunghezza: 105 cm
- AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
- INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE [continuazione DESO] L'oggetto è conservato entro custodia formata da una base, poggiante su quattro piedi circolari in metallo dorato, rivestita di carta marmorizzata monocroma verde, con forma a tronco di cono in cartoncino, rivestito in pelle zigrinata verde (diametro 12.3/ altezza 9) e da un corpo floscio in pelle scamosciata avorio con un cordoncino verde all'estremità per chiuderla (altezza 30 ca.). La coppia di turiboli, da abbinarsi alle due navicelle con decoro analogo, è documentata precisamente negli inventari patrimoniali degli arredi liturgici della Cappella della SS. Sindone a partire dal 1911, tuttavia, il marchio di assaggio di Giuseppe Vernoni (1754-notizie fino al 1824), analogo nella forma a quello di controassaggio usato nel Sei e Settecento, ed il punzone relativo al primo titolo dell'argento, in uso presso la zecca di Torino tra il 1814 ed il 1824, frutto della nuova regolamentazione imposta al ritorno dei Savoia in Piemonte, che comportò il rifiuto del ripristino del sistema metrico decimale utilizzato dal governo francese e il parziale ripristino della normativa precedente, chiaramente riconoscibili su entrambi i componenti, permettono di ipotizzare una datazione tra il secondo e il terzo decennio dell'Ottocento, cfr. A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino, 1976, pp. 14-15, 28,29, tavv. III, X. Il marchio di Giuseppe Vernoni compare assai di frequente sulle argenterie piemontesi, data anche la lunga carriera del personaggio: nominato assaggiatore della Regia Zecca nel 1779, primo assaggiatore durante il periodo dell'occupazione napoleonica, carica mantenuta anche al ritorno della corte sabauda, nel 1817 ottenne la nomina di Controllore dell'Ufficio del Controllo Generale delle R. Finanze. Pur in assenza di punzoni dell'argentiere artefice della coppia, appare probabile che esso sia da identificarsi in uno degli orefici attivi per la corte durante il regno di Vittorio Emanuele I (Torino,1759-Moncalieri, 1824) e di Carlo Felice (Torino,1765-1831), re di Sardegna dal 1821. Si noti che nel 1824 venivano acquistati da Innocenzo Gaya (notizie dal 1788 al 1853), in quegli anni alla direzione della Regia Oreficeria, due turiboli e due navicelle d'argento dorate, del peso onc, 213.16 per la cappella della Sindone. Anche il dato stilistico, contraddistinto da ornati a fasce di foglie lanceolate e motivi ad ovuli, nonché la caratteristica forma dei manici "alla greca", conferma tale datazione. Si veda, per un confronto, un turibolo datato tra il 1814 e il 1824, opera di anonimo argentiere torinese, conservato a Cherasco, cfr. R. Bonfante Tibaldi-M. G. Sangalli Taricco-B. Taricco, Sala Seconda, in B. Taricco (a cura di), Arte sacra a Cherasco devozione, committenze e artigianato artistico tra Seicento e Ottocento, catalogo della mostra (Cherasco, Palazzo Salmatoris, 3 giugno-27 agosto 2000), Peveragno, 2000, pp. 48-49, n. 51. Un ulteriore confronto con un esemplare singolo della chiesa della SS. Trinità di Valperga, cfr. V. Rubatto, La chiesa comparrocchiale della SS. Trinità a Valperga, Torino, 1982, p. 71, oppure con due turiboli conservati nella cattedrale di S. Lorenzo di Alba, il primo di ignoto argentiere, datato al secondo quarto del XIX secolo, il secondo, opera dell'argentiere di corte Pietro Borrani, documentato nel 1822 in quanto presente alle elezioni della Corporazione degli Orefici torinese e nel 1824 per il deposito del punzone "una Mezza Luna con le lettere P. B.", con la medesima datazione, cfr. S. Gallarato, schede 17 e 19, in W. Accigliaro-S. Gallarato (a cura di), Sacri argenti della cattedrale di Alba Oggetti liturgici e oreficeria devozionale nel "Tesoro del Duomo" (dal XIV al XIX secolo), catalogo della mostra (Alba, chiesa di S. Caterina, 1-30 ottobre 2005) Alba, 2005, pp. 92-95. Si tratta, tuttavia, di modelli già largamente sperimentati negli ultimi decenni del XVIII secolo, come attesta un turibolo a corpo piriforme, opera di argentiere piemontese, datato tra il 1775 e il 1793, conservato presso la chiesa parrocchiale dell'Assunta di Acceglio cfr. S. Damiano, scheda n. 44, in B. Ciliento-G. Einaudi (a cura di), Immagini di fede in Val Maira. Il museo della Confraternita di Acceglio, Cuneo, 1998, p. 191
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087961-0
- NUMERO D'INVENTARIO 2028
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0