RELIQUIARIO - A MEDAGLIONE, serie - bottega piemontese (?) (prima metà sec. XIX)

reliquiario a medaglione, post 1814 - ante 1849

Teca di luce ovale con vetro. Cornice a fascia liscia; gancio di forma ovale per sospensione con cordino rosso annodato. All'interno, fondo in tessuto di seta di vario colore sul quale è posto un pezzetto di carta sagomato sul quale è adagiata la reliquia; al di sotto di essa, cartiglio rettangolare con iscrizione su una riga. Lungo il perimetro interno della teca è posta una cornice ovale in cannutiglia intrecciata con ciniglia di vario colore

  • OGGETTO reliquiario a medaglione
  • MATERIA E TECNICA ceralacca
    cannuttiglia
    CARTA
    VETRO
  • MISURE Profondità: 1 cm
    Altezza: 4.4 cm
    Larghezza: 3.6 cm
  • AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La serie di reliquiari non è citata né nell'ultimo inventario (1966) del patrimonio di suppellettili della Cappella della SS. Sindone, né in quelli compilati a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, dediti a ricordare esclusivamente gli arredi sacri realizzati in materiali preziosi. Due dei quattro esemplari della serie contengono una sola reliquia, riconducibile a santi strettamente legati al culto nel Regno di Sardegna, ovvero, S. Francesco di Sales (Thorens, 1567-Lione, 1622) e Francesca Giovanna Chantal (Digione, 1572-Moulins,1641). Il primo, arcivescovo di Ginevra, si impegnò per la conversione dei calvinisti alla religione cattolica; per la sua attività di teologo ed i suoi scritti è annoverato tra i Dottori della Chiesa, cfr. G. D. Gordini, voce, Francesco di Sales, in Bibliotheca Sanctorum, Roma, 1964, vol. V, pp. 1207-1226. La seconda, conobbe Francesco di Sales nel 1604 e lo scelse come direttore di coscienza. Sotto la sua direzione, fondò nel 1610/11 l'ordine della Visitazione di s. Maria e s. Elisabetta, il cui primo nucleo ebbe sede in Annecy, dedito in particolare alla visita agli ammalati e ai poveri a domicilio, cfr. L. Chierotti, voce, Giovanna Francesca Frémiot de Chantal, in Bibliotheca Sanctorum, Roma, 1966, vol. VI, pp. 581-586. Nel 1638 si portò in Torino per organizzare il primo monastero dell'ordine in Italia, sotto la protezione dei duchi sabaudi; fu canonizzata nel 1767. Gli altri due, presentano cedulae con quattro nomi di santi per ciascun reliquiario, senza apparente collegamento, in parte assai noti e di larga devozione, come s. Carlo Borromeo (Arona/NO, 1538-Milano, 1584), S. Filippo Neri (Firenze, 1515-Roma, 1595) o s. Antonio da Padova (Lisbona, 1195-Arcella/PD, 1231) ed altri riconducibili a contesti più specifici, non piemontesi, quali la Beata Angela da Foligno (Foligno, 1248-1309), mistica francescana, s. Bona di Pisa (Pisa, 1156-1207), oblata, e s. Caterina da Bologna (Bologna, 1413-1463), clarissa e attiva nelle arti, fatto che, data la larga diffusione della tipologia dei reliquiari, non permette di affermare con certezza che essi siano stati prodotti in ambito locale, né, pur in presenza di sante di canonizzazione settecentesca, di proporre una sicura datazione (cfr. A. Blasucci, voce, Angela da Foligno, beata, in Bibliotheca Sanctorum, Roma, 1961, vol. I, pp. 1185-1190; B. Matteucci B.-V. Kienerek , voce, Bona di Pisa, santa, Ibidem, 1962, vol. III, pp. 234-237; G. D. Gordini, voce, Caterina da Bologna, santa, Ibidem, 1962, vol. III, pp. 980-982). Benché il sigillo, conservato unitamente ai quattro reliquiari, possa non essere quello originale, si tenga presente che si tratta di quello dell'arcivescovo di Torino Davide Ricardi (1891-1897) (cfr. G. Tuninetti-G. D'Antino, Il cardinal Domenico della Rovere, costruttore della cattedrale, e gli arcivescovi di Torino dal 1515 al 2000, Torino, 2000, p. 201), fatto che potrebbe indurre ad ipotizzare, anche per la presenza di Francesco di Sales e Giovanna Francesca Fremyot de Chantal, una produzione in ambito locale. Da un punto di vista stilistico, l'esemplare in esame risponde alla tipologia di una particolare forma di reliquiario, detto "paperole", documentato a partire dal XVII secolo, il cui nome deriva dal termine francese con il quale sono chiamate le strisce di carta dorate, variamente arrotolate, che costituiscono l'elemento dominante della composizione ornamentale, che spesso imita o trae spunto da ricami, miniature o dall'oreficeria. La costanza con la quale tale produzione è stata ripetuta, fino al XX secolo, rende difficile la datazione del reliquiario, in assenza di ulteriori riferimenti. Le paperoles, eseguite in quasi tutti i paesi cattolici, sono documentate, per quanto limitati siano ad oggi gli studi sull'argomento, soprattutto in Francia, Austria ed Italia. In Torino, in particolare, oltre alla produzione da parte delle monache carmelitane, spiccarono le visitadine e le suore del Cottolengo. Raramente tali reliquiari potevano essere acquistati; per lo più venivano dati in dono ad importanti benefattori dei conventi o erano confezionati per ornare cappelle interne a chiese dei rispettivi ordini religiosi. [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087911-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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