GRADINO DI CANDELABRI, insieme di Ignoto argentiere G. C (secondo quarto sec. XIX)

GRADINO DI CANDELABRI, post 1824 - ante 1849

L'insieme si compone di due gradini laterali, di minori dimensioni, e di uno centrale, maggiore, dotato di crocifisso centrale

  • OGGETTO GRADINO DI CANDELABRI
  • MATERIA E TECNICA argento/ cesellatura
    argento/ fusione
    argento/ sbalzo
  • MISURE Profondità: 18.5 cm
    Altezza: 35 cm
    Larghezza: 70.7 cm
  • ATTRIBUZIONI Ignoto Argentiere G. C (notizie Sec. Xix/ Secondo Quarto): orefice
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'insieme, comprensivo di un gruppo centrale con crocifisso e due gruppi laterali, risulta, da una bolletta di carico della Cappella della SS. Sindone, datata 7 febbbraio 1879, provenire dal castello di Moncalieri, ove si trovava temporaneamente in deposito, trattandosi, come specifica la medesima nota di accompagnamento, di parte del corredo dell'altare della tenda da campo del re Carlo Alberto (Torino,1798-Oporto, 1849), re di Sardegna dal 1831. La scelta di donarli alla Cappella della SS. Sindone spettò alla principessa Clotilde (Torino, 1843-Moncalieri, 1911); il valore della decorazione d'altare era stimato in L. 1900. Pur in assenza di ulteriori documenti, sia il motivo ornamentale delle zampe taurine che quello della palmetta, di derivazione classica, e delle girali vegetali riconducono ad un repertorio di modelli utilizzato, anche per arredi e decorazioni parietali, nel primo quarantennio dell'Ottocento, e, in particolare, presso la corte sabauda, durante i riallestimenti progettati da Pelagio Palagi (Bologna, 1775-Torino, 1860), su commissione del sovrano a partire dal 1832, anni in cui l'artista giunse a Torino, cfr. L. Bandera Gregori, Palagi ornatista e arredatore, in Pelagio Palagi artista e collezionista, catalogo della mostra (Bologna, Museo Civico, aprile-settembre 1976), Bologna, 1976, pp. 177-187; E. Colle, Pelagio Palagi e gli artigiani al servizio della corte sabauda, in "Arte a Bologna. Bollettino dei Musei Civici d'Arte Antica", 1999, n. 5, pp. 59-109. Si vedano, a titolo di esempio, gli ornati degli schienali di alcune panche disegnate dall'artista bolognese per il Palazzo Reale di Genova e realizzate dall'intagliatore Agostino Picasso (1843), i mobili della sala del trono di Carlo Alberto in Palazzo Reale a Torino (1842-43), eseguiti da Enrico Peters (Windsor, 1793-Genova, 1852), cfr. A. Gonzáles Palacios, Il Mobile in Liguria, Genova, 1996, figg. 386-388. oppure alcuni mobili intagliati da Gabriele Capello, detto il Moncalvo, quali una sedia, oggi di collezione privata, ma proveniente dal castello di Pollenzo, firmata dal Peters, vicina a quelle dello Studio di Carlo Alberto a Racconigi con ornato a palmette nello schienale, una specchiera (1846) nell'Appartamento per i Principi Forestieri in Palazzo Reale che, pur nella semplicità del decoro, presenta il motivo della palmetta, analoga al decoro in esame, in corrispondenza degli angoli, oppure lo stesso motivo decorativo incluso nel decoro impiallacciato di una poltrona dell'Appartamento Reale nella residenza de La Mandria o, ancora, una coppia di trotteuses del Gabinetto Etrusco del castello dI Racconigi cfr. R. Antonetto, Gabriele Capello "Moncalvo" Ebanista di due re, Torino, 2004, figg. 78, 139, 166, 167. Nell'ambito della progettazione di suppellettile ecclesiastica da parte del Palagi si può ricordare, essendo l'unico esemplare di tale ambito oggetto di uno studio monografico, un calice per la chiesa di s. Gaudenzio di Novara, su committenza di Vittorio Sallier della Torre nel 1823, dunque prima dell'arrivo in Piemonte, durante il soggiorno milanese dell'artista che manifesta, però, ancora caratteri eminentemente neoclassici, cfr. M. Dell'Omo Rossini, Il calice del marchese Della Torre in San Gaudenzio Documenti per un intervento di Pelagio Palagi, in "Novarien", n. 12, 1982, pp. 205-212. La datazione in età carloalbertina del servizio in esame, appare confermata dal rinvenimento dei punzoni relativi al II titolo dell'argento e quello distintivo, per tale valore, della Zecca di Torino, in vigore dal 1824 all'unità d'Italia, cfr. A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino, 1976, pp. 15-18, tav. XII. Durante il regno di Carlo Felice (Torino,1765-1831), infatti, venne emanato un nuovo regolamento, basato sul sistema metrico decimale, che abolì il ruolo dell'assaggiatore, introducendo l'uso, oltre che del punzone attestante la qualità della lega, anche di quello distintivo dell'Ufficio del Marchio, fatto che permette di affermare che l'opera sia stata prodotta da un argentiere torinese. Purtroppo il punzone rintracciato su più elementi componenti, [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087868-0
  • NUMERO D'INVENTARIO 2321-2322
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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