VASO CON FIORI STILIZZATI

ROSA D'ORO, post 1847 - ante 1847

Basamento a sezione ottangolare in legno con i lati maggiori ad andamento concavo, rivestito in lamina di metallo dorato. Parte inferiore formata da due gradoni: sul secondo, in corrispondenza degli angoli smussati, quattro busti di sfingi, al centro, motivo floreale. Nella parete anteriore, entro cornice a foglie, su fondo puntinato, è posto stemma smaltato sormontato da tiara e chiavi; negli angoli elementi floreali. Lati minori con fitto decoro a girali vegetali e fiori disposti simmetricamente. Su esso poggia un cratere biansato con piede ornato da foglie accartocciate, corto fusto, interrotto da collarino, decorato con foglie. Corpo con costolonature e foglie di vite nella parte inferiore, ove, nel punto di innesto dei manici lisci, sono posti due mascheroni barbuti; parte superiore con ricchi ornati a girali vegetali terminanti con gigli; labbro con decoro ad ovuli. In esso si innesta un mazzo di rose le cui foglie e petali, in lamina d'argento, sono lavorate a ceselllo

  • OGGETTO ROSA D'ORO
  • MATERIA E TECNICA argento/ cesellatura
    argento/ doratura
    argento/ fusione
    argento/ sbalzo
  • MISURE Diametro: 18 cm
    Altezza: 94 cm
    Larghezza: 22 cm
  • ATTRIBUZIONI Borgognoni, Francesco (1792/ 1868): argentiere
    Cappelletti, Luigi (1802/ 1852)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE [continuazione STMD] cimato da chiavi in decusse e tiara pontificia/ circondato da motivi degorativi vegetali. Come risulta da una lettera in latino del 1847, conservata entro la custodia, il prezioso oggetto venne donato da papa Pio IX (Senigallia, 1792-Roma, 1878) alla regina Maria Adelaide Asburgo-Lorena (Milano,1822-Torino, 1855) in quello stesso anno, a seguito della nascita della principessa Maria Pia (Torino, 1847-1911) di cui il pontefice era padrino. La committenza del pontefice è sottolineata dalla presenza dello stemma della famiglia di appartenenza, ovvero quella dei Mastai-Ferretti, cfr. P. C. Borgogelli Ottaviani, ad vocem, in V. Spreti (a cura di), Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-36, vol. IV, pp. 482-484. Nella monografia sulle donne di Casa Savoia di Gemma Giovannini (Le donne di Casa Savoia. Dalle origini della famiglia fino ai nostri giorni, Milano, 1900, p. 410) si ricorda la descrizione dell'oggetto fatta dalla marchesa Costanza d'Azeglio "Vi è un piedistallo placcato in oro - Le rose racchiudono l'aroma. Esse stanno in un vaso - Il rosaio è tutto d'oro - Il regalo ha originato una funzione che non ha fatto migliorare la salute della duchessa" e si precisa che il dono era giunto il 20 dicembre, giorno di S. Adelaide. Non si tratta della prima rosa d'oro donata da un pontefice ad una principessa sabauda, dal momento che un esemplare ornato da "cinque grosse perle baroche, e 18 fra mezane e piciole", è ricordato, senza indicare la data della donazione, già nell'inventario di quadri, mobili e gioie conservati nel palazzo ducale di Torino nel 1682, con collocazione nella "seconda Guardarobba a mano dritta nell'entrare, piano terreno". Inoltre, nella guida di Torino di Giovanni Gaspare Craveri (Torino, 1753, p. 24) risulta presente, nello stesso patrimonio della Sindone, un'esemplare inviato da Luisa di Savoia, sorella Carlo Emanuele III (Torino, 1701-1773) e regina di Spagna, probabilmente perduto durante il periodo dell'occupazione napoleonica. L'esemplare in esame è annoverato tra gli oggetti preziosi conservati nella Cappella della SS. Sindone, per la prima volta, in mancanza di riscontri inventariali ante 1880, nella guida di Torino di Pietro Baricco (cfr. Torino descritta, Torino, 1869, p. 224) ove l'autore ricorda, erroneamente, che l'invio avvenne in occasione del matrimonio della principessa. La presenza del marchio con le chiavi ed il triregno, utilizzato dall'Ufficio del Bollo di Roma dal 1815, quando vennero ripristinate le norme precedenti la normativa francese, sino all'unità d'Italia (1870), per certificare la bontà dell'argento, secondo quanto stabilito nell'editto del Cardinale Camerlengo Pacca, doveva, come nell'esemplare in esame, essere affiancato da quello personale dell'argentiere che, di norma, doveva avere la forma di una losanga contenente le iniziali del nome e del cognome, più un numero di bottega assegnato dall'amministrazione pontificia, cfr. A. Bulgari Calissoni, Maestri argentieri gemmari e orafi di Roma, Roma, 1987, pp. 56-57. Nel caso in esame, il marchio dell'argentiere, non chiaramente leggibile se non per le prime due cifre, dovrebbe corrispondere a quello di Luigi Cappelletti (Roma, 1802-1852), figlio del più noto Antonio (Caserta, 1772 ca.-Roma, 1838) dal quale ereditò il medesimo numero di bottega, Ibidem, p. 130, n. 345; G. Sambonet, Maestri Argentieri Italiani Tra Settecento e Ottocento, Padova, 1996, p. 44. I suoi punzoni, sebbene più rari di quelli paterni, sono stati rintracciati sia in oggetti di uso profano, quali candelieri, che di ambito sacro, quali un reliquiario del sangue di s. Francesco, conservato presso la chiesa delle Stimmate di S. Francesco in Roma, cfr. A. M. Pedrocchi, scheda n. III.8.6, in M. Fagiolo-M. L. Madonna, Roma 1300-1875, L'arte degli anni santi, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia, 20 dicembr 1984-5 aprile 1985), Roma, 1984, p. 174. Tuttavia, sul basamento dell'opera compare una targhetta che deve riferirsi ad un altro ben noto orefice romano, Filippo Borgognoni (Roma, 1792-1868), anch'egli discendente da una dinastia di argentieri, il cui bollo risulta essere, evidentemente, diverso, Bulgari Calissoni, 1987, pp. 108-109, n. 300; F. Tuena, Un monumento commemorativo ed altre opere di Filippo Borgognoni, in "Antologia di Belle Arti", n. 13/14, 1980, pp. 122-127. Riconosciuto maestro nel 1834, rinunciò alla patente nel 1866; oltre che argentiere, fu fonditore di eccellente qualità, come attestano alcuni busti e piccoli monumenti, e ricoprì importanti cariche all'interno della Corporazione. Del tutto di sua produzione risulta essere una Rosa d'oro, oggi conservata a Venezia, nel Museo di S. Marco, realizzata nel 1833, quale dono del pontefice Gregorio XVI (Belluno 1765-Roma, 1846) ai canonici della Chiesa Patriarcale di S. Marco. La tipologia di quest'ultima appare assai vicina all'esemplare in esame, [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087781
  • NUMERO D'INVENTARIO 1996/ 130 S.M
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI base/ fascia esterna/ su targhetta metallica - F. BORGOGNONI/ ROMANO - Borgognoni F - lettere capitali - a incisione -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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