altare, opera isolata - bottega piemontese (ultimo quarto sec. XVIII)

altare, post 1788 - ante 1788

Altare con mensa a parallelepipedo; ancona definita da due colonne marmorizzate terminanti con capitello fogliaceo. Fastigio mistilineo con medaglione centrale. Al centro nicchia centinata occupata dalla statua della Madonna del Rosario; tutto intorno i misteri del Rosario

  • OGGETTO altare
  • MATERIA E TECNICA Marmo
    MURATURA
    Stucco
  • MISURE Profondità: 220
    Altezza: 600
    Larghezza: 305
  • AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La presenza all'interno della chiesa parrocchiale di un altare dedicato alla Madonna del Rosario risponde alla tradizione devozionale del paese. Già il Beggiamo nel 1671 (Visita Pastorale, f.66,66v.) ne nomina uno accanto all'altare maggiore nella vecchia chiesa di S. Pietro, ove era collocata l'icona del Rosario ora nell'Oratorio di San Marco (v. scheda n.13 della presente campagna di catalogazione). Sul pilone accanto erano le armi dei Balbiano (Archivio Comunale, fasc.11). Qui aveva sede l'omonima Confraternita che si trasferisce come le altre, nel 1750, nell'oratorio di San Marco. Nel 1749 la nobile famiglia di origine chierese De Burri, erige un beneficio semplice, sotto il patronato di discendenza maschile. Il reddito del beneficio ascendeva a 500 lire annue. Un altro beneficio più antico esistente dal 25 giugno 1748 venne istituito da Giuseppe Borio, secondo il testamento ed il legato lasciato il 30 settembre 1632 da Anna Maria Gagna vedova Triero. Il patronato era riservato ai figli sia illegittimi che naturali della famiglia Borio. Al momento dell'edificazione della nuova parrocchiale la Confraternita sarà la prima a concorrere: nel maggio 1749 (Archivio cit. fasc. 11) chiede le sia riservata la prima cappella accanto all'altare maggiore nella navata destra, era allora priore Giuseppe Ormea "anno 1749, 25 maggio convocato e congregato il Consiglio Ordinario di d.ta Compagnia del S.S. Rosario ad istanza del Sig. Giuseppe Ormea, priore della medesima dichiara di voler concorrere eligendo [sic] a tal effetto sin d'ora per allora la cappella di primo posto a cornu epistole dell'altare maggiore d'essa chiesa e per tale costruzione e passion luoro... dichiara d'aver in pronto la somma di lire millecinquecento... et mandano al Sig. thesoriere d'essa compagnia Giuseppe Villa di stornare le pred. Millecinquecento in que pag.ti per la costruzione suddetta. Firmato Domenico Caudana, Giuseppe Ormea Priore, Giuseppe Caudana, Matteo Corso, Antonio Villa, Domenico della Casa, Filippo Maria Ormea, Gio Valimberti, Matteo Villa, Franco Maria Valimberti, più Anto. Villa e Franc. Dom. Villa testim." (Archivio cit. fasc. 11) I sottoscriventi sono i protagonisti del rinnovamento della chiesa: il Sindaco Caudana sotto il quale inizia la ricostruzione, il priore Giuseppe Ormea, che prenderà per sé la prima cappella della navata destra accanto all'altare maggiore ed inevitabilmente uno dei Villa come tesoriere. Infatti nel preventivo redatto dall'Ing. Casasopra, datato 14 agosto 1751, fra i fondi già esistenti si calcolano 2000 lire della cappella del Rosario (ibidem). Non a caso nel 1762 c. l'altare dalla confraternita viene menzionato fra quelli già formati, collocato nella seconda cappella della navata destra (Legato Ormea, fasc. 8) La continuità ideale con la vecchia parrocchiale viene mantenuta anche iconograficamente ricollocando l'antica icona circondata dai misteri del Rosario. L'altare descritto dal Rorengo nel 1774 (Visita Pastorale, f.190 v.) è il secondo della navata destra "lateritium parieri adherens, decentibus ornamentis et antiqua icona prescript. omnes imagines referente pro sodalitatis sub hoc titulo", presentava ancora i caratteri comuni agli altri altari della Confraternita sul territorio piemontese: l'icona alla parete attorniata dai misteri del Rosario. Tuttavia ancora nel Settembre 1788 il priore della Compagnia Melchiorre Balbiano dichiara di aver fatto "formare un altare in cotto e poscia fatto marmoreggiare". Viene benedetto nel 1790 dal teologo Pavesio, prevosto della parrocchiale, per permettere l'esercizio delle funzioni sacre (Marzano, s.d. p.44,45). Da questo momento, secondo un criterio iconografico che coinvolge una buona parte degli altari del Rosario in territorio torinese, come ad esempio quello della parrocchiale di Pecetto e che porta ad una ridefinizione dello spazio di rappresentazione devozionale: una statua della Madonna sostituisce la tela del Rosario, vengono lasciate però tutt'intorno le quindici telette raffiguranti la passione di Cristo. É presumibile che tale modificazione non sia dettata solo da ragioni di gusto, ma entrino in gioco motivazioni diverse legate alla vita della Confraternita, non ancora indagate. Non è spiegabile altrimenti il persistere della variazione dello schema rappresentativo fino al secolo XIX inoltrato. E' il caso di Sciolze dove le telette dei misteri intorno alla Statua della Vergine del Rosario vengono infine sostituite, ma non eliminate, nel XIX secolo, da quelle dipinte da P. Morgari, o della parrocchiale di Arignano. Qui, per quanto meno fastoso, si ritrova il modello proposto da A. Rana per la parrocchiale di Strambino, con la statua al centro, circondata dai misteri del Rosario (N.Carboneri, Architettura 1963, Mostra del barocco piemontese, a cura di V. Viale, Catalogo, Torino, disegno 232). [Continua in OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055766
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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