San Felice da Cantalice e i bachi da seta
dipinto,
Il dipinto raffigura un frate in piedi, con barba, raggi luminosi intorno al capo, corona del Rosario, vestito con saio con cappuccio e bisaccia del questuante da cui estrae una manciata di foglie di gelso, che mette sui graticci dei bachi da seta. Alle spalle del frate un ragazzo pare trattenerlo con la mano sinistra, mentre la destra è alzata dietro al capo del frate. Predominano i colori caldi e bruni
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Novarese
- LOCALIZZAZIONE Oleggio (NO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, proveniente dall'ex Oratorio di San Grato, è conservato nel Museo Religiso oleggese dal 1971 (rif. oral. da p. A. Mozzetti, 1977, MSC) ed è stato indicato dallo stesso come "San Grato". L'oratorio di San Grato, di origine almeno secentesca, è ubicato a Nord del centro storico oleggese, presso la "porta nuova" del borgo (cfr. G. Balosso, F. Galli, Olegium qui dicitur scarulfi, in "Bollettino Storico della Prov. di Novara", Novara, 1973; AA.VV. Il centro storico di Oleggio, Novara, 1977) sulla via che conduce al Santuario della Madonna di Loreto. Dalle relazioni delle Visite Pastorali condotte dai Vescovi di Novara si rileva la costante difficoltà nel reperire mezzi per la manutenzione dell'edificio da parte degli abitanti del rione e l'intervento costante della famiglia Vignati-Mazza, confinante a Nord e a Ovest con l'edificio (A.S.P.O., f. 5, anni 1618-1911). Tale famiglia intervenì con cospicui finanziamenti nel corso del XIX secolo e all'inizio del XX secolo, per restaurare l'edificio e variarne l'orientamento da Est-Ovest a Nord-Sud, come era sino agli anni 70, prima della sua chiusura e sconsacrazione in seguito ai ripetuti furti degli arredi (A.S.D.N., teca Oleggio, e rif. oral. da p. A. Mozzetti, parroco di Oleggio). Ora è di proprietà privata. Dai pochi documenti d'archivio inerenti l'oratorio non emergono notizie riguardanti i dipinti in esso conservati ed ora nel Museo Religioso oleggese: Sant'Antonio da Padova (inv. n. 82) di scuola nuvoloniana, la Madonna e Sant'Anna (inv. n. 83) del sec. XIX e il beato cappuccino. Gli studi in corso potranno forse chiarire la provenienza di queste opere: se dai conventi soppressi in età napoleonica oppure se commissionati in origine per tale oratorio. La presenza di frati francescani in due delle tre opere citate suggerirebbe la provenienza delle tele dalla vicina Chiesa di San Carlo, crollata nell'ottobre 1984 (Notizie Oleggio, in "Cittadino Oleggese", Novara, 10 ottobre 1984) e annessa al convento dei cappuccini, ora sede della scuola media statale e della Biblioteca civica "E. Julitta" (AA. VV., in "Oleggio memorie", Novara, 1924; Metodio da Nembro, Salvatore da Rivolta, e la sua cronaca, Milano, 1973, pp. 531-535; F. Fiori, C. G. Trilliet e la filanda di Oleggio, in Atti del Convegno C.I.S.S.T., Torino, 1984, pp. 168-179). Si è potuto appurare che due tele della Chiesa di San Carlo vennero cedute alla Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in cambio di due "fiamme" di pietra da parte del dott. P. Paganini che utilizzò per decorare lo stabilimento di bagni che ricavò dal convento (C. Bertinotti/ F. Fiori, Immagini dell'Immacolata Concezione nei secoli XVII-XVIII in Oleggio, in "Cittadino Oleggese", Novara, 4/12/1982). La figura del frate non corrisponde all'iconografia tradizionale di San Grato, come indicato dalla didascalia posta accanto al dipinto, e la pala d'altare dell'oratorio, ora conservata nella biblioteca della casa parrocchiale di Oleggio illustra chiaramente l'iconografia corretta come santo e vescovo, con il pozzo come suo attributo principale. L'annotazione su un biglietto datato 1820 conservato nel faldone 10 dell'Arch. Stor. Parr. di Oleggio, riguardante le offerte di "gallette", cioè di bozzoli pronti per essere filati, collocate nel "bacile" posto davanti al quadro di San Felice, chiarisce l'identità di tale frate. Felice da Cantalice, primo dei cappuccini diventato santo, (Metodio da Nembro, op. cit., p. 522) godeva già di molta devozione poco dopo la sua morte avvenuta nel 1587, e il dipinto oleggese lo confermerebbe, in quanto è ancora privo dell'aureola. La sua raffigurazione con i bachi da seta è forse da collegare alla sua attività di agricoltore svolta sin all'età di Trent'anni, prima di entrare in convento nell'ordine dei cappuccini (J. Hall, Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'arte; Milano, 1983, I ed. London, 1974, p. 172), attività che sino all'inizio di questo secolo era spesso strettamente collegato all'allevamento dei bachi da seta e molto diffusa nel novarese e in Lombardia. Felice da Cantalice era raffigurato nei dipinti del XVII sec. con la veste di cappuccino, la bisaccia del mendicante, cioè la borsa con due tasche alle estremità portata a tracolla, in quanto aveva il compito di fare la questua. Talvolta è rappresentato nel ricevere la pagnotta da "un fanciullo che irradia una luce misteriosa", il quale lo benedisse e scomparve secondo una leggenda poco diffusa (J. Hall, 1983, p. 172). Il dipinto oleggese si rivela interessante per la dettagliata descrizione dei graticci per i bachi e per la loro sistemazione con le corde, secondo un sistema utilizzato ancora sino alla fine del XIX secolo nelle campagne lombarde e piemontesi. Il cattivo stato di conservazione dell'opera, le vistose integrazioni della tela e le ridipinture abbastanza diffuse non ne permettono una corretta analisi
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100042573
- NUMERO D'INVENTARIO 84
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1987
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0