Il rivestimento in stucco dipinto simula illusionisticamente l'elaborato rivestimento marmoreo che dall'alto basamento - ulteriormente suddiviso da cornicette marcapiano in zoccolo color grigio azzurro venato di toni chiari e scuri, piedistallo e stilobate grigio chiari con specchiature verdi e rosse venate di bianco - seguita sul fusto rosso striato di bianco delle colonne, sul grigio azzurro delle controparaste, fino al rosso della trabeazione composita racchiusa da cornici colorate di nero. Le basi e i capitelli delle colonne sono modellati in ceralacca bianca. L'insieme è completato, in alto, da quattro timpani spezzati ripiegati superiormente a voluta tra i quali è posta la corona dorata, qui sorretta da lamelle metalliche - di cui tre sostituite di recente - fissate mediante viti e chiodi sul vivo della trabeazione. Mancano infatti le riproduzioni della decorazione scultorea sia per il baldacchino sia per il pilone, rappresentato da un tabernacolo in legno grezzo il cui semplice ornamento a listelli stuccati sulla fronte è in gran parte perduto

  • OGGETTO modellino
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio/ marmorizzazione/ stuccatura/ pittura/ doratura
    ceralacca
  • ATTRIBUZIONI Gallo Francesco (1672/ 1750): disegnatore
  • LOCALIZZAZIONE Vicoforte (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il modello riproduce fedelmente la macchina architettonica con cui Federico Gallo inserì il pilone nel fulcro geometrico e visivo del Santuario. Impostando su una pianta ellittica aperta sui lati maggiori quattro gruppi angolari di membratur composti da una colonna e un pilastro i cui assi di collegamento convergono verso i fuochi, il Gallo consegue il risultato di risucchiare l'attenzione verso il pilone senza interrompere la continuità prospettica e la spazialità dell'interno del Santuario. Questa intenzionalità si coglie più apertamente nel modellino in esame, limitato alle linee architettoniche, che nell'opera compiuta, e conferma le ipotesi critiche di G. Vacchetta (cfr. G. Vacchetta, "Nuova storia artistica del Santuario della Madonna di Mondovì a Vico", Savigliano 1984) e Carboneri (cfr. G. Carboneri, "L'architetto Francesco Gallo, 1672-1750", Torino 1954), che vi ravvisano un'influenza diretta del Pozzo e del Guarini. Per quanto riguarda la datazione si osserva che, poichè il Gallo il 26 novembre 1748 non aveva avcora presentato i disegni all'amministrazione del Santuario, e i primi pagamenti per le provviste dei marmi ai fratelli Giuseppe Maria e Carlo Francesco Quadrone, titolari dell'impresa della fabbrica del baldacchino, iniziano il 14 dicembre 1749, la costruzione del modello deve cadere entro questi due estremi cronologici. Ignoto rimane l'esecutore, ma forse giova ricordare che una buona parte dei modelli delle opere del Gallo a Vicoforte furono affidati ad Adamo Olivero, e uno di essi, riproducente il Santuario, fu inviato a Carlo Emanuele III (cfr. G. Carboneri, "Guida storico-illustrata al Monumentale Santuario di Mondovì", Torino, s.d. ma 1932). Interessante anche la custodia nella quale il modellino fu ritrovato nelle soffitte del Santuario [sic.] (conservata nella stessa sala del Museo Ghislieri), che sembra rispondere, per l'accurata corrispondenza con le misure del modellino e la sua forma chiusa, più a esigenze di trasporto che di conservazione
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100039160
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1985
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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