apparizione della Madonna col Bambino a San Domenico
Il paliotto è composto da quattro teli accostati e cuciti di varie misure, bordati da galloni in rame argentato, e fissati su una tavola di compensato con chiodi in ottone. Il paliotto consta di tre interventi decorativi differenti: il primo riguarda il tessuto, il secondo il ricamo sul tessuto e il terzo interessa la raffigurazione centrale, dai contorni mistilinei, eseguiti sul tessuto dipinto e ricamato, e sovrapposto a due dei teli del paliotto. Il disegno del tessuto è composto di tralci di peonie alternati e tralci di altri fiori, disposti in teorie orizzontali sfalsate. L'effetto di controfondo è definito da motivi a bastoncini disposti a scaglia in senso ordito, alternati verticalmente ad un motivo a piccola scacchiera con fiorellini di diverse specie. Armatura: Damasco raso. Orditi: 1 ordito, seta avorio, 30 fili/cm. Trame: 1 trama, seta avorio, 16 colpi/cm. Costruzione tecnica: il damasco è formato dall'accostamento dell'armatura raso da 5, faccia ordito, e dalla faccia trama di fondo, entrambi in seta avorio. Il ricamo risalta per la ricca policromia e si sovrappone al disegno monocromo del tessuto. Continua al campo OSSERVAZIONI
- OGGETTO paliotto
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MISURE
Altezza: 101
Larghezza: 201
- AMBITO CULTURALE Manifattura Francese Manifattura Lombardo-piemontese Ambito Novarese
- LOCALIZZAZIONE Oleggio (NO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il paliotto, proveniente dalla chiesa parrocchiale dell'Assunta di Borgoticino (Vicariato di Varallo Pombia, Novara) è stato depositato presso il Museo d'arte religiosa di Oleggio nel 1983, a cura di don Francesco Bolamperti, parroco della stessa chiesa di Borgoticino. Era conservato in un armadio della sacrestia. In base all'iconografia centrale, il paliotto apparterrebbe all'altare dedicato alla Vergine del Rosario posto lateralmente alla navata settentrionale della stessa chiesa. Tal ereperto potrebbe essere stato acquistato da parte della chiesa citata, in seguito alle disposizioni seguite alla Visita Pastorale del 20 maggio 1713 da parte del vescovo Giovanni Battista Visconti, e trascritta dal canonico P. Antonio M. Cavalli: "quanto prima si faccino fare alli altari laterali li pallij d'ogni colore, havendoli trovati del tutto sprovvisti" e, a lato, la seguente aggiunta: "eseguito... esser fatti due palij", che pare coeva e della stessa calligrafi adell disposizione (Archivio Storico Diocesano di Novara). Il paramento si riconosce poi nel pallio "di damasco bianco con freggi fini e l'impronto della B. V. e Bambino di ricamo", citato nel 1728 nell'inventario dei beni mobili della parrocchia, e conservato con altri 13 paliotti e molti altri paramenti "in un vestaro di nuovo fatto nella d. sagrestia" (Archivio Storico Diocesano di Novara). Tale sacrestia risulta essere stata ampliata contemporaneamente ad altri lavori di sistemazione degli altari; lavori avviati almeno dal 1699, in seguito alle disposizioni del vescovo Giovanni Battista Visconti, e presumibilmente conclusi nel 1728 circa, vescovo Gilberto Borromeo (Archivio Storico Diocesano di Novara). La descrizione sommaria dei paramenti rintracciati negli inventari della seconda metà del XVIII secolo e dell'intero XIX non permettono di identificare ulteriormente il pallio analizzato. Le caratteristiche tipologiche del tessuto, la tecnica di composizione del ricamo e del dipinto, confermerebbero l'esecuzione settecentesca, avvalorata in parte dalle fonti d'archivio. Il disegno del tessuto, infatti, per la descrizione abbastanza dettagliata delle foglie e dei fiori, risolte con linee morbide e sinuose e per le caratteristiche dei motivi di fondo, propria dei tessuti del genere detto a pizzo, in voga almeno dal 1680 al 1730 (D. Devoti, "L'arte del tessuto in Europa", Milano 1974) contribuisce a datare il paramento almeno ai primi tre decenni del XVIII secolo. La disposizione verticale dei motivi di controfondo accenna un andamento a zig-zag che accosta il tessuto analizzato a quello della pianeta inventario n° 33/ V della chiesa parrocchiale dei SS. Giulio e Amatore di Cressa, conservata presso lo stesso museo oleggese, ma realizzata con filati serici di due colori, il bianco e il verde, e in taffetas lanciato, anzichè in damasco. Il motivo dei segmenti a scaglie è riscontrabile invece nel disegno di parte del tessuto della dalmatica in damasco verde conservata presso il convento di S. Croce di Bosco (cfr. C. Spantigati-G. Ieni (a cura di), "Pio V e S. Croce di Bosco. Aspetti di una committenza papale", Alessandria 1985). Con questo paramento il tessuto novarese ha una qualche affinità anche per il motivo dei fiori e per la tipologia tecnica. Il ricamo, di una certa qualità per l'eleganza delle forme e dei passaggi chiaroscurali, si collega ai motivi decorativi dei tessili diffusi nel primo trentennio del XVIII secolo, come gli accostamenti a volte inconsueti, simili a quelli indicati da Devoti per le stoffe bizarre: "gli elemneti che si intrecciano alle cornici presentano accostamenti svariati sia tipologicamente, trofei di foglie e pium, frutti esotici e fantastici" (Devoti, op. cit.). Non essendo documentata, per ora, nessuna attività di ricamatori settecenteschi nel novarese, si propende per un'esecuzione in ambito lombarddo, forse milanese, senza per altro escludere una possibile esecuzione locale del paliotto. L'autore del dipinto potrebbe essere di ambito novarese, ambiente caratterizzato dalla presenza di pittori di un certo rilievo, segnalati da L. A. Cotta, "Museo novarese", Milano 1701, e nella "Giunta al Museo Novarese", dello stesso autore, conservati presso l'Archivio Storico Diocesano di Novara, fondo Frasconi e l'Archivio di Stato di Novara, fondo Museo e punto di riferimento per gli studi sull'arte secentesca e del primo ventennio del XVII secolo nel novarese. I caratteri settecenteschi del tessuto, del ricamo e del dipinto, sono quindi avvalorati dall data di acquisizione del paramento, ascrivibile dopo il 1713 ma prima del 1728. Il committente è riconoscibile, con probabilità, nel parroco pro tempore o nel delegato per la comunità del SS. Rosario, entrambi titolari del iuspatronato dell'altare, dei quali si conoscono i nominativi solo dal 1728. Continua al campo "OSSERVAZIONI"
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100038144
- NUMERO D'INVENTARIO 60/ V
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1985
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0