Mosè e il serpente di bronzo

dipinto, post 1758 - 1760

Al centro della scena è raffigurato il serpente di bronzo posto sulla croce a T: ai suoi piedi è raffigurato Mosè nell'atto di indicarlo con un bastone alla folla di astanti, ditesi o inginocchiati, sulle cui membra sono attorcigliati i serpenti del deserto

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 350
    Larghezza: 250
  • ATTRIBUZIONI Giovannini Antonio Francesco (notizie 1719-1760): esecutore
    Milocco Michele Antonio (1690 Ca./ 1772)
    Giovannini Giacomo Antonio (notizie 1719-1760)
  • LOCALIZZAZIONE Asti (AT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il restauro ha avuto carattere non archeologico, con parti rifatte. Le scene con figure spettano al Milocco mentre le parti decorative e le cornici stesse delle scene sono da riferirsi ai fratelli Giovannini. La prima scena è piuttosto movimentata, con le figure scorniciate; ma i tipi sono poco variati, nè la composizione è efficace come quella che lo stesso Milocco seppe raffigurare nella volta della torinese chiesa del S.mo Sudario. Nella seconda scena Mosè, nell'iconografia del legislatore barbuto e con sulla fronte i raggi luminosi derivanti dalla mente schiarita dal colloquio con Dio, addita al popolo il serpente di bronzo da guardare per avere salva la vita dal morso dei serpenti del deserto. Nella terza ancora Mosè fa scaturire l'acqua dalla Roccia; nell'ultima (Battesimo di Cristo) ritornano due figure scorciate. Sono composizioni tipiche del Milocco, abbastanza attraenti nell'impianto, efficaci negli accordi delle tinte poco accese, ma dalle figure non troppo curate e variate. Non stupirà l'accostamento di due scene veterotestamentarie con due evangeliche, se si consideri che anche nelle prime comune era la prefigurazione di fatti Cristologici: la roccia zampillante come simbolo del Battesimo o la pietra come Cristo; il serpente sulla croce come presagio di Gesù sulla croce, che salverà i viventi. E' ipotizzabile semmai la ricerca di un preciso programma iconografico. Scene bibliche sono ampiamente ricorrenti nelle chiese di Asti all'epoca, si pensi al quelle dell'Aliberti e del Bianchi provenienti da S. Anastasia ed ora in S. Peitro in Consavia. Le quadrature dei Giovannini, abbandonate le preoccupazioni prospettiche esibite nella controfacciata, nella prima campata e nel transetto, si riducono a semplici cornici e decorazioni di lesene con motivi vegetali, con atteggiamento però comune ai quadraturisti del Settecento lombardo (cfr. R. Bossaglia, "Riflessioni sui quadraturisti del Settecento lombardo", in "Critica d'arte", n° 41, 1960, p. 377)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100038108-3.2
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1985
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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