reliquiario a teca - a cassetta, opera isolata - bottega piemontese (inizio sec. XIX)

reliquiario a teca a cassetta 1800 - 1810

L'urna, di forma tronco-piramidale, poggia su quattro peducci a voluta accentuata e presenta inferiormente un bordo continuo a doppia modanatura, una liscia, l'altra con ornato a nastri e fortemente aggettante. Nelle facce, ornate ai lati da mazzi di fiori a rilievo fermati in alto da testine alate di putti a tutto tondo, i vetri sono inclusi da incorniciature mistilinee con bordo a fogliette stilizzate. Il coperchio, profilato in basso da una cornice mistilinea dalla quale ricade un bordo festonato, presenta due fasce sovrapposte separate da una modanatura liscia: esse sono decorate rispettivamente con motivi fogliati su fondo a tratteggio e con un fregio a rametti di palma incrociati che distanziano volutine a ricciolo legate dorso a dorso da un motivo vegetale. Ai lati sono fissate le figurette a tutto tondo di due angioletti seduti recanti ghirlande vegetali, mentre alla sommità si osserva una croce lobata con profili rilevati poggiante su un globo ai lati del quale si dispongono la mitra e il bastone pastorale. L'urna contiene il teschio e altre ossa del Beato, legate da fili dorati e cosparse di fiori artificiali

  • OGGETTO reliquiario a teca a cassetta
  • MATERIA E TECNICA filo dorato
    legno/ intaglio/ doratura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Ivrea (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La cassa reliquiario si impone all'attenzione per la varietà degli elementi decorativi utilizzati, cui si accompagna tuttavia una tecnica esecutiva non particolarmente raffinata, e sembra databile per ragioni stilistiche al primo Ottocento. Le reliquie del Beato Varmondo, che resse la diocesi eporediese tra il X e il XI secolo, subirono varie traslazioni all'interno della Cattedrale, traslazioni legate in parte agli spostamenti di cui fu oggetto l'altare dedicato al duddetto Betao. Furono rinvenute nel 1699 durante i lavori di ristrutturazione della sacrestia capitolare, allorchè l'altare del Beato Varmondo venne demolito e trasferito nella parete a sinistra dell'entrata: in tale occasione, essendo in Ivrea il vescovo Lambert, provvide all aricognizione delle reliquie il Vicario Generale can. Giovanni Francesco Gabutti il quale, ripostele poi in tre casse, le fece collocare nel cosiddetto Archivio delle Reliquie, ubicato in un vano attiguo all aparete destra del Presbiterio (D. Arborio Gattinara di Gattinara, "Notizie istoriche del Beato Varmondo Arborio vescovo d'Ivrea circa l'anno 1001", Torino 1825). Nel 1786, durante i lavori di rimaneggiamento del Duomo voluti da Mons. Giuseppe Ottavio Pocchettini, il suddetto archivio venne demolito e tutte le reliquie furono trasferite in un camerino esistente presso la Cappella di S. Savino. Successivamente (non si conosce la data precisa), esse subirono un unteriore spostamento e furono collocate in un ripostiglio esistente nell'altare maggiore, cui si accede dal retro dell'altare stesso; lì rimasero fino al 1857, anno in cui trovarono una definitiva sistemazione sul nuovo altare dedicato al Beato Varmondo ("Vita di S. Varmondo Arborio, vescovo di Ivrea nel x secolo", Ivrea 1858)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100037755
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1985
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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