portone, opera isolata - bottega piemontese (secondo quarto sec. XX)

portone, post 1937 - ante 1939

Il portone ha una foggia a sesto ribassato nella parte alta ed è costituito, nella faccia esterna, da assi di legno verticali incastrate tra di loro, in quella interna da assi orizzontali. Esternamente è costellato di chiodi di ferro battuto a losanga a leggera punta di diamante, ribattuti sul retro, disposti ordinatamente, con simmetria, su tutta la superficie

  • OGGETTO portone
  • MATERIA E TECNICA legno di rovere/ intaglio
    ferro/ battitura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Vercelli (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il portone, cui non corrisponde oggi alcun accesso mancando una scala di collegamento al vano interno, quello della cripta semisotterranea, è stato eseguito in stile nl corso dei lavori diretti da Paolo Verzone, nel quarto decennio di questo secolo, sul complesso abbaziale. L'ing. Paolo Verzone, il cui padre dirigeva in quegli anni l'Istituto di Belle Arti di Vercelli, si era già messo in luce tra il 1930 e il 1934 nella direzione dell'intervento di restauro di casa Alciati, nella stessa città (comunicazione orale del dott. Anna Rosso del Museo Leone di Vercelli). Nel 1937 gli viene affidato dal locale podestà, l'ing. Melchior, l'incarico di redigere un progetto generale di restauro della chiesa e dei fabbricati monastici del S. Andrea (P. Verzone, "L'abbazia di S. Andrea sacrario dell'eroismo vercellese", Vercelli, s.d. ma 1939). A lavori conclusi, nel 1939, Verzone dedicò un libro all'abbazia che costituisce oggi la principale fonte per ricostruire l'entità e il taglio di quell'intervento ed anche la più completa lettura storica delle diverse fasi che suggellarono le vicende costruttive del complesso abbaziale. Esso si sofferma in special modo sugli edifici monastici, su cui si concentrarono allora i lavori e di cui Verzone studiò maggiormente le testimonianze architettoniche. L'intervento di restauro riguardò soprattutto le costruzioni attigue alla chiesa, disposte intorno al chiostro, più pesantemente modificate nel corso dei secoli, così da renderne confusa e difficilmente leggibile la fisionomia. Fu Verzone a conferire loro l'aspetto attuale. Il chiostro si presentava allora in notevole degrado. Recentemente erano stati infatti asportati dalle pareti del porticato i cimeli del Museo Lapidario Bruzza, ivi collocati apportando non pochi danni al paramento murario, scalpellato per tutto lo spessore delle epigrafi incastrate nel muro. La compresenza negli edifici abbaziali di fasi costruttive diverse induce Verzone a mettere in luce le testimonianze storiche dei vari periodi. Studiando il complesso monumentale egli riconoscerà nei corpi di fabbrica situati sui tre lati del chiostro cinquie diversi principali interventi architettonici: il primo, originario, duecentesco; il secondo, rinascimentale, immediatamente succedssivo al 1467, data dell'insediamento dei lateranensi a S. Andrea; il terzo collocabile tra il 1519 e il 1522, intrapreso per volontà dell'abate Pettenati che dirigeva allora l'abbazia; il quarto, settecentesco ed un ultimo, ottocentesco, in cui non discerne però le modifiche apportate da Carlo Emanuele Mella da quelle successive (cfr. scheda OA, NCTN 01/00034280). Nel complesso Verzone privilegia le fasi più antiche, in primis quella duecentesca; ove però gli interventi posteriori ne abbiano definitivamente ed irreversibilmente modificata la struttura, conserverà le testimonianze più recenti, riconoscendo loro una dignità storica (ed estetica) fino al XVIII secolo, criticando invece pesantemente, e cancellando ovunque possibile, le tracce delle modifiche ottocentesche. A questo criterio si accompagna la scelta di integrare le parti mancanti con materiale ove possibile originario. Nelle zone ove il paramento murario in mattoni appare scalpellato esso viene completato con mattoni antichi ricavati dalle parti modificate o demolite. Verzone infatti rileva come la cottura moderna a carbone conferisca ai mattoni un colore violaceo, diverso da quello del cotto usato nei secoli precedenti. A testimonianza della condizione del complesso prima dei lavori di restauro, egli lascerà in margine alle pareti, nella parte alta dei fabbricati, fasce verticali non modificate. Eliminati gli intonaci ottocenteschi dalle pareti di fondo de porticato Verzone scopre le tracce di apertura precedenti, variamente alterate. Nel lato Nord, ove mancano accesi dal chiostro agli edifici abbaziali (P. Verzone, "L'abbazia di S. Andrea sacrario dell'eroismo vercellese", Vercelli, s.d. ma 1939;) vengono ripristinate due porte: "una ad arco ribassato - quella in cui è inserito il portone oggetto di questo studio - l'altra a tutto sesto, a livello più alto, le finestre in pietra del refettorio ed alcune nicchie per lampade". Ad Est vengono integrati i resti di "una finestra a sguancio che anticamente illuminava la sagrestia: lavori di sistemazione analoghi si effettuarono nelle varie porte preesistenti in questa parete, cioè quella di accesso all'antico corridoio di ingresso, al salone d'angolo, alla scala del dormitorio e alla sala capitolare" (Ibidem). A Ovest venne completata una porta ad arco ed una finestra a doppia strombatura. Un intervento di gran lunga più complesso richiese la parete Sud, ove venne riaperta l'antica porta di comunicazione tra il chiostro e la chiesa, eliminata nel corso dei lavori cinquecenteschi e allora sostituita con il piccolo accesso aperto nella parete Este (oggi come ai tempi di Verzone murato) ornato di candelabre (cfr. scheda relativa). Continua al campo 'OSSERVAZIONI'
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034284
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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