Madonna del Latte

dipinto,

La Madonna è raffigurata seduta, mentre sta allattando il Bambino; sui capelli biondi, morbidamente ondulati, è posata una corona. Indossa una veste bianca, una sopraveste rossa ed un manto blu soppannato di bianco. Gli incarnati son realizzati con una stesura di base color verdino con lumeggiature bianche e velature rosa. In basso si vede la predella del seggio; sul fondo compaiono dei cespugli con frutti ed il cielo striato di nubi. L'affresco è chiuso da una fascia bicolore bianca e rossa

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Novarese
  • LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco della Madonna del latte comparve nel 1961, durante i lavori di restauro; nello stesso anno venne strappato dalla parete e riportato su una tavola di supporto dopo essere stato liberato da uno strato di intonaco e calce; successivamente è stato ricollocato in loco. Dando l'annuncio del ritrovamento, il prevosto Cavaglioli scriveva che "la bella effigie... portava la data dell'anno 1503 (G. Caviglioli, Lavori di restauro nella parrocchiale, in "L'araldo", 1961, n. 24, p.3). Attualmente la data non è più visibile. Pubblicato nel testo dell'Allegra (F. Allegra, Borgomanero. Cronache di un millennio (962-1963), 1963, pp. 50, 83, fig.7), il dipinto venne preso in esame da Adolfo Torre nel 1976, insieme ad altri tre affreschi raffiguranti la Madonn adel latte: uno in casa parrocchiale a Borgomanero e due a Cureggio, nella parrocchiale ed in una casa privata già convento. Il Torre (A. Torre, Considerazioni su antichi affreschi tra Cureggio e Borgomanero, in "Novara", 1976, n.1) proponeva l'attribuzione ad un'unica bottega, quella dei Cagnola, attivi nel novarese dalla seconda metà del XV secolo all'inizio del Cinquecento, ritenendo i dipinti opera di una stessa mano, indicava come autore Sperindio, figlio di Tommaso, e datava gli affreschi entro il secondo decnnio del XVI secolo. Le analogie tipologie ed iconografiche riscontrabili, la prossimità di spazio e tempo giustificano la formazione di una serie, anche se non si tratta necessariamente della stessa mano ed anzi si riscontrano alcune differenze qualitative ed espressive. Le analogie possono dipendere dall'uso di medesimi cartoni e modelli elaborati in relazione ad un'iconografia piuttosto richiesta e "canonizzatasi" in area novarese tanto da venir ripetuta con poche varianti per tutto il Quattrocento ed ancora agli inizi del Cinquecento. L'attribuzione a Sperindio Cagnola tra il 1510 ed il 1520 non si accorda con le esperienze che l'artista stava compiendo in quegli anni in rapporto a Gaudenzio Ferrari e con le prove giovanili del trittico di Cerano e gli affreschi di Vicolungo recentemente attribuitigli da Romano. In ambito novarese, si possono stabilire dei contatti con gli affreschi dell'abside di Gionzana per il motivo dei cespugli sul fondo, che richiamano l'esperienza della miniatura lombarda quattrocentesca ed in particolare i Tacuina Sanitatis. Il motivo del cielo striato da nubi compare nell'affresco del Merli a S. Nazaro della Costa (1474) e nell'ancona fittile di S. Giovanni a Vespolate. La capigliatura ondulata ed ilmodello ella corona richiamano la Madonna dell'affresco di Garbagna firmato Tommaso Cagnola (1481); cambiano però il costume, il panneggio del manto, molto più elegante nella definizione delle larghe volute e più consistente dal punto di vista volumetrico nell'affresco di Borgomanero. Lo scorcio della mano della Madonna e dell'aureola del Bambino rivela che è in atto la ricerca di una resa più attenta dei particolari anatomici, che però rimane incerta nella resa dei lineamenti, nella definizione del seno e nella disposizione della figura. Con un'operazione rintracciabile in quegli stessi anni (1475-1510 ca.) nella produzione delle botteghe dei frescanti lombardi (zona di Lodi, Brescia), l'ignoto autore dell'affresco di Borgomanero rielabora elementi di ascendenza tardogotica: si notino la delicatezza dell'incarnato, della capigliatura, la puntigliosità del segno, l'andamento mosso dei tessuti, l'ornato e gli elementi vegetali del fondo. Allo stesso tempo però, li aggiorna sotto la spinta di una nuova sensibilità formale che suggerisce una più precisa collocazione nello spazio realizzata attraverso lo scorcio della predella. Come bibliografia si veda inoltre: G. Pennaglia, La ca da tücci, Ornavasso 1981, p.26
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034048
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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