Madonna Assunta con angeli

dipinto 1769 - 1769

al centro del dipinto campeggia la figura della Madonna, seduta su alcune nuvole; questa, rappresentata di semiprofilo, con lo sguardo sollevato verso l'alto e le braccia aperte, indossa sulla tunica rosa una sopravveste azzurra ed ha il capo coperto da un manto blu che le scende sulla spalla sinistra per poi ricadere in basso in morbidi panneggi. fa corona a maria un coro di angeli biondi rappresentati in svariati atteggiamenti; alla sua destra, poggiato su una nuvola è un angelo reso di profilo, con lo sguardo abbasssato e i fianchi e le gambe avvolti in un drappo verde i cui lembi si stagliano sul fondo azzurro del cielo. In basso al centro si osserva un altro angelo dalle grandi ali dipinte nei toni di grigio e rosa, avvolto in un'ampia veste rossa a ombreggiature scure; è rappresentato di schiena inginocchiato su una nuvola, regge con la mano un drappo azzurro e tiene il volto sollevato verso l'alto. a sinistra del quadro due puttini fissano lo sguardo di Maria, l'uno in volo, l'altro seduto su una nuvola accanto ad esso mentre un terzo angelo dallo sguardo abbassato, avvolto in un manto grigio, regge un drappo giallo. Iin alto a sinistra, nei raggi di luce arancio che si riversano sulla figura di Maria, sono rapppresentati due angioletti in volo, l'uno di schiena con

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio/ doratura
    tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 380
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Ivrea (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE la tela si impone all'attenzione per l'alto livello qualitativo evidente nella complessa articolazione della scena, nella varietà degli atteggiamenti dei personaggi raffigurati ed ancora nella bellezza della gamma cromatica fatta di colori abilmente accostati e lumeggianti per definire gli eleganti panneggi delle vesti. Rappresenta la Madonna Assunta , cui è intitolata la Cattedrale eporediese e viene menzionata dal vescovo Giuseppe Ottavio Pochettini il quale negli (Atti alla Visita pastorale, 1789, f. 954) afferma appunto che "a pariete chori pendet elegans, et nova icon titulum altaris refferens". Nonostante la bontà della tecnica esecutiva e la collocazione importante (costituisce infatti la pala dell'altare maggiore) non ha conosciuto alcuna fortuna critica. Stupisce che neppure il canonico Boggio il quale nel suo libro sul Duomo non tralascia di menzionare almeno le opere d'arte più interessanti in esso custodite, non faccia assolutamente cenno di questo quadro forse in ciò scoraggiato dalla completa mancanza di studi a riguardo. Per l'opera tuttavia, che non sembra indegna di essere accostata ad altre tele tardo-settecentesche più celebrate esistenti in Duomo - si pensi alla Madonna col Figlio e i SS. Savino, Besso e Tegolo nella Cappella di San Savino attribuita al Beaumont o alla Crocifissione con i SS. Pietro e Paolo nella Cappella del Crocifisso - esiste almeno una data sicura, vale a dire l'anno in cui fu dipinta, il 1769. Problematica risulta invece l'identificazione dello stemma dipinto sul limite inferiore della tela che, in base al numero dei fiocchi, non sembra appartenere ad un vescovo ma, piuttosto a un priore o un rettore. Del resto sappiamo che la sede di Ivrea, dopo la traslazione di Mons. Francesco Lucerna Rorengo di Rorà avvenuta il 14 marzo 1768, rimase vacante fino all'8 dicembre 1769, quando vi fece ingresso il successore Giuseppe Ottavio Pochettini (G. Benvenuti, Istoria dell'antica città di Ivrea, manoscritto fine sec. XVIII, pubblicato col titolo Storia di Ivrea, Ivrea 1976, pp. 581-582) (C. Benedetto, I vescovi di Ivrea, Torino 1942, p. 82) e venne retta nel frattempo dal Vicario Capitolare canonico Pietro Antonio Defrancisco (G. Benvenuti, Istoria dell'antica città di Ivrea, manoscritto fine sec. XVIII, pubblicato col titolo Storia di Ivrea, Ivrea 1976, pp. 6751-676). Se la zona inferiore dello stemma, bandeggiata d'argento e di rosso, rappresenta l'arma della famiglia Lucerna Rorengo di Rorà cui appartennne appunto il vescovo uscente, non si riesce a stabilire con certezza a chi appartenga quella effigiata nella zona soprastante, dal momento che non si tratta di quella dei Pochettini. Non sarebbe del tutto fuori luogo ipotizzare a questo punto che il quadro, commissionato verosimilmente dal vescovo Francesco Lucerna come suggerisce la presenza del suo stemma, sia stato fatto completare, dopo la traslazione di questi, a spese del Vicario Capitolare can. Defrancisco. Il Defrancisco, rettore de Seminario eporediese e poi professore straordinario di Teologia della Regia Università di Torino, fu inoltre nominato Vicario Capitolare da Mons. Michele Vittorio di Villa (vescovo dal 1741 al 1763) e suo esecutore testamentario (E.A. De Jordanis, In morte del chiarissimo Pier-Anton-De -Francisco canonico e vicario generale d'Ivrea. Orazione funebre, Biella s.d. ma 1777, pp. 8, 16, 18, 25). Che il Canonico Francisco si fosse distinto, oltre che per saggezza ed erudizione, per la generosità con cui partecipava alle spese per i miglioramenti della Cattedrale, è attestato dal can. E.A. De Jordanis il quale nell'Orazione funebre stesa in sua memoria scrive infatti: "...Nè ho io già rammentato...come abbia sempre abbondevolmente concorso nelle molte opere da parecchi anni fatte, onde questa medesima Chiesa resta di molto arricchita, ed illustrata..." (E.A. De Jordanis, In morte del chiarissimo Pier-Anton-De-Francisco canonico e vicario generale d'Ivrea. Orazione funebre, Biella s.d. ma 1777, pp. 19). Stilisticametne il dipinto sembra trovare la sua giusta collocazione culturale nell'ambito della produzione pittorica piemontese della seconda metà del Settecento della quale sono reperibili significativi esempi anche in loco: basti pensare al già citato quadro del Beaumont, o alle tele raff. l'Immacolata Concezione e l'Arcangelo Gabriele nella Cappella di San Besso con le quali presenta una certa affinità stilistica. Altre testimonianze pittoriche significative per fare luce sulla cultura dell' ignoto pittore di questa tela sono rappresentate dalle tele raff. la Madonna col Figlio, S.ta Caterina e S. Domenico e soprattutto la Madonna col Figlio ed angeli nella Chiesa Parrocchiale di Agliè dipinte nel 1774 rispettivamente da Ignazio Nepote e Felice Cervetti (A. Baudi di Vesme, L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino 1963, vol. 3° p. 739, vol. 1° p. 302) (D.Elia, P. Zucco, P. Furno, Agliè, quattro passi tra immagini e ricordi, Ivrea 1977, pp. 61-64)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100033815
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • ISCRIZIONI a lato dello stemma, in basso - 1769 - numeri arabi - a pennello -
  • STEMMI nell'estremità inferiore della tela - religioso - Stemma - suddiviso orizzontalmente in due zone, quella inferiore a bande rosse in campo bianco-argento, quella superiore accogliente, pare, due braccia disposte ad x ed una croce. Lo stemma è affiancato da rametti di palma e sormontato da un cimiero eun cappello a tre fiocchi per lato
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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