altare, opera isolata - bottega piemontese (metà sec. XIX)
La mostra dell'altare, che poggia su un alto zoccolo in marmo grigio, consta di un paliotto in marmo bianco a venature grigie; in esso una modanatura liscia delimita il riquadro centrale intagliato con due steli di giglio intrecciati e fermati da un nastro ornamentale i cui lembi si snodano in simmetriche volute. Tra gli steli si osservano le tracce del monogramma di Maria o del Beato Varmondo Arborio, che vi doveva essere originariamente applicato, coronato da un serto di fiori. Ai lati della mostra due parastine con specchiature in marmo rosa venato di grigio, sulle quali ricadono ghirlande vegetali a rilievo, sorreggono la mensa in marmo bianco, mentre su corpose volute scanalate, desinenti in accentuati riccioli, si imposta il gradino superiore dell'altare. Esso presenta uno zoccolo in marmo grigio con cornice aggettante a più modanature ed è delimitato lateralmente da volutine accoglienti ghirlande vegetali. Completano la decorazione specchiature in marmo rosa a venature grige distanziate da una struttura centrale in marmo bianco a lieve aggetto, ornata con motivi vegetali stilizzati a rilievo
- OGGETTO altare
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MATERIA E TECNICA
marmo bianco/ scultura
marmo grigio/ scultura
marmo rosa/ scultura
- AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
- LOCALIZZAZIONE Ivrea (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'altare, che si caratterizza per la sobrietà dell'ornamentazione, è menzionato da Mons. Davide Riccardi che in occasione della Visita Pastorale effettuata in Cattedraleil 30 marzo 1880 lo descrive infatti come "marmoreus, recenter instructum ad ill.mo et Rev.mo DD Alojsus Moreno" (Ivrea, Biblioteca diocesana). Mons. Moreno, infatti, che resse la diocesi eporediese dal 1838 al 1878 (cfr. C. Benedetto, "I vescovi d'Ivrea", Torino 1942) iniziò il processo di ricognizione del culto del Beato Varmondo Arborio, vescovo di Ivrea intorno all'anno Mille il quale fin dalla morte era stato oggetto di partricolare devozione. Questi, secondo la tradizione, ebbe in sogno la rivelazione del luogo dove giaceva ignorato il corpo di S. Tegolo Martire, protettore della città di Ivrea; recatosi colà accompagnato da numerosi ecclesiastici e fedeli rtrovò, tra l'esultanza dei presenti le spoglie del santo, che poi fece trasportare in cattedrale (cfr. G. Benvenuti, "Istoria dell'antica città di Ivrea", manoscritto della fine del sec. XVIII, pubblicato con il titolo "Storia di Ivrea", Ivrea 1976). Mons. Moreno ottenne l'approvazione del culto del Beato Varmondo in data 12 settembre 1857 da Pio IX; alcuni anni prima, nel 1853, aveva fatto edificare l'attuale cappella dedicata a Varmondo e, conosciuta la sentenza della Sacra Congregazione dei Riti nel 1857, eresse l'altare in questione ("Vita di S. Varmondo Vescovo d'Ivrea nel X secolo", Ivrea 1858). Esso è ubicato all'incirca nel luogo dove doveva trovarsi il primo, antico altare dedicato a Varmondo, che ne custodiva altresì le spoglie mortali (Benvenuti, op. cit.). Detto altare fu poi demolito nel 1585, mentre il titolo e il corpo di Varmondo erano stati traslati ad un altare eretto in Sacrestia nel 1521, dove rimasero fino alla costruzione della nuova cappella voluta dal vescovo Luigi Moreno
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100033789
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0