tribuna d'organo, opera isolata di Bonzanigo Francesco Maria, Bagutti Antonio Ludovico (seconda metà sec. XVIII)

tribuna d'organo, 1759 - 1760

La cantoria, tutta verniciata in color sabbia, è sostenuta da una coppia di colonne scanalate con capitelli decorati da foglie d'acanto. Sui due capitelli poggiano ampie mensole, affiancate da altre due più piccole, una per lato, con decorazioni vegetali con bordo arricciato. Su di esse poggia il basamento della tribuna d'organo, con parapetto dal profilo ondulato e con parte centrale aggettante; esso è partito da 8 lesene con specchiatura e decorazioni vegetali e terminanti con modanature. Tra di esse cono 7 specchiature, tra cui quella centrale, più ampia, presenta una cornice interna di movimentatissimo profilo, costituita di volute, elementi vegetali e rocailles. Al centro è la mistica colomba, contornata di raggi, con quattro testine di cherubini (due mancanti). Le altre specchiature ripetono, con fantasiose variazioni decorative, cornici similari, talune anche con motivi floreali

  • OGGETTO tribuna d'organo
  • MISURE Profondità: 230
    Altezza: 106
    Larghezza: 740
  • ATTRIBUZIONI Bonzanigo Francesco Maria (notizie 1740-post 1763): esecutore
    Bagutti Antonio Ludovico (notizie Sec. Xviii): disegnatore
  • LOCALIZZAZIONE Asti (AT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera, come risulta dal Conto generale del 1760 (Archivio), è documentata a Francesco Maria Bonzanigo, che per essa fu pagato tra il 1759 e il 1760, complessivamente per Lire 1.350, compreso il pendant sul lato destro della chiesa; i "rezighini" Franco Collino e compagni lavorarono intorno ai travetti, lo stuccatore Carlo Lodovico Bagutti prestò la sua opera per i "modioni". "Il sig. scultore Carlo Antonio Lessona" venne pagato £. 25 per il disegno delle cantorie e casse di organo, probabilmente il progetto dell'opera. Le due cantorie e casse dell'organo sono opera di notevole complessità, che segnano ancor oggi fortemente l'impronta stilistica della chiesa. Trattasi di una vivace presa di posizione in senso rococò, in un'epoca in cui erano per cominciare ad apparire, e proprio in questi elementi d'arredo in particolare, esempi informati a più semplificate e compassate forme neoclassiche: basti pensare alle tribune, cantorie, casse dell'organo eseguite verso il 1764 nel Duomo di Carignano sotto la regia dell'Alfieri. A meglio documentare la complessità strutturale e decorativa, in cui il Bonzanigo riunisce, come in un riasunto, temi e motivi del rococò subalpino, vale anche un disegno dell'opera, forse quello del Lessona, conservato nell'archivio della Confraternita: dei due prospetti illustrati, scartato quello con cornicioni e lesene lisce, la scelta è per l'altro con il più movimentato fastigio curvilineo e le più vivaci lesene laterali impostate di spigolo. Nel disegno, di cui va sottolineata la bella qualità, la pianta della cantoria risulta semplificata, a cinque formelle invece di sette. Pur nella notevole precisione di certi particolari, nella realtà la decorazione è più ricca e più abbondantemente floreale. Vi ricorrono nell'insieme tanti motivi del rococò alfieriano degli interni di Palazzo Reale, Palazzo Chiablese e della Accademia Filarmonica, fin verso il 1760, con le cornici ondulate, le rocailles, le foglie di palma, le ghirlande floreali naturalistiche. Tuttavia la sintesi del Bonzanigo (e del Lessona) risulta molto personale, dal segno ingrandito, deciso, popolaresco. Anche rispetto al gusto naturalistico alfieriano di un intagliatore come G. A. Riva nel coro della Collegiata di Moncalieri (1749), o nei confessionali di S. Filippo a Chieri (opera di bottega, 1757), dal segno ricamato e minuto, il Bonzanigo si compiace di più larghi gesti decorativi, che ricordano certi inserti di stucchi vittoriani o, ancor più, certi risultati tipicamente locali del gusco Scapittiano di palazzo Gozzani di Treville a Casale Monferrato, anche nell'accento non aulico e di profusione decorativa slegata da necessità funzionali (cfr. M. Viale Ferrero, "Ritratto di Casale", Torino 1966). L'impronta complessiva risulta pertanto singolarmente rustica e in alcuni tratti piacevolmente icastica, come nelle formelle delle cantorie, o nei timpani curvilinei spezzati oltre la cornice superiore. Le decorazioni floreali sono vicine a quelle di molte altre casse d'organo, citiamo per tutte quella di S. Pietro a Savigliano, del Clemente, o quella di disegno alfieriano della Cappella Regia in Palazzo Reale a Torino; più raro è trovare altrettanta animazione nelle linee strutturali, vicine per qualche verso a quelle della cassa dell'organo dell'Assunta, ancora a Savigliano. Più importante è forse ricordare che all'opera della Trinità si è ispirato probabilmente l'anonimo autore di un'idea per cassa d'organo (non realizzata), disegno conservato presso la parrocchiale di Brusasco (cfr. R. Bolla-C. Caramellino, "Brusasco, arte e storia", Brusasco 1982) sorprendentemente simile alla nostra per struttura ed elementi decorativi, ad eccezione delle parti figurali, in essa non presenti, e che andrebbe meglio indagato. Ancora è da sottolineare il colloquio di ogni particolare con la decorazione pittorica illusionistica del transetto, eseguita dai fratelli Giovannini in quello stesso giro di anni. Le due colonne che reggono le travi del pavimento della cantoria, non previste nel disegno dell'opera, sono aggiunta posteriore, risalenti probabilmente all'ultimo quarto del secolo medesimo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100033451
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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