martirio di San Savino
A destra è raffigurato Venustiano, dai lunghi capelli biondi, rivestito da una toga rossa drappeggiata in ampie pieghe sulla corta tunica, che si sta sollevando da un trono sormoontato da un baldacchino chiuso da cortine verdi e recante sulla somnmità il simbolo dell'Impero. A lato un guerrioro con armatura osserva il Governatore che, con il braccio destro teso, comanda al boia di tagliare la mano con un'ascia. Savino, raffigurato come un anziano canuto e barbuto, ha gli occhi bendati ed è rivestito con una lunga tunica bianca che ricada al suolo in profonde pieghe, sopra porta una stola gialla frangiata e ai suoi piedi sono dipinti la mitra, il bastone pastorale e alcuni frammenti della statua di Giove che si sarebbe rifiutato di adorare e, scagliandola a terra, avrebbe distrutto. Alle spalle del santo, sono Marcello ed Esuperanzio, vestite in abito ecclesiasatici ed incatenate. In cielo volano due due angeli biondi: uno, a mani giunte, osserva il santo; il secoindo regge la palma del martoitio e un serto di alloro. La scena si svolge in un'ampia piazza circondata da edifici classicheggianti e gremita di folla. Questa parte è dipinta con vari toni di grigio
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 295
Larghezza: 235
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ATTRIBUZIONI
Cogrossi Carlo (1750 (?)/ 1788)
- LOCALIZZAZIONE Ivrea (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Affresco che si impone per il carettere complesso ed equilibrato della composizione e la vivace policromia, attraverso il quale il pittore dà prova di notevole capacità inventiva scegliendo di rappresentare il momento emotivamente culminate all'incontro fra S. Savino e Venustiano e cioè quello immediatamente precedente al martirio: il fulcro dell'intera scena sta infatti nel contrasto fra il gesto imperioso del braccio di Venustiano e il rassegnato abbandono della mano di San Savaino, su cui sta per abbattersi la scure del carnefice. L'affresco, menzionato dal Boggio (G. BOGGIO, Il Duomo di Ivrea, Ivrea 1926, p. 191) che lo definì il capolavoro del Cogrossi, fu studiato in maniera più approfondito da Carandini (F. CARANDINI, 1963, pp. 409-503) che ne sottolineò l'alta qualità ponendo in giusta lice la figura di Cogrossi, pittora allora quasi ignorato. Si può attribuire a Carlo Cogrossi anche la decorazione ad affresco delle pareti e della volta della Cappella di s. Savino, stilisticamente assai affini all'opera in esame. Tale attribuzione si fonda essenzialmente sulla firma apposta dal pittore all'affresco, in quanto nelle fonti d'archiviuo non è reperita nessuna attestazione relativa alla decorazioned ella cappella, ma esclusivamnete una nota di pagamento riguardante i lavori per il nuovo coro: "10 dicembre 1878 pagato al Signor Oliveri per cont del Signor Carlo Cogrossi milanese per i lavori e colori intorno alle cattedre del coro, convenuta la presente somma in presenzadi Mons. Vescovo £ 250 (Ivrea, Biblioteca Diocesana, IM 757/ 820/ 1, Spese sostenute dalla Sacrestia della Cattedrale d'Ivrea, fol. 70). Non si rileva illuminante la testimonianza fornita da Mons. Giuseppe Ottavio Pochettini in occasione della visita effettuata in Cattedrale, nei cui atti si legge solo che la Cappella di S. Savino "expensis vero Ill.ni et R.mi D.D: Epi Visitator, et societatis ad idem altarte erectae elegantissimis picturis nuperrime ornata fuit" (Ivrea, Biblioteca Diocesana, GM 771/790/ 2, Visita Pastorale di Mons. Giuseppe Ottavio Pochettini, 1789, fol. 973). La presenza, ripetuta se non costante, di Cogrossi ad Ivrea al servizio del vescovo Pochettini è testimoniata, oltre che dall'affresco firmato e dalla nota di pagamento sopra citata, dalla decorazione concordemente attribuitagli dello studio e della camnera da letto del Vescovo, nel Palazzo Vescovile eporediese, recante la data 1780 (I. VIGNINO, Passeggiata artistica in vescovado, in "Il piffero", 1975, p. 42; A. CAVALLARI MURAT, Tra Serra d'Ivrea, Orco e Po, Torino 1976, p. 415). Carlo Coghrossi, benchè nativo di Treviglio, non lasciò alcuna opera nella zona, ma lavorò invece in territorio piemointese, nella Chiesa Parrocchiale di Quincinetto e nella Cappella di Scalaro (1781 - 1783),nel Duomo di Biella (1784), nel castellod i S. Martino a Strambino; nel luglio 1788 fu chiamato ad aosta dal vescovo Paolo Solaro per ridecorare il Salone del Palazzo vescovile, ma morì pochi mesi dopi, nel gennaio 1789 (G. CASALIS, Dizinario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino 1847, vol. XVI, pp. 81-82; A. BAUDI DI VESME, L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino 1963, V. I, p. 331; D. LEBOLE, La Chiesa Biellese nella Storia e nell'Arte, Biella 1962, V. 1, pp. 84, 219; A. FRUTAZ, Le fonti per la storia della Valle d'Aosta, Roma 1966, p. 13; Dizinario Bolaffi, 1975, pp. 386-387). In base a questa serie di dati sembra possibile proporre per la decorazione della Cappella di S. Severino una datazione fra il 1780 e il 1787, considerando che l'anno successivo il pittore si sarebbe trsasferito ad Aosta. Si sottolinea, infine, che l'affresco è inseritop entro un'incorniciuatura che porta lo stemma del Vescovo Giuseppe Ottavio Pochettini (U. DALLARI, Motti araldici di antiche famiglie italiane, Bologna 1918, p. 106). Sul dipinto si veda anche V. MESTURINO, Sancta Maria de Yporegia, Ivrea 1967, pp. 386-387
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100027046
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1981
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI a sinistra, su una lapide posta su un edificio - LO COGROSSI/ FECIT - lettere capitali - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0