Mietitura del grano
XX
In un campo di grano, una squadra di donne, uomini, bambini e bambine procede alla mietitura del grano utilizzando dei falcetti. Procedono paralleli, chini, prima distanti, poi posti gli uni accanto agli altri, avanzando man mano che il grano viene tagliato e raccolto in piccoli fasci. Alcuni di loro indossano grembiuli e #brazzali#, fasce di tela poste sul braccio. Il legatore (#liaturi#) accorpa poi le spighe tagliate, utilizzando due arnesi, l'#ancinu# e l'#ancineddu# e formando così dei mazzi che poi vengono raccolti in covoni. Questi poi vengono posti sul dorso di un mulo. Altri covoni vengono caricati e legati su altri muli da altri contadini. Uno di loro, infine, tira uno degli animali per le redini e lo conduce per i campi
- OGGETTO mietitura del grano
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CLASSIFICAZIONE
TECNICHE
- LOCALIZZAZIONE ITALIA, Sicilia
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Fino alla metà del Novecento, in Sicilia, la coltivazione del grano costituiva una delle attività agricole più importanti. Nel calendario del ciclo del grano, la mietitura poteva realizzarsi a partire dai mesi di maggio e giugno. Le operazioni della mietitura nelle piccole tenute erano compiute dal proprietario con l’aiuto dei familiari. Nelle grandi tenute, invece, i possidenti assumevano squadre di braccianti, dette #opra r’omini# o #chiurma#, formate da sei ad otto mietitori. Tra i mietitori c'erano figure specializzate tra cui: il legatore (#liaturi#) che aveva il compito sia di raccogliere i mazzi di spighe utilizzando un uncino di ferro (#ancinu#) e una forcina di legno (#ancineddu#), sia di formare i covoni, che venivano legati con l’ampelodesmo (#liama#); e il #capu d'antu#, il mietitore più esperto, che procedeva in posizione arretrata rispetto al gruppo di mietitori, per controllarli e coordinarli. I mietitori erano muniti di falce o falcetto e indossavano fasce per proteggere il braccio (#brazzali# o #vrazzali#), grembiuli e pettorali di tela olona. A volte, i mietitori portavano anche ditali di canna (#canneddi#) per proteggere la mano dalla falce. Spesso i mietitori proteggevano il capo con un cappello di paglia o un fazzoletto. Vi è documentazione dell'esistenza di canti di lavoro intonati durante le fasi della mietitura, caratterizzati dalla formule di ringraziamento, e con declamazioni di una singola persona (es.: "Ludamu e ringraziamu lu Santissimu e Divinissimu Sacramentu!"), cui rispondevano in coro gli altri mietitori ("Ora e sempri sia ludatu!"). Le lodi si ripetevano solitamente per tre volte ed erano accompagnate dal sollevamento delle braccia. Terminata la mietitura, i mazzi di spighe erano raccolti in covoni e cataste e si iniziava, quindi, #a stràuliari#, ovvero il trasporto dei covoni verso l'aia per la fase di trebbiatura (#a pisatura#)
- TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 19-ICCD_MODI_1101518476541
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
- ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0