pinsa (Pinza per modellare elementi di vetro, bene semplice)

XX secondo quarto

La pinza si presenta come una leva di primo grado: da un lato due manici opposti dove apportare la forza, dall’altro la testa con lo stampo, composto da due metà cave, una leggermente più grande, che contiene l’altra. Insieme, chiuse, imprimono il motivo di una foglia con nervature date da scanalature nello stampo. Le due parti dello stampo sono fissate ai bracci da viti. Il tutto è trattenuto da un perno, scentrato verso la resistenza, ovvero verso la zona di modellamento. Tracce, sulla parte interna di uno dei manici, di un possibile inserto, andato perduto, ma presente in pinze di analogo periodo seppur con stampo di diversa forma presenti nel laboratorio. Una sorta di molla, guida dell’apertura e chiusura, formata da una fascia piatta in ferro ondulata larga pochi millimetri

  • OGGETTO Pinza per modellare elementi di vetro
  • MATERIA E TECNICA metallo/ ferro
    forgiatura
  • MISURE Misura del bene culturale 0500736819: 26 cm
  • CLASSIFICAZIONE STRUMENTI E ACCESSORI
  • LOCALIZZAZIONE laboratorio artigianale
  • INDIRIZZO Cannaregio 97/d, Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il bene in esame è direttamente collegato alla figura professionale della #perlera/èr#: quest’ultima, grazie ai saperi, abilità, pratiche incorporate apprese e consolidate nel tempo, e servendosi di determinati strumenti, crea artigianalmente le perle di vetro. La perla in sé, la cui attestazione risale già dall’Età del Bronzo, presenta molti e significativi aspetti, basti pensare al suo ruolo economico in diversi contesti, ai possibili impieghi come ornamento, come simbolo di status, al suo ruolo in riti di passaggio o in rituali apotropaici, solo per citare alcuni esempi. In questa sede però appare opportuno, più che soffermarsi sul manufatto o approfondire come e quando la millenaria tradizione della lavorazione del vetro giunse e si sviluppò a Venezia (il più antico documento attestante la produzione in città è datato 983 d.C.), ricostruire, seppur brevemente, la storia di questa peculiare figura professionale. Confrontando diverse fonti scritte, si evidenzia l’esistenza di alcuni precorritori. Innanzitutto, coloro che fabbricavano i cosiddetti “veriselli” o #verixélli#, termine usato per indicare gemme in vetro ad imitazione di quelle vere molto usati alla fine del Medioevo. Nel 1319, questi oggetti sono esplicitamente citati nel Capitolare dell’“Arte delli Christallieri”, ma le fonti concordano nel ritenere che sicuramente la loro produzione fosse ben attestata a Venezia già negli anni precedenti. Oltre ai #verixélli# producevano anche i cosiddetti “paternostri” che in veneziano indicano i grani del rosario e i loro creatori erano definiti #paternostrèri#. Si segnala che l’abilità nella creazione di perle di vetro a imitazione di pietre naturali era tale che la Serenissima predispose articolate regole e controlli nella commercializzazione delle suddette perle sul suo territorio, in particolare se accompagnate da montature in oro. Vi era però anche una seconda categoria di progenitori: i “cristallieri”, quest’ultimi, per creare i grani, lavoravano a freddo, attraverso molatura di cilindretti di #canna# di vetro forata, mentre i #paternostrèri# lavoravano i cilindretti a caldo. Nel 1511 l’“Arte dei #paternostrèri#” viene inclusa e aggiunta a quella dei “cristallieri” che diventa “Arte delli Christallieri et Paternostèri”. È noto che durante tutto il Cinquecento la richiesta di perle di vetro divenne altissima, a causa dell’espansione coloniale con l’apertura di nuovi e vasti mercati come, ad esempio, verso le Americhe e l’Africa. Intanto si fa strada a Murano la produzione di una nuova tipologia di #paternostri#, più piccoli, creati da #canna# forata e lavorate a “ferazza” o “feraccia”. In commercio si potevano quindi trovare perle create con gli #spei da paternostri#, bastoncini in cui infilare cilindretti di #canna# forata per arroventarla a caldo, perle create da canna forata sezionata e molata (come, ad esempio, la perla rosetta) o perle create a #ferace# dove i cilindretti di #canna# forata venivano sottoposti a un complesso e lungo procedimento per creare le cosiddette #margaritine#, cioè perline molto piccole, simili a semi (oggi note come #conterie#). Questo procedimento di lavorazione resterà pressoché invariato fino al 1817 con l’introduzione di nuove metodologie. Tornando alla nascente produzione di #margaritine#, quest’ultima si afferma a tal punto che nel 1683 si istituisce ufficialmente l’“Arte dei Margaritéri” con un loro statuto. Come già accennato, per creare le perle, ci si serviva, come materia prima, di bacchette di vetro, #canne# forate e poi tagliate in cilindretti. La dinamicità dei saperi e il fermento creativo del periodo ispirarono una importante novità. Nel tempo ci si rese conto che l’uso di una #canna# di vetro compatta, piena, era molto più consona a essere rammollita al fuoco e poi avvolta. Questa tecnica consentiva la realizzazione di innumerevoli tipologie di perle. Pur non esistendo una data certa sulla nascita di tale tecnica, molti storici affermano che probabilmente si sviluppò verso la fine del Cinquecento. Questo procedimento consisteva nel lavorare a lume, ovvero avvalendosi di una lucerna alimentata da grasso animale e immettendo aria con un mantice e gli artigiani che la utilizzavano vennero denominati #suppialùme#. La prima fonte scritta di questa denominazione è datata 1612 e non avevano una loro corporazione: se all’inizio facevano parte dei #paternostrèri#, verso la metà del Seicento nasce la “Mariegola dei Suppialùme”. Un altro aspetto interessante che emerge dalle fonti storiche è che i #suppialùme#, potevano benissimo lavorare da casa, allestendo facilmente una postazione di lavoro. Nel frattempo inizia gradualmente ad affermarsi una nuova denominazione per questa figura professionale che lavora davanti a una lampada: il #perlèr#. Nel 1670 il passaggio è completato con l’istituzione dell’“Arte dei Perleri”. I #paternostrèri# e i #perleri# continuavano però a condividere i medesimi privilegi (forme di tutela da parte della Repubblica di Venezia). Le fonti indicano che questo proliferare di termini e di relative dispute su chi produceva cosa e come, perdurò fino al 1764 circa quando un documento ufficiale fece chiarezza su alcune nomenclature: il vetraio lavora in fornace, i #margaritèri# a #ferace#, i #perleri# con “la lume”. A complicare ulteriormente la terminologia, si deve aggiunge che il termine #contarie# o #conterie# per molto tempo indicò tutte le tipologie di perle e non solo quelle piccole, a semenza. La crescente concorrenza estera, causata anche dalla fuga di alcune maestranze dell’arte all’estero, contravvenendo alle rigide regole della Serenissima in campo di esclusività dei saperi, causerà un calo progressivo della produzione. A seguire, la caduta della Serenissima, l’arrivo dei francesi, il blocco navale napoleonico, lo scioglimento delle corporazioni portarono un significativo e complesso periodo di crisi settore del vetro che perdurò anche agli inizi dell’Ottocento causando incertezza e molta precarietà. Una timida ripresa nel secondo quarto dell’Ottocento via via si consolida grazie all’intraprendenza dell’emergente borghesia e alle innovazioni tecnologiche. Nel 1840, ad esempio, si introduce l’uso del gas al posto del grasso animale per alimentare il fuoco. In questo periodo nascono ditte a conduzione familiare che impiegano anche lavoratori a domicilio, ditte ben organizzate, spesso su base parentale e familiare. Dalla metà Ottocento si assiste a una vera e propria rinascita causata da una felice contingenza di fattori tra i quali: migliorie nelle strumentazioni, invenzione di nuove tipologie di perle, creazioni di nuovi colori per le bacchette di vetro…Le perle di vetro furono ben accolte dalla moda dell’epoca, la richiesta aumentò esponenzialmente tanto che, fino circa agli anni Trenta, Venezia avrà il monopolio dell’esportazione di #conterie#. Alla fine del XIX secolo nasce la Società Veneziana per l’Industria delle Conterie che riuniva 17 ditte con molti lavoratori dipendenti e a cottimo. La Società chiuderà definitivamente nel 1993 e gli spazi, acquistati dal Comune, sono oggi dedicati a mostre ed eventi temporanei in connessione con il Museo del Vetro di Murano. Nella creazione di perle, non vi era parità di genere, come in molti altri settori: per molto tempo il fabbricante di perle era una professione quasi esclusivamente maschile. I progressivi cambiamenti socio, economici e culturali, uniti all’incremento della domanda di mercato, portarono, da metà Ottocento, a una progressiva femminilizzazione del lavoro delle perle a lume sia a domicilio che all’interno laboratori, ribaltando la proporzione, tanto che oggi, il numero di #perlere# è maggiore di quello dei #perlèr#. Nuove trasformazioni arrivano dopo la Seconda Guerra Mondiale: a Venezia la nascita di nuovi poli industriali e la parallela decolonizzazione post conflitto portarono a un nuovo forte calo della produzione di perle di vetro la quale, però, non si è mai fermata, pur non raggiungendo più i volumi di produzione del passato, grazie a piccole e medie imprese artigianali, spesso a conduzione familiare, ancora attive sul territorio veneziano. L’ininterrotta produzione ha premesso di tramandare e perpetuare fino ad oggi una buona parte dei saperi, delle tecniche di realizzazione e delle memorie inerenti quest’arte, le quali, unite all’intrinseca dinamicità delle tradizioni artigianali e al confronto reciproco tra detentori e praticanti, assicurano una sua vitalità (BERTAGNOLLI SEGA URBANI DE GHELDOF 1989, ZECCHIN 2005, PANINI DI SALVO 2007, MORETTI 2009, DE CARLO 2012, SARPELLON 2022)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici materiali
  • FUNZIONE E MODALITÀ D'USO Modellare vetro incandescente a forma di foglia
    La #perlera/èr#, durante la lavorazione, impugna la pinza con la mano destra e premendo sui manici, chiude la pinza imprimendo la forma della foglia al vetro incandescente
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Cottica, Claudia
    Cottica. Claudia
    Claudia Cottica
    Cottica, Caludia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500736819
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Venezia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2024
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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