Coppia di cavalli (per giostra a cavalli, bene complesso/ insieme)
I due cavalli da carosello sono in legno scolpiti a tutto tondo, entrambi hanno il manto dipinto di colore bianco, gli zoccoli sono neri e le code sono lunghe e in crine nero. I due esemplari hanno una applicazione in metallo sulla parte alta del collo dove il fruitore può appoggiare le mani. Il primo esemplare con pennacchio è raffigurato nella posizione del salto, ben proporzionato, realistico, le zampe anteriori sono leggermente sfasate, la criniera è intagliata, come mossa dal vento, ricade solo su un lato del collo, un piccolo ciuffo spunta tra le orecchie che sono tese e in avanti. La criniera è anch’essa di colore bianco con chiaroscuri per rendere la profondità. Il muso è realistico e presenta una mascella ben evidenziata, con venature in rilievo, froge. La bocca è aperta, si distinguono un accenno di lingua e di denti, occhi intagliati ben evidenti, spalancati e con l’applicazione di occhi di vetro. La lingua, il contorno degli occhi, le froge e l’interno delle orecchie sono dipinte di rosa. Per quanto riguarda i finimenti e la bardatura l’esemplare è molto decorato: le redini, composte da doppio montante del morso e capezzina, sono intagliate e dipinte di giallo; presente anche un gancio in ferro a guisa di ferretto dove agganciare le briglie mancanti. Sulla testa è posizionato un pennacchio in piume principalmente di colore rosso. È presente un’articolata fascia, o cinghia, pettorale dipinta di rosso e giallo e intagliata con decori geometrici a rombo, oltre a un decoro che imita una frangia e applicazione di specchietti rettangolari o romboidali (molti mancanti) solo sul lato destro rispetto al cavaliere. La fascia pettorale ha al centro una falera tonda, come ulteriore abbellimento, di colore viola e giallo con specchietto mancante. La sella vera e propria, in altorilievo dipinta in marrone, è solo sul dorso con un arcione a voluta piuttosto semplice. La bardatura dei fianchi presenta un intaglio molto ricco e composito, raffigurante una creatura fantastica: un drago dalla coda di pesce di colore verde con una sorta di cresta rossa e verde e con le fauci aperte nell’atto di sputare fuoco di colore rosso e giallo. Completa il decoro una specie di rosone intagliato di colore rosso, giallo e viola, con tre nappine blu, sempre intagliate, e con specchietti tondi sul lato destro (mancanti). Per finire una fascia posteriore sempre gialla e rossa e con specchietti romboidali solo sul lato destro. Il secondo esemplare è raffigurato nella posizione del salto, ben proporzionato, le zampe anteriori e posteriori sono parallele e tese, la criniera è intagliata, come mossa dal vento, ricade solo su un lato del collo, un piccolo ciuffo spunta tra le orecchie che sono tese e in avanti. La criniera è anch’essa di colore bianco con chiaroscuri per rendere la profondità. Il muso è realistico e presenta una mascella ben evidenziata, con venature in rilievo, froge. La bocca è aperta, si distinguono un accenno di lingua e di denti, occhi intagliati ben evidenti, spalancati e con l’applicazione di occhi di vetro. La lingua, il contorno degli occhi, le froge e l’interno delle orecchie sono dipinte di rosa. Per quanto riguarda le redini, ben dettagliate, composte da doppio montante del morso, capezzina, frontalino, sopracapo, sono intagliate e dipinte di rosso, con bordi gialli e decoro “a cancelletto”; presente anche un gancio in ferro a guisa di ferretto dove agganciare le briglie mancanti. Il secondo esemplare ha una ricca fascia pettorale molto articolata soprattutto sulle spalle, dipinta di rosso, giallo, blu e intagliata con decori tra cui anche una frangia e con applicazione di specchietti rotondi e romboidali (alcuni mancanti) solo sul lato destro rispetto al cavaliere. La fascia pettorale ha al centro una falera tonda, come ulteriore abbellimento, con specchietto mancante. La sella vera e propria, in altorilievo dipinta in marrone, ricopre il dorso e parte dei fianchi, presenta anche un arcione intagliato a testa di leone, abbastanza stilizzato, con fauci rosse spalancate e occhi rossi. Vi è poi una coperta da sella di colore verde chiaro con bordi blu, un sottopancia rosso, tutti a bassorilievo. Completano la bardatura una fascia posteriore simile a quella anteriore e una decorazione che ricopre tutte le cosce e la groppa dipinta in vari colori. Anche in questo caso gli specchietti, alcuni mancanti e di svariate forme, sono presenti solo sul lato destro rispetto al cavaliere. Entrambi gli esemplari sono agganciati sul ventre a un meccanismo in ferro con molle, che doveva essere ancorato alla pedana della giostra, per permettere l’oscillazione. Nel cavallo con il pennacchio una delle molle è mancante ed è stata sostituita da una cinghia di tensionamento più moderna
- OGGETTO coppia di cavalli per giostra a cavalli
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CLASSIFICAZIONE
STRUMENTI E ACCESSORI/ LUDICI
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare
- INDIRIZZO piazza Giacomo Matteotti, 85, Bergantino (RO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Esistono numerose fonti scritte sulla nascita e lo sviluppo dell’attrazione chiamata “giostra”. I primi passi si perdono nel tempo e sono intimamente connessi con il desiderio dell’uomo di ricercare divertimento, emozioni, vertigine, temporanea evasione dalla realtà anche con l’ausilio di sollecitazioni fisiche. Quest’ultime erano originariamente semplici: come oscillazioni o rotazioni prodotte autonomamente dagli stessi fruitori, con le loro sole forze. In questa ottica le fonti concordano nel considerare l’altalena una prima forma di giostra. Per quanto riguarda l’oscillazione molte sono le varianti che si sono susseguite nel tempo, al passo con i progressi tecnologici, meccanici e le modalità di imprimere il movimento: all’inizio le persone salivano su barchette o elementi simili che salivano e scendevano, sostituite poi da gabbie volanti, piattaforme con sedili, barche sempre più grandi, navicelle chiuse in grado di arrivare a fare il giro completo e di muoversi velocemente. Se dall’oscillazione si passa alla rotazione le fonti scritte indicano diverse tipologie possibili: ad esempio la giostra a catene con tanti seggiolini attaccati a delle catene che girando si allargano, il cui principio di base è praticamente rimasto inalterato nel tempo (la “Calci” ancora oggi molto nota trova nelle altalene turche, citate in un manoscritto del XV secolo, un’antica testimonianza). Altra tipologia è la giostra “onda del mare” che univa un movimento circolare all’oscillazione e ha subito nel tempo molte trasformazioni arrivando a versioni sempre più complesse e vorticose (basti pensare al Tagadà). Altra tipologia ancora è la giostra a cavalli, onnipresente nei contesti di fiera, Luna Park itineranti e parco di divertimenti fisso. L’origine è medioevale: il gioco di forza, coraggio ma anche di esaltazione dei valori cavallereschi; la singolar tenzone che vedeva due cavalieri affrontarsi scagliandosi uno contro l’altro per disarcionarsi. Dal latino iuxtare, farsi vicino, approssimarsi. Lo scopo era quello di divertire: le lance erano costruite in un legno tenero affinché si rompessero facilmente, l’armatura non era quella da guerra, le bardature molto appariscenti. Da questa prima competizione si svilupparono la giostra dell’anello e quella della quintana dove veniva a mancare l’avversario in carne e ossa sostituito da bersagli di varia forma da colpire o infilare per mostrare le proprie abilità. Sembra che durante gli allenamenti i cavalieri potessero utilizzare cavalcature in legno attaccate a un asse centrale fatto ruotare dai servitori. Nel 1500 queste gare vennero progressivamente sostituite da parate e cortei mentre nelle ville aristocratiche, per stupire gli ospiti, iniziarono a comparire attrazioni che richiamavano la giostra ad anelli: mosse a mano compivano movimenti rotatori con sedili a forma di cavallino. Pur nata tra le classi egemoni, le vicende storiche portarono a una sua lenta diffusione tra le nuove classi emergenti, come la borghesia, e anche tra le classi subalterne: ad esempio gli studiosi attestano che già nel 1700 erano apparse in contesti più popolari, mantenendo la presenza del sedile a forma di cavallo. Nel 1800 questa tipologia di giostra diventa sempre più un divertimento apprezzato dalla classe borghese: si trovavano anche vicino ai caffè, nei parchi cittadini. Si svilupparono soprattutto in Inghilterra, Francia, Germania, dove gli effetti della Rivoluzione Industriale erano ben presenti. Iniziarono a crearsi versioni sempre più elaborate e scenografiche nella grandezza, nella struttura (più file di cavalli, più piani, sculture, pannelli, luci), nella presenza di musica (organi meccanici al centro o a fianco), nei movimenti dei cavalli, nel loro aspetto esteriore (a cui si potevano aggiungere anche animali da cortile, esotici, creature fantastiche, oltre che a pirlini, bussole, landò, etc…). Nel tempo si consolidarono degli “stili” riconoscibili in base alla provenienza inglese, tedesca, francese degli intagliatori e delle ditte produttrici. Alcuni artigiani europei specializzati emigrarono poi negli Stati Uniti dando il via a nuove collaborazioni e nuove tendenze. Questa attrazione era inizialmente pensata per fruitori adulti ma man mano che si abbelliva e si arricchiva, si apriva a coppie, famiglie, etc… Il movimento era prima impresso a mano dal gestore che spingeva i cavalli man mano che passavano, poi con l’uso della forza animale (cavalli o asini), poi motori a vapore, benzina, gasolio ed elettrici. Le giostre a cavalli sono chiamate anche carosello. Per varie ragioni storiche in Italia le giostre a cavalli, e le loro varie forme più elaborate, giunsero in un tempo successivo rispetto ad altre nazioni. Fonti scritte riportano la presenza nel 1856 a Bra della Giostra di Bastian, una giostra costruita nel 1850 circa. Gestita da Schiavo Sebastiano divenuto spettacolista itinerante dopo essere stato venditore ambulante di confetti. Si hanno dettagli interessanti del funzionamento della giostra: mossa prima a mano e poi con l’ausilio di un cavallo, metteva in palio un giro gratis a chi riusciva ad afferrare un anello che pendeva da una stoffa. Non aveva pavimentazione ma una copertura dalla quale pendevano stanghe in ferro rivestite di ottone con i cavalli sospesi. Progressivamente, come per altre attrazioni dello spettacolo viaggiante, il pubblico adulto perse interesse in questo tipo di divertimento inseguendo altre mode e attrazioni, la giostra a cavalli divenne sempre più obsoleta rispetto ad altre giostre e sempre più riservata ai bambini; dagli anni Trenta erano sempre più le giostre pensate espressamente per i bambini. A mano a mano il numero di cavalli presenti sulla pedana iniziò a calare, gli spazi erano sempre più condivisi con altre cavalcature più appetibili per i nuovi fruitori: macchine, carri armati, trenini, barche, razzi, personaggi dei cartoni animati. In Italia, negli anni, alcune giostre a cavalli tradizionali diventarono molto famose, quasi iconiche, tra il pubblico e tra gli stessi viaggiatori itineranti, come l’ottocentesca “Peter” (dal cognome dell’esercente tedesco che per primo la portò in Italia). Oltre alla bellezza, all’imponenza e alla presenza di cavalli galoppanti con movimento molto realistico, quando arrivò nel 1912, era mossa con motore a vapore, con tanto di conduttore patentato, e il pavimento girava su rotaie. La “Peter” cambiò vari proprietari nel corso degli anni, tra cui anche famiglie di viaggiatori italiane. Esportata in Egitto, rimase bloccata alla dogana di Alessandria e fu dispersa. Tra gli spettacolisti itineranti che possedevano giostre a cavalli famose si citano la dinastia Degli Innocenti, con una giostra costruita nel 1793 di fattura tedesca, restaurata più volte e ancora di proprietà della famiglia o la giostra della dinastia Picci a Firenze, sempre creata in Germania in un periodo tra il 1900 e il 1930, poi ristrutturata
- TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici materiali
- FUNZIONE E MODALITÀ D'USO I cavalli erano utilizzati come sedili in una giostra a cavalliI cavalli sono stati costruiti con un meccanismo che consente l’oscillazione avanti e indietro simulando l’azione di cavalcare un vero destriero. Il fruitore saliva e appoggiava le mani ad una apposita impugnatura posizionata sul collo dell’animale per sorreggersi durante i giri
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AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Cottica, Claudia
Cottica. Claudia
Claudia Cottica
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500724884
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Bergantino
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0