Fase di mantecatura ed estrazione del gelato al gusto vaniglia con mantecatore a movimento manuale (bene complesso/ insieme)
Un gelatiere versa un po’ di miscela per il gelato al gusto di vaniglia da una caraffa dosa liquidi nella sorbettiera del mantecatore. La miscela è stata precedentemente preparata la sera prima in quanto la ricetta prevede l’uso di latte, tuorli, panna, zucchero, scorza di limone e bacche di vaniglia e deve subire una imprescindibile fase di pastorizzazione e maturazione. L’intercapedine tra mastello e sorbettiera, colma di soluzione refrigerante composta di ghiaccio e sale, è coperta e protetta da due coperchi semicircolari in legno in modo che non possa entrare nella sorbettiera. Due gelatieri collaborano nell’azionare la ruota manuale del mantecatore per imprimere alla sorbettiera un costante movimento rotatorio lungo il suo asse. Il gelatiere addetto alla mantecazione vera e propria è posizionato nella parte davanti della macchina, impugna una pala, #spatola#, in legno e la introduce nella sorbettiera. Mentre quest’ultima gira, con la spatola compie una serie di movimenti in senso contrario alla rotazione del contenitore, dall’alto verso il basso, cambiando leggermente angolazione ogni volta. Il movimento si ripete molte volte: preme contro le pareti della sorbettiera con la spatola, dall’alto verso il basso, staccando e rivoltando la massa che via via si sta gelando, facendole incorporare aria. Man mano che i minuti passano l’attrito della spatola e della massa sulle pareti della sorbettiera aumenta e per agevolare la rotazione della sorbettiera, quindi ruota fa più resistenza e la presenza di due persone che girano la manovella riduce la fatica. Il gelatiere che sta compiendo la mantecazione, con il progredire del processo, valuta e capisce, grazie alle sue competenze, che la massa gelata ha raggiunto la consistenza e la struttura desiderata. A quel punto viene arrestata per qualche secondo la rotazione della sorbettiera. Estrae un po’ il gelato che, rimanendo compatto e ben aderente alla #spatola#, viene subito portato all’interno della carapina di ceramica e staccato con una spatola più piccola. L’operazione si ripete più volte fino allo svuotamento della sorbettiera
- OGGETTO Fase di mantecatura ed estrazione del gelato al gusto vaniglia con mantecatore a movimento manuale
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CLASSIFICAZIONE
TECNICHE
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Le numerose fonti scritte sulla produzione del freddo, sull’evoluzione delle macchine per produrre il gelato e sulle varie fasi del ciclo produttivo del gelato artigianale permettono di evidenziare alcuni aspetti del bene inventariato. In particolare il testo Scienza e tecnologia del gelato artigianale ad opera di Luca Caviezel, e il saggio Tutte le qualità del gelato di Emiliano Feller. Produrre freddo è un processo fisico: il sale è idroscopico, assorbe umidità. Se si uniscono ghiaccio e sale, il ghiaccio si scioglie sottraendo calore all’ambiente circostante e quindi si produce freddo. Se, in aggiunta, si trita il ghiaccio, si accelera la produzione di freddo. Immergendo nel ghiaccio e sale un contenitore (di terracotta, stagno, ferro, rame, ceramica, acciaio inox…) con all’interno una miscela liquida, per contatto, si sottrae calore al contenitore e si raffredda/gela la materia liquida interna al contenitore che può essere staccata via via. Nella produzione del gelato è storicamente sperimentato che dotando il contenitore di un coperchio per poterlo ruotare in modo costante e veloce attorno al suo asse verticale, aprendo il coperchio ogni tanto e staccando la massa ghiacciata, e ripetendo molte volte l’operazione, il composto formerà dei cristalli di ghiaccio molto fini, diventando soffice e areato, omogeno. La produzione del gelato, dalla sua nascita fino all’introduzione di strumenti mossi ad elettricità, era quindi svolta totalmente a mano con la presenza di almeno due persone, ruotando continuamente il recipiente sul suo asse centrale verticale e spatolando per incorporare aria. I progressi tecnologici si sono via via susseguiti senza interruzione, per facilitare e agevolare le operazioni (ruote mosse a manovella da una o più persone, la corrente elettrica nel 1905-1906 che sostituì il movimento manuale, il brevetto di Otello Cattabriga nel 1929 dove non solo il moto della sorbettiera ma anche quello della spatola che staccava e spalmava la miscela man mano, erano alimentate ad elettricità, senza ghiaccio e sale ma con l’uso di una soluzione di acqua e sale raffreddate da un compressore, etc), assicurare la sicurezza delle macchine (arresto automatico…) sempre mantenendo una giusta proporzione tra l’operatività della macchina e l’intervento dell’artigiano. Si possono citare almeno tre ditte di produttori di mantecatori verticali molto apprezzate tra i gelatieri bellunesi: le italiane Cattabriga, Carpigiani e la tedesca Boku. L’analisi delle fonti scritte, storiche e contemporanee, permette anche di sottolineare alcuni aspetti del ciclo produttivo artigianale che non mai ha perso alcuni passaggi che caratterizzano da sempre il saper fare. La fase di mantecatura è la fase più nota, conosciuta, vista, caratteristica, distintiva, rappresentativa del saper fare perché è lì che avviene la trasformazione della miscela nel gelato. Durante la mantecazione l’acqua cambia di stato: da liquida passa allo stato solido, cristallizzando. È da sempre considerata la fase clou perché, come sottolineato nei testi specialistici: “Il processo di mantecatura, anche se fatto con l’ausilio di una macchina, va seguito con cura, abilità: la quantità da immettere ad esempio. Ma non basta saper fare a regola d’arte il processo di gelatura, il risultato dipende anche dalla capacità dei vari componenti della miscela di incorporare aria. È anche nella conoscenza perfetta dei componenti, della loro capacità di favorire o ostacolare l’overrun, nel saperli bilanciare, che il gelatiere dimostra la sua capacità e esperienza”. Senza l’incorporazione dell’aria non si ottiene un gelato, ma un ghiacciolo . Deve esserci un uniforme incorporamento di aria (chiamato tecnicamente overrun) per avere una struttura soffice. Un buon incorporamento porta alla formazione di cristalli di ghiaccio di piccole dimensioni e il gelato risulta meno freddo al consumo e fonde meno facilmente. Esiste una percentuale di overrun ottimale per definire un gelato artigianale, condivisa dai detentori, precisata in diversi disciplinari e testi: circa il 35-40% se il gelato è a base di latte, panna, uova; il 25-30% se il gelato è a base di frutta. Per il gelato industriale, ove l’aria è iniettata con una pompa (per insufflamento), si arriva anche al 100% di overrun (Caviezel 2016)
- TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici immateriali
- LUOGO DI RILEVAMENTO Val di Zoldo (BL) - Veneto , ITALIA
- ALTRA OCCASIONE esecuzione su richiesta
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AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Cottica, Claudia
Cottica. Claudia
Claudia Cottica
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500714308-3
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso
- ENTE SCHEDATORE COMUNE VAL DI ZOLDO
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0